Un videogame prodotto dai servizi segreti statunitensi col subliminale scopo di addestrare i giovani alla guerra; gli sviluppatori del seguito di Twisted Metal Black che scompaiono in un incidente per poi scrivere a Sony dal regno dei morti intimandole di completare il gioco a cui stavano lavorando; Saddam Hussein che ordina 4000 PS2 per combinarne le CPU così da creare un nuovo, infallibile sistema di controllo dei missili balistici…

Nell’epoca delle fake news, le leggende metropolitane sviluppatesi nell’universo videoludico durante gli ultimi trenta o quarant’anni potranno sembrare ingenue o al massimo grottesche, eppure è esistito anche per esse un periodo in cui il pubblico era disposto, se non a crederci, quantomeno a interrogarsi sulla rispettiva verosimiglianza.

Alimentate da maliziosi passaparola e generale irreperibilità di informazioni dettagliate a riguardo, dette storie sono andante nel tempo a costituire una contro-mitologia degna di Adam Kadmon, sui cui vale davvero la pena di investigare. Ad eccezione del succitato caso di Polybius, shooter datato 1981 che il misterioso team Sinneslöschen avrebbe progettato sotto precise indicazioni della CIA, le urban legends videoludiche si limitarono per diverso tempo a suggerire improbabili easter egg nascosti qua e là nel codice dei titoli più gettonati.

Questo genere di rivelazioni erano solite fioccare tra amici e avevano sempre come massimo comune denominatore “un amico del cugino del fratello del cugino di un amico” reo di aver sbloccato il leggendario Sheng Long finendo Street Fighter II senza perdere neanche una tacca di energia, combinato C64 e Amiga 500 generando un Super-Computer o decodificato un cheat-code segreto tramite cui fosse possibile giocare a The Great Giana Sisters utilizzando nientemeno che Super Mario.

Col passare del tempo e il sorgere di una generazione di gamer più smaliziata, le leggende divennero sempre più articolate, adottando spesso e volentieri un retrogusto horror. Al netto di presunti eventi di cronaca come quello del bimbo convintosi di essere Ken Masters per aver trascorso troppo tempo attaccato al coin-op di Street Fightrer Alpha 3, si passò quindi a episodi da Tales from the Crypt con la storia del ragazzino che, dopo aver acquistato Legend of Zelda: Majora’s Mask da un sulfureo individuo, si sarebbe ritrovato a giocare una distorta versione gore dello stesso.

Restando in tema di presunte edizioni demoniache di titoli più celebri, si potrebbe a questo punto far riferimento al caso di Sonic.Exe, un misterioso mod circolato clandestinamente per mesi in cui il porcospino blu si trasformava in un mostro assetato di sangue… Ma rischieremmo di togliere spazio prezioso ad altre voci di corridoio secondo cui Luigi’s Mansion non fosse altro che l’esperienza post-mortem del povero fratello di Mario e Fallout 3 avesse predetto il disastro della piattaforma petrolifera Deepwater attraverso un codice binario intercettabile nel corso del gioco.

Che si tratti di scherzi più o meno riusciti, improbabili coincidenze o semplici farneticazioni di buontemponi in cerca di visibilità, il sottobosco delle leggende metropolitane continua tuttora a pullulare di “verità nascoste” alquanto insolite e, come sempre, molto difficili da verificare. E c’è da scommettere che ne sentiremo delle belle anche in futuro…

Giusto in proposito, pare che giocando a Final Fantasy VII su una Xbox One X utilizzando i CD della storica versione PSX sia possibile giocare ad una mirabolante versione remasterizzata del gioco in cui Aeris non muoia affatto!