Il dramma si consuma in pochi istanti. Sono le fasi concitate della finale del torneo di Laser League nell’arioso ma non borioso salone delle feste di Digital Bros, nella non ariosa e invece boriosa via Tortona a Milano. La squadra Shock (GamesVillage + Multiplayer) affronta i Blade, composti da IGN e… Alessio. Lo stesso Alessio che ci spiega il gioco in fase di presentazione, lo stesso Alessio che era già lì con il Dualshock in mano quando si è presentato il primo giornalista. Lo stesso Alessio che usa con perizia tutte le diverse abilità a disposizione dei combattenti di Laser League e che conosce a memoria tutte le arene ed è quindi capace di abbinare le skill al campo di battaglia. Insomma, lo stesso Alessio. Il dramma croccante come un biscotto si consuma in pochi istanti, giusto il tempo di farsi tagliare a metà da un raggio laser. Shock secondi e Blade che alzano il trofeo: una pregiata confezione LEGO capace di alzare il tasso di nerditudine del rappresentante di IGN fuori scala come neppure i contatori Geiger in quel di Chernobyl la notte del 26 aprile 1986.

Linee colorate troneggiano
La confezione contenente l’ultimissimo set LEGO, oltre che palesemente figa, è anche il premio ideale per comunicare lo stile di Laser League, soprattutto ora che il gioco ha raggiunto la piena maturazione a livello grafico. Quando lo avevo visto e giocato mesi or sono, il suo aspetto era un po’ emaciato, scolorito, si vedeva che gli mancava qualcosa. Adesso invece è un florilegio di policromia lineare…. Ma come accidenti scrivo! È uno spettacolo di linee colorate che disegnano una giocabilità immediatamente comprensibile (proprio come una linea) ma poi infinitamente profonda (come quando la linea si scopre retta). Il torneo, che passerà agli annali della storia come il Torneo del Biscotto, è stato basato su sfide 2v2, ma Laser League le supporta anche 3v3 e 4v4. A detta del fornaio Alessio il massimo dell’evoluzione strategica si raggiunge nel 3v3, dove invece il 4v4 rappresenta ancora un’esperienza trascendentale. I pochi che l’hanno affrontata non sono mai più stati gli stessi. In effetti, con il mio compagno di squadra abbiamo trovato una buona simbiosi nelle rispettive abilità: aura stordente la mia, scudo da celerino incazzato la sua. Io potevo stordire i nemici e lasciarli sul terreno per alcuni secondi alla mercé dei fasci laser; lui si impegnava scaraventarli contro la morte. Ha funzionato bene, ma la sensazione che ci fosse molto di più da scoprire era forte in entrambi. Giocando in 3, per esempio, avremmo potuto disporre di una qualche skill difensiva o, al contrario, di quella letale dell’attacco con la lama.
L’idea è tutto, quando è giusta
Numero e abilità dei giocatori a parte e in attesa di esaminarli in maniera approfondita in fase di recensione, rimane il fatto che la dinamica di base di Laser League si è dimostrata perfetta per la situazione torneo. Secondo me, affrontato in singolo questo gioco qui sfiorisce in fretta, a prescindere dalla qualità dell’Intelligenza Artificiale deputata al controllo dei bot. Ma in multiplayer, con la volontà di non sfigurare di fronte agli avversari e la responsabilità nei confronti del compagno (o dei compagni), la faccenda di dover toccare i nodi che si materializzano nell’arena per accendere il raggio laser del proprio colore, e in grado quindi di ammazzare il nemico, rappresenta per l’attuale universo videoludico una vera e propria singolarità. Singolarità su cui i giocatori PC, PlayStation 4 e Xbox One potranno mettere finalmente le mani a partire dal prossimo 10 maggio.