Conversioni a Confronto – Rainbow Islands

1987 – Sequel diretto del celeberrimo Bubble Bobble, Rainbow Islands: The Story of Bubble Bobble 2 ne rivoluzionava struttura portante e setting, trasformando quello che era un Puzzle-Platform a schermata fissa in un prodotto dal respiro più ampio, che potesse in qualche modo rivaleggiare con colossi di genere quali Super Mario Bros. ed Alex Kidd in Miracle World.

Un’immagine tratta dalla spettacolare versione Coin-Op del gioco.

Quella che ad oggi possiamo inquadrare come una riforma concettuale a dir poco coraggiosa sarebbe passata anche e soprattutto per l’introduzione di due nuovi protagonisti: al posto di Bub e Bob, gli adorabili draghetti visti nel capitolo precedente del franchise, i giocatori avrebbero difatti trovato le loro ideali controparti umane, ivi rappresentate da due paffuti marmocchi di nome Bubby e Bobby.

Bubby e Bobby in posa accanto al colorato logo del gioco.

Assorbito l’iniziale shock, gli appassionati del brand varato da Taito finirono ben presto per abbracciare il cambiamento. In virtù di un comparto grafico incredibilmente ispirato, di un gameplay altrettanto efficace e di un level design votato a sfruttare appieno la spiccata verticalità degli scenari, Rainbow Islands si dimostrava difatti un titolo tanto completo quanto innovativo.

Il pittoresco universo di Rainbow Islands, scenario per scenario.

Come lineare conseguenza di clamoroso successo di pubblico e critica, il gioco sarebbe ben presto approdato nelle case di milioni di gamer grazie a conversioni di livello generalmente alto.

VERSIONE C64 – 1989

Prodotta da Ocean, la versione C64 vide Gary J. Foreman in veste di coder e John Cumming ai tool grafici.

La versione C64 di Rainbow Islands si distingueva per un comparto grafico pulito e colorato che, al netto della ristretta videata di gioco, assicurava un impatto scenico senz’altro competitivo. Meno convincente risultava invece il gameplay, viziato da un sensibile abbassamento dei ritmi di gioco.

VERSIONE AMSTRAD CPC – 1989

Il noto mensile anglosassone Amstrad Action accolse questo porting con un sonoro 88%

Dal punto di vista meramente grafico il Rainbow Islands visto su Amstrad CPC avrebbe superato in scioltezza le performance profuse da C64 e Spectrum ZX. A rimetterne il primato in discussione ci pensò, tuttavia, l’inadeguatezza di un gameplay afflitto dal delay dei comandi.

VERSIONE SPECTRUM ZX – 1989

La versione Spectrum ZX venne realizzata dallo stesso team responsabile della versione Amstrad: al fianco del grafico John Cumming figurava il coder David O’Connor.

Caratterizzata da scenari ben più colorati di quanto un sistema come lo Spectrum ZX fosse solito assicurare, questa edizione pagò detto sforzo con sprite principali ridotti al solo contorno della rispettiva sagoma. Poco male, dirà qualcuno… Se solo il fastidioso delay dei comandi non avesse compromesso anche l’esperienza di gioco!

VERSIONE AMIGA / ATARI ST – 1990

L’autorevole mensile Amiga Power avrebbe definito Rainbow Islands come il miglior titolo mai prodotto su Amiga fino ad allora!

Accolte da un vero e proprio tripudio di recensioni entusiastiche, le conversioni Amiga ed Atari ST vengono a tutt’oggi inquadrate come le più fedeli alla controparte da sala e poco importa se, successivamente, Mega Drive e Turbografx 16 avessero fatto di meglio. Per gli storici, questo è un traguardo che non si discute.

VERSIONE NES – 1992

La conversione NES venne curata sempre da Ocean sotto accorta supervisione Nintendo.

Rimodellato ad arte per meglio adattarsi alle diverse caratteristiche del sistema ospitante, Rainbow Islands per NES era un vero e proprio gioiellino. Vista la concorrenza che si trovò a fronteggiare in casa Nintendo, il porting raccolse senz’altro meno di quanto avrebbe meritato, ma resta senz’altro uno dei migliori del lotto.

VERSIONE MEGA DRIVE – 1990

Questo porting venne curato internamente da Taito.

Distribuito nel 1990, il Rainbow Islands per Mega Drive ne comprendeva due differenti versioni: quella originaria e l’apprezzato remix sottotitolato “Extra” che Taito aveva rilasciato in sala nel 1988. Forte degli oltre due anni trascorsi dalla release nativa, il Mega Drive non ebbe grossi problemi a portare a casa un porting notevole.

VERSIONE MASTER SYSTEM – 1993

Per accedere all’isola extra sarebbe stato necessario conquistare i 7 Diamanti Giganti ottenibili formando altrettante volte la scritta “Rainbow” mediate l’acquisizione dei collectible sparsi lungo gli scenari.

Uscita a ben 6 anni di distanza dalla release originale, questa conversione ricordava molto da vicino l’ottima edizione NES, salvo che per alcune alterazioni cromatiche proprie dei fondali, asset e collectible. A parziale compensazione dell’assenza di una modalità multiplayer, i giocatori avrebbero trovato un’isola extra tutta da esplorare palesemente ispirata al setting di Bubble Bobble.

VERSIONE TURBOGRAFX CD – 1993

Questa conversione fu prodotta dalla NEC e realizzata mediante una collaborazione tra i membri del team Interchannel e alcuni supervisori Taito.

Fosse uscito qualche anno prima, il Rainbow Islands del Turbografx CD sarebbe probabilmente passato alla storia come una pietra miliare della sfera porting. Nell’anno domini 1993, l’impresa dei ragazzi della Interchannel passò tuttavia per ordinaria amministrazione, con tanti saluti ad un successo globale altrimenti meritatissimo.

VERSIONE GAME BOY COLOR – 2001

La versione Game Boy Color fu prodotta dalla TDK Mediactive.

Approdato su Game Boy Color in un epoca in cui il suo codice poteva essere già considerato a pieno titolo un patrimonio del Retrogaming, Rainbow Islands deliziò i possessori della handheld Nintendo con una performance pressoché impeccabile… Specialmente se si considerano le comunque relative capacità tecniche dell’hardware ospitante

Nato e cresciuto sulle pagine di Game Republic dove ha diretto per generazioni la sezione Time Warp, Gianpaolo Iglio ama il retrogaming e lo considera una seconda vita. O una seconda amante. Ha scritto un libro sulle avventure Sierra e insegna Game Journalism e Storia del Videogame alla VIGAMUS Academy con Metalmark.