In questa edizione del kermesse romana abbiamo avuto la fortuna di poter intervistare una vera e propria leggenda dell’animazione giapponese: Tsukasa Hojo, il quale è stato premiato con il Romics d’Oro, a riconoscimento della sua strabiliante carriera. Le opere dell’illustratore giapponese, tra le quali Occhi di gatto, City Hunter ed Angel Heart, hanno riscosso, in occidente forse più che in Giappone, un incredibile apprezzamento difficilmente eguagliato in altre occasioni.
Nell’intervista non abbiamo perso l’occasione per approfondire temi controversi: il tratto gentile di Hojo è stato spesso emulato nella realizzazione di contenuti per adulti, ancor più di opere a loro contemporanee più volutamente provocanti.
Le eroine del mangaka furono caratterizzate dalla loro incredibile bellezza, tuttavia, la grande potenza di queste ragazze risiedeva nella loro inarrestabile determinazione e nella capacità di combattere con tutte le loro forze, nonostante siano figlie di un’epoca in cui l’emancipazione della donna muoveva solo i primi passi. Non potevamo esimerci dal domandare a Tsukasa Hojo quali fossero le sue idee in merito all’affermarsi delle donne, da lui stesso incoraggiata.
Secondo lei cosa ha portato le sue opere ad avere un successo così dirompente al di fuori del Giappone, e quali difficoltà ha incontrato con il pubblico nipponico?
Non ha mai avuto grossi problemi con i fan, che sono sempre stati numerosi ovunque nel mondo. Le difficoltà maggiori le ho avute con la casa editrice Shonen Jump, la quale è sempre stata legata alla produzione di manga per un target prettamente maschile. Il termine stesso shonen, in giapponese, significa “ragazzo”. Loro volevano “supereroi maschi” nel vero senso della parola, accettare tre protagoniste di sesso femminile (Occhi di Gatto, ndr) era molto difficile. Nonostante questo, però, ho continuato per la mia strada.
A proposito di personaggi femminili, i suoi sono stati spesso protagonisti di riedizioni amatoriali per soli adulti: era sua intenzione creare protagoniste in grado di sprigionare una così forte sessualità?
Non ho mai creato “Hentai” nei termini occidentali, eppure le richieste dei fan sono sempre state rivolte alla sessualità dei miei personaggi. Le volevano nude o associate ad una figura maschile. Non ho mai accettato questa cosa e non mi sono mai piegato a queste richieste, nonostante non possa negare che le mie paladine abbiano una forte carica sessuale. Forse quest’ultima, però, è legata maggiormente alla loro caratterizzazione e al body suit col quale sono state disegnate. Nonostante ciò, non ho mai pensato a loro in questi termini e non ho mai approvato questo tipo di pratica, volevo portassero un messaggio differente.
Come pensa sia cambiata la figura della donna da allora ad oggi? Ritiene le sue opere siano state d’aiuto?
La situazione della donna, antropologicamente parlando e nelle mie personali opinioni, non ha cambiato di molto la sua posizione da vent’anni a questa parte. È cambiata invece la posizione dell’uomo nei suoi confronti: ha meno coraggio ed è più propenso a lasciar spazio al sesso femminile, cosa che tempo fa succedeva più raramente. Tutto questo però non è da attribuire solo ad una mancanza dell’uomo, ma è anche frutto della loro forza di volontà: negli ultimi anni, infatti, hanno abbandonato il guscio del “gentil sesso” e si sono emancipate.
A cura di Stefano Bianchi e Giulio Di Gravio.