Sushi Striker: The Way of Sushido, la Recensione di un Puzzle Game saporito

Esistono generi di videogiochi che sono considerati di serie B, poiché reputati adatti unicamente all’utenza casual. I puzzle game appartengono a questa categoria: visto il loro indiscusso successo su mobile, da molti vengono visti come un passatempo meno degno rispetto ad altri titoli. Se ti piacciono Candy Crush o simili, insomma, non puoi dirti un vero gamer, e devi probabilmente espiare con una lunga sessione di gioco tentando di superare il Water Temple di Zelda. Meglio se bendato. Il mio punto di vista al riguardo è profondamente diverso: da un gioco, desidero in primis che mi faccia venire voglia di accenderlo appena torno a casa. Il divertimento e la capacità di farsi desiderare vengono prima di tutto, perciò ogni genere potenzialmente può sfornare una killer app. Nintendo non è particolarmente ferrata in questo campo: certamente esistono numerosi titoli appartenenti a questa categoria sulla console della grande N, ma quelli sviluppati da team first party sono principalmente spin-off ispirati alle saghe più famose. Una serie nuova di zecca di puzzle game non esisteva ancora, soprattutto una con una caratterizzazione degna di questo nome: un puzzle game non deve necessariamente essere blando e senza personalità, composto solo da blocchetti da unire e poco pepe. Così arriviamo a Sushi Striker: The Way of Sushido, che considero uno dei primi veri tentativi di creare un nuovo franchise di carattere appartenente al tanto chiacchierato genere, e per di più un tentativo ben riuscito.

Ospitato su entrambe le console Nintendo attualmente vive e vegete (e fiorenti), ovvero Switch e 3DS, Sushi Striker basa le sue fondamenta su semplicità assoluta, e poi si arricchisce di tanti dettagli. Lo scopo del gioco è quello di esaurire i punti vita dell’avversario, bersagliandolo di piattini vuoti che abbiamo ripulito dal loro contenuto divorandoci tutto il sushi a disposizione. Che sia chiaro: lanciamo i piatti, non il cibo, che viene goduriosamente mangiato e non sprecato. In effetti, in questo titolo il sushi è davvero venerato, presentato come l’alimento proibito che tutti vorrebbero avere e che andrebbe adeguatamente considerato. Rispetto molto questo punto di vista. Per essere in grado di lanciare i piatti, dobbiamo unirne almeno due dello stesso colore adiacenti: in verità, le regole del gioco non sono chiarissime inizialmente, e ci vuole qualche minuto per riuscire a comprendere a quale distanza i piatti siano collegabili tra loro. Diventare abili si basa sul riuscire a manovrare adeguatamente la velocità dei nastri trasportatori, permettendoci di creare lunghe combo nei pochi secondi che abbiamo a disposizione per ogni mossa. Compresa la regola base, ecco arrivare le variazioni: bombe, fulmini, timer che fermano il tempo, wasabi che paralizza e altre delizie appaiono tra i piatti, vivacizzando l’azione. Credo che la combinazione di gameplay alla portata di tutti ed elementi extra sia il mix perfetto per creare un puzzle game appetibile (sì, devo limitare i giochi di parole sul cibo).

Non è certo una sorpresa, soprattutto per Nintendo, che aggiungere dei mostriciattoli collezionabili a un titolo lo possa far apprezzare maggiormente. In Sushi Striker: The Way of Sushido stringiamo alleanza con un discreto numero di spiritelli, che ci offrono le loro abilità speciali da utilizzare in battaglia. Le capacità che portano con loro sono una marea: possono permetterci di unire piatti non vicini per qualche secondo, creare scudi protettivi, potenziare le nostre combo o persino costruire delle bacchette giganti per attaccare l’avversario. Creare la squadra perfetta di alleati è la chiave per vincere, oltre a essere dannatamente divertente: gli spiriti del sushi sono davvero carini e buffi, e acquistando esperienza si potenziano ed evolvono. A differenza di un gioco dei Pokémon, qui non avevo minimamente idea del livello a cui uno dei miei alleati potesse mutare, e meno che mai del suo potenziale aspetto, perciò mi sono davvero goduta l’intera l’esperienza di gioco. La possibilità di personalizzare il nostro stile è notevole, resa anche maggiore dal fatto di poter equipaggiare un oggetto e scegliere la nostra abilità passiva in base al sushi che preferiamo: possiamo decidere di giocare in attacco o in difesa, e ciò può essere particolarmente utile in determinate arene che richiedono obiettivi specifici da superare o hanno un tempo limite.

Ho iniziato questa recensione soffermandomi sul carattere del gioco, e ci tengo a sottolineare quanto Sushi Striker abbia una propria personalità ed uno stile ben definito. La storia del titolo è folle, e si dipana raccontandoci della lotta tra l’impero e il fronte di liberazione del sushi, schierati su due fronti opposti in base alle proprie idee sull’alimentazione. I personaggi sono ben caratterizzati e meriterebbero quasi un anime tutto loro o, a essere più modesti, almeno qualche video in più, e per di più sono doppiati in maniera discreta. È stato, insomma, compiuto un ottimo lavoro per creare un contorno divertente al gameplay, tanto che viene da domandarsi se sia nata prima l’idea dell’ambientazione o dello stile di gioco. Scommetterei sulla prima: mi immagino i game designer a cena in un kaiten-sushi a discutere di folli proposte per un futuro titolo.

Sia molto chiaro: Sushi Striker è davvero ricco di contenuti. Oltre alla modalità storia, il titolo ci consente di giocare in multiplayer, sia in locale che online, e inoltre è possibile dedicarsi a una modalità rompicapo contro la CPU. Possiamo anche trascorrere un buon numero di ore a sbloccare le aree segrete, cercando di ottenere la miglior valutazione in ogni livello e ottenendo spiritelli rari. Tutto questo ben di Dio non va sottovalutato, poiché si rischia di classificare Sushi Striker come un piccolo passatempo, non degno del suo prezzo. Credo che sia proprio il costo il problema del titolo: trovarlo in vendita a prezzo intero farà probabilmente storcere il naso a diversi giocatori, convinti che non ne valga la pena. Non è questo il luogo per dilungarmi ulteriormente a un’apologia dei puzzle game, ma ritengo davvero errato giudicare il valore di un videogioco in base al genere di appartenenza (e probabilmente in parte anche in base alla longevità, ma questa è un’altra storia). Spiegato questo, è chiaro come Sushi Striker non sia un titolo per tutti: nonostante io l’abbia amato e ne sia diventata subito dipendente, sono consapevole che la ripetitività intrinseca del genere possa non colpire ogni giocatore. Vi invito però a dargli una possibilità, poiché potreste rimanere stupiti dalle potenzialità di un gioco scanzonato, divertente e più complesso del previsto.

Sushi Striker: The Way of Sushido porta su console Nintendo il divertimento di un puzzle game ben realizzato e del tutto folle. Tanti contenuti, tanto sushi e parecchie ore di gioco vi aspettano: non fate l’errore di sottovalutarlo o vi perderete tutto il gusto.

Mangiatrice compulsiva di sushi e cibarie di ogni genere, ama alla follia tutto quello che è Nintendo, non disdegnando neppure il dorato mondo dei Pokémon. Videogioca sin da quando era bambina, ed ora che è grande forse lo fa addirittura più di prima. Anzi, sicuramente.