Mamma mia, come passa il tempo. Dal primo Street Fighter a Street Fighter III 3rd Strike, arrivando alla fine di maggio 2018 quando, nel silenzio del mio studio casalingo, batto lentamente sulla tastiera cercando di non svegliare la marmocchia che dorme nella stanza affianco. Mamma mia, come passa il tempo. Dal primo Street Fighter al Third Strike, per un’epoca che ha attraversato l’ascesa e il declino della sala giochi e, anche, una parte importante della mia vita. Avevo 6 anni quando misi le manine, ovviamente pacioccose e unte di nutella, sul cabinato di SF, quello originale. Ne avevo ormai 20 quando, invece che sui libri, passavo le nottate sul fido Dreamcast alla ricerca della parry perfetta in 3rd Strike. Quello che è accaduto dopo, a me e alla saga Capcom, poco conta. Importante, invece, quello che c’è nel mezzo, tra l’Alpha e l’Omega del picchiaduro bidimensionale per eccellenza. Conta, insomma, quel che viene esaltato e celebrato in questa collection, piccolo museo virtuale per risvegliare i ricordi dei “vecchietti” e, perché no, incuriosire i giovanotti.
Prima ora: Storia
Piccola, poi. Neppure tanto, a dirla tutta. Street Fighter 30th Anniversary Collection non è solo l’ennesima raccolta dedicata alla saga Capcom, ma è anche la più completa, la più funzionale, persino la più rispettosa delle opere originali, per 12 capitoli che raccontano, più in generale, l’evoluzione del genere e, perché no, pure del media. Nel suo insieme, il valore antologico del titolo, testato in versione PS4, è imponente. Proprio come la mole di contenuti da sintetizzare, per ovvie ragioni, in un unico testo che tenga conto, oltre che del valore oggettivo dei vari giochi, anche delle “innovazioni” da XXI secolo, senza dimenticare la qualità dell’emulazione e, pure, degli aspetti storici chiamati, a suon di illustrazioni e didascalie, a ripercorrere una ludostoria lunga 12 anni. Dal 1987 al 1999. E questo l’arco temporale scelto da Capcom per raccontare al mondo le meraviglie della sua serie più longeva e proficua. Dodici anni per dodici giochi, ognuno di essi, a vario titolo, step evolutivo più o meno rilevante di un periodo ben diverso da quello attuale. Il primo Street Fighter non fu una rivoluzione, ma gettò le basi che, ancora oggi, sostengono quella filosofia. Nei panni del giapponese Ryu Hoshi, giovane karateka dai capelli rossicci e bianco kimono, il giocatore è chiamato ad affrontare un world tour in giro per il mondo toccando 5 diverse nazioni per 10 diversi antagonisti, da affrontare rigorosamente a turno secondo uno schema abbastanza rigido. Dal Giappone agli Stati Uniti, per poi tornare in oriente, in Cina, e abbracciare, quindi, la Vecchia Europa, in Inghilterra. I due ultimi incontri. programmati in Thailandia, sono l’ultimo ostacolo per la conquista del titolo di campione del neonato e, all’epoca, neppure così prestigioso torneo. Le innovazioni apportate al genere furono tante. Sorvolando sulla prima versione del cabinato, munito di due enormi pulsanti analogici, l’importanza del primo Street Fighter è tutta nel setting del sistema di controllo, affidato ai 6 tasti per pugni e calci. La prima apparizione di Ryu e Ken diventa, così, un collante ideologico per il secondo capitolo. SF II The World Warrior approda in sala nel 1991 ed è, lui sì, il vero capostipite della saga. In questa collection, il suffisso II compare per ben 5 volte. Detto di The World Warrior, l’escalation prosegue con la Champion Edition (1992), l’Hyper Fighting (1992), il Super (1993) e il Super Turbo (1994). Differenze? Per i fan, piuttosto evidenti. Dal roster che, da 8 personaggi giocabili arriva a 12 fino all’introduzione delle Super, passando per bilanciamenti e move list diversi. Per altro, mentre il mondo aspettava il terzo capitolo ufficiale, ci sarebbe stato da attendere un bel po’, Capcom, tra vari esperimenti, si lanciò nella serie Alpha (Zero in Giappone). Una trilogia (1995 – 1998) il cui giudizio, a posteriori, resta tutt’altro che unanime, ma che ha sicuramente sdoganato l’universo dei World Warriors in una nuova epoca, scontrandosi con i primi esperimenti tridimensionali della concorrenza. Quando Street Figter III The New Generation irrompe sul mercato, i pregi sopportano il peso delle critiche che si affievoliscono con il 2nd Impact (1997) per poi scomparire del tutto con il 3rd Strike. Ancora oggi, per molti, il miglior picchiaduro 2D di sempre.
Seconda ora: Antologia
Con i giochi già belli che pronti, Capcom si è concentrata sulla grafica delle schermate, nel tentativo di rendere la navigazione tra i menu quanto più semplice e intuitiva possibile. Missione riuscita che, ad una fruibilità immediata, unisce anche una grafica gradevole e capace di fare da collante ai 12 titoli inseriti nel catalogo. Il menu principale consente, in buona sostanza, di inoltrarsi senza particolari patemi tre la modalità offline e, quindi, l’originale esperienza da sala e quella online, dote esclusiva di SF II: Hyper Fighting, Super SF II Turbo, SF Alpha 3 e SF III: 3rd Strike. Una scelta dettata, probabilmente, dall’opportunità di non frammentare troppo la comunità, ma anche di garantire più facilmente la stabilità dei server e del net code. Codice che, è bene puntualizzarlo subito, sembra davvero non perdere un colpo. Scottati dalle problematiche che, nel recente passato, hanno afflitto il moderno SF V, le partite prive di lag offerte dalle prime sessioni di gioco sui 4 titoli rappresentano un’importante chiave di lettura nel giudizio finale di questa collection. Alle opzioni base che, banalmente, permettono di partecipare a partire amichevoli e classificate o, piuttosto, di creare una lobby chiusa o aperta, la collection cerca di ricreare, in modo virtuale, i bei vecchi tempi andati quando, in una fumosa sala giochi, era possibile interrompere la partita del fenomeno di turno sfidandolo nel versus. In questa modalità, è consentito, anche, scegliere la frequenza delle interruzioni. In attesa che i server vangano testati adeguatamente nelle prossime settimane post lancio, è impeccabile, pure, la qualità dell’emulazione. Alle ovvie opzioni sulla difficoltà e della personalizzazione dei comandi, si aggiungono quelle relative alle dimensioni dello schermo e dei filtri. In questo caso, dando per scontato l’utilizzo su pannelli in alta definizione, il consiglio di chi vi scrive e di giocare a schermo intero (e quindi a 4:3) rinunciando all’estensione dell’immagine e applicando il filtro “Arcade”. La cosa più vicina, con le dovute differenze, allo spettacolo visivo originariamente offerto dal monitor CRT a 15Hz infilato nei cabinati.
Terza ora: Storia dell’Arte
A fronte del compitino diligentemente svolto da Capcom in altre e passate collection, la cura riposta alla sezione museale di questa Anniversary è degno di nota. A fronte delle risicate dimensioni delle rom originali, gli oltre 5 GB del titolo sono giustificati dalla presenza di una mole enorme di immagini, bozzetti, schizzi e illustrazioni d’annata, per altro upscalati per l’occasione in 4K su PS4 Pro e Xbox One X, e archiviati in diverse sezioni dedicate alla nascita e lo sviluppo del brand e dei vari capitoli. La presenza di didascalie e aneddoti impreziosisce, così, la storia della saga, raccontata, sotto altri aspetti, anche dalle biografie dei 48 personaggi giocabili e delle tracce musicali. Nulla di veramente nuovo, intendiamoci, eppure il modo in cui il tutto è stato confezionato inorgoglisse il valore complessivo di un pacchetto davvero da collezione. Quel che resta, in sede di bottom line, è legato al gameplay, meglio: ai gameplay di ogni singolo gioco. Se il primo Street Fighter è invecchiato male, gli altri 11 titoli restano a vario titolo, piccole perle di giocabilità e tecnica, ma anche di espressione artistica d’eccellenza. Oggi, ancora oggi, giocare a SF resta, per chiunque mastichi il genere, puro godimento ludico, scandito da una profondità generalmente elevata e che, proprio con 3rd Strike, raggiunge il picco più elevato.
L’aver racchiuso sotto la stessa etichetta una parte così importante di storia è un merito non da poco da attribuire a Capcom, anche al netto di alcune assenze più o meno giustificate. Se il netcode dimostrerà di saper reggere il peso dell’utenza come i titoli hanno sopportato quello del tempo, questa collection è davvero quanto di meglio la software house nipponica potesse partorire per celebrare i 30 + 1 anni del brand. Mamma mia, come passa il tempo.