Esistono giocatori di Pokémon che adorano perdersi nell’esplorazione delle città e dei boschi, e parlano con ogni NPC possibile, completando side quest e scoprendo le storie secondarie. Ne esistono altri che invece apprezzano principalmente il combattimento, soprattutto il PvP competitivo, e si divertono creando la squadra perfetta, dedicandosi al breeding o escogitando sfide per rendere più complesso il gameplay. I due aspetti si fondono insieme nei titoli principali della serie, che però fanno delle lotte tra Pokémon il loro punto di forza: persino ad Alola dove le palestre non esistono, fare l’allenatore dei mostriciattoli rappresenta senza dubbio la professione più comune. Detective Pikachu cambia le carte in tavola, poiché ci trasporta in un mondo molto più simile al nostro, dove le battaglie non sono all’ordine del giorno, e i Pokémon accompagnano i loro partner nella quotidianità. Troviamo così Frillish che lavorano come camerieri, Fletchling che trasportano messaggi, Timburr che spostano materiali pesanti e Hootoot che coordinano reti televisive. Le creature di Satoshi Tajiri sembrano perfettamente integrate nel contesto sociale, ancora di più rispetto ai giochi ufficiali: per alcuni aspetti, Detective Pikachu è il titolo più fedele alla natura del brand, perché mostra i Pokémon come veri compagni di vita, e ci consente di immaginare in maniera più realistica la loro esistenza, dando loro occupazioni e personalità più marcate che in precedenza.
Un gioco per tutti
Il mio rapporto con le avventure grafiche è una storia d’amore che dura da sempre. Di conseguenza, l’esistenza di un titolo come Detective Pikachu, capace di fondere il mondo Pokémon con l’attività investigativa, mi ha riempito di gioia. Accompagnati dal topo elettrico più carismatico dell’universo, il nostro compito sarà quello di risolvere casi per raccogliere informazioni sul padre del protagonista, un investigatore privato tragicamente scomparso in un incidente d’auto dai risvolti sospetti. Il gameplay è semplice (probabilmente fin troppo) e si basa su sessioni in cui dialogheremo con i personaggi per ottenere indicazioni utili, su esplorazioni dell’ambiente circostante per raccogliere indizi e su tragiche sequenze QTE, decisamente superflue ed anche un po’ fuori contesto. Nonostante la difficoltà sia davvero bassa, complice la presenza di Pikachu che ci guida e consiglia nelle varie situazioni, non mi è mai capitato di annoiarmi o di sentirmi frustrata: un gioco con un target infantile come questo correva il rischio di non riuscire ad essere adatto a tutti, risultando scontato per i giocatori adulti, ma Detective Pikachu si è rivelato invece gradevole nella sua semplicità. Ricostruire pezzo per pezzo gli accadimenti avvenuti grazie alle informazioni raccolte dà una certa soddisfazione e ci fa sentire segugi di grande abilità.
La punta di diamante del titolo è la presenza del co-protagonista. Questo gioco è praticamente costruito attorno alla figura del Pikachu che ci assiste nell’avventura, che rappresenta la ragione principale per l’acquisto. Brontolone, ingordo, playboy e vanesio, il nostro compagno è la perfetta incarnazione del detective dei film noir, quelli burberi ma dal cuore buono che passano le giornate a bere caffè e fumare sigarette. Si è discusso molto della voce scelta per impersonare il roditore elettrico: roca e apparentemente del tutto inadatta all’adorabile creaturina, che così strappa un sorriso ad ogni cut-scene. È esattamente questo lo scopo, ovvero far ridere ogni volta che Pikachu apre bocca, e la missione è perfettamente riuscita, poiché mi è capitato più volte di trovarmi a sghignazzare da sola davanti a qualche video particolarmente surreale. Con un doppiatore diverso (e di conseguenza una diversa personalità del Pokémon), il gioco non avrebbe avuto senso di esistere, e sarebbe scaduto nella solita storiella popolata di creaturine carine e coccolose.
Coerenza narrativa
Oltre ad aver lavorato adeguatamente alla caratterizzazione di Pikachu (e purtroppo un po’ meno a quella del protagonista che interpretiamo, il quale è un po’ un signor nessuno), il titolo si può fregiare della trama più articolata mai vista in un titolo di Pokémon. Ci racconta una storia degna di questo nome, piena di punti oscuri e di intrighi, e finalmente coinvolgente anche per un pubblico adulto. Certo, ci sono sempre i cattivi che pensano ai loro interessi e non hanno una personalità particolarmente complessa, ma in questo caso non si fanno scrupoli e non hanno alcun problema a mettere in pericolo la vita di persone innocenti. E soprattutto sono intelligenti ed evitano i classici erroroni clamorosi da cartone animato, quelli che fanno storcere il naso agli spettatori che si aspettavano un pizzico di buon senso.
Detective Pikachu ci trasporta in una variegata serie di ambientazioni diverse, tutte curate e popolate da Pokémon e da esseri umani interessanti. Parlare con tutti è un piacere, anche grazie all’ottimo lavoro svolto col doppiaggio dei personaggi secondari e dei mostriciattoli: finalmente ognuno di loro ha il proprio verso doppiato, con intonazioni diverse a seconda della situazione e con timbri di voce diversi tra uno e l’altro. Può sembrare una stupidaggine, ma questa piccola aggiunta mi ha reso finalmente felice. Ci sono voluti decenni, ma finalmente i Pokémon hanno una loro vera voce! Considerando che tutto il franchise ruota intorno a loro, sarebbe dovuto succedere da un bel pezzo. Per di più, finalmente le creature tascabili possono mostrare a pieno le loro inclinazioni e il loro carattere, risultando adorabili o insopportabili, giocherelloni o timidi, aggressivi o coccoloni, spesso a prescindere dalla loro specie. Per gli amanti dei Pokémon, questo gioco rappresenta un vero trattato di etologia, decisamente più dettagliato di tutti i titoli precedenti.
A conti fatti, credo fortemente che Detective Pikachu sia un titolo da avere. Divertente e pieno di umorismo di buon livello, il gioco va bene quasi per tutti. Va bene per il cuginetto o fratellino che conosce il Pokédex a memoria, così come per il giocatore adulto che apprezza il mondo Pokémon e non disdegna i giochi investigativi. Non vi offre alto livello di sfida, ma sano intrattenimento, e vi fornisce tanti nuovi spunti per sognare un mondo reale popolato dei mostriciattoli collezionabili. L’unico problema è che terminata la storia, sento l’impellente necessità di saperne di più e di tornare a godermi le pungenti battute di Pikachu: spero vivamente che un sequel sia in fase di sviluppo, poiché sarebbe crudele lasciarci solamente con l’antipasto. Detective Pikachu merita una saga a sé stante. E possibilmente anche un cartone animato. E valanghe di gadget e merchandising, mi raccomando.