Octopath Traveler Recensione: otto avventurieri, un’unica grande narrazione

Octopath Traveler

A lungo atteso, a lungo desiderato: mentiremmo se vi dicessimo che per noi Octopath Traveler è stato uno dei tanti titoli in arrivo nell’estate 2018. A volte quando conosci una persona, sin dal primo incontro capisci che ricoprirà un ruolo importante nella tua vita: con il nuovo JRPG di Square Enix (pubblicato da Nintendo) è stato lo stesso. Dal primo annuncio, dai primi video di gameplay, qualcosa ci ha stregato: saranno stati i pixel realizzati con quella che già sembrava una cura magistrale, saranno stati quei piccoli personaggi adorabili che si muovevano a schermo, oppure l’anima dei primi Final Fantasy che davvero aleggia un po’ dovunque. Abbiamo quindi seguito lo sviluppo con interesse, le dichiarazioni degli sviluppatori, abbiamo notato l’amore riposto nella loro creazione: un amore aperto alla condivisione dei pareri dei giocatori stessi, che nelle due demo rilasciate a distanza di mesi hanno potuto fornire utili consigli al team, poi effettivamente implementati nella versione definitiva. E adesso che è arrivato il momento di raccontarvi cos’è Octopath Traveler, cosa funziona benissimo e cosa un po’ meno, abbiamo quasi paura di non rendergli onore: perché, al pari di Mario Tennis Aces, finora è il titolo più importante del 2018 di Nintendo Switch.

Ladri, eruditi e ballerine

Octopath Traveler ci prende per mano portandoci nel Regno di Orsterra: un mondo rigorosamente fantasy, abitato da creature pericolose e villaggi pacifici, dalla magia e dalle prime scienze mediche, in quello che è tutti gli effetti il medioevo europeo in salsa mitologica. Ma Octopath Traveler è soprattutto un corposo, solido e longevo romanzo corale: in un certo senso è il giocatore che porta avanti una delle tante narrazioni pensate da Square Enix, stabilendo tempi e modi di svolgimento. Giocando alle varie demo degli sviluppatori avrete capito che il personaggio in questo caso non è uno: sono otto, e tutti sullo stesso piano dal punto di visto della rilevanza. Potete decidere di impersonare il forte Olbric, cavaliere decaduto, o Alfyn, lo speziale di buon cuore di un piccolo villaggio sulle montagne meridionali; c’è Primrose, l’affascinante ballerina del deserto, strappata ai genitori in tenera età, e il nostro adorato Cyrus, erudito che si spingerà fino ai territori estremi pur di svelare i misteri di Orsterra. E ne abbiamo citati soltanto quattro: altrettanti eroi vi aspettano in Octopath Traveler: ognuno di loro ha la propria personalissima storia da raccontare, composta da un prologo, uno svolgimento e una conclusione, che si intreccerà (parzialmente) con territori e vicende degli altri comprimari. La scelta è nelle mani del giocatore, ma in che modo? Perché alla fin fine è proprio questo il grande punto interrogativo che aleggia su Octopath Traveler.

Octopath Traveler

Cerchiamo di orientarci: se state pensando ad una trama unica che coinvolga i destini degli otto protagonisti, le cose non stanno esattamente in questo modo. Piuttosto, pensate ad Octopath Traveler come otto avventure personali, che in determinati punti collidono, in altri si allontanano, e che hanno tutte per oggetto Orsterra, con i suoi luoghi e i suoi segreti. Octopath Traveler dà il meglio di sé giocato in un modo molto preciso: trovare tutti gli otto protagonisti e portare aventi capitolo per capitolo le vicende legate a ciascuno di essi. Il mondo di gioco presenta una mappa circolare: non è un caso, quanto una precisa scelta legata al gameplay. Potete iniziare impersonando uno qualsiasi degli otto eroi, e poi successivamente spostarvi verso gli altri, aiutarli nei loro primi bisogni, quindi aggiungerli al party. Potete portare quattro avventurieri alla volta all’interno del party, ma non c’è problema per la narrazione, perché presso gli ostelli avete anche la possibilità di metterne da parte alcuni e di integrare quelli rimasti in panchina fino a quel momento. Questa diventa una necessità, per due motivi: ogni personaggio ha un’abilità particolare da utilizzare nel mondo di gioco, quindi sarà necessario averlo in squadra in determinati momenti; inoltre, per portare avanti la linea narrativa di uno di loro, per esempio quella di Primrose, lei dovrà essere per forza in squadra. Può sembrare un meccanismo complicato, ma fidatevi: non lo è, anzi dona un senso di completezza e di appagamento che pochi JRPG riescono a donare.

Un mondo di gioco vivo… e letale

Octopath Traveler non è uno di quei giochi che oseremmo definire semplice: la difficoltà è quella dei JRPG di una volta, via via più elevata ma decisamente abbordabile una volta potenziati ed equipaggiati a dovere i nostri protagonisti; se poi porteremo con noi nell’inventario una buona dose di consumabili per la salute e il mana la situazione sarà ancora più serena. Questo non vuol dire che potrete però permettervi di abbassare la guardia, soprattutto nelle fasi dell’avventura in cui avrete a disposizione appena un paio di personaggi: un nemico sottovalutato o una mossa sbagliata possono portare immediatamente alla morte del party. E, anche quando imparerete i punti deboli delle tante e varie creature che abitano Orsterra, queste saranno sempre agguerrite e incredibilmente resistenti, paradossalmente donandovi via via un quantitativo di punti esperienza che ci è sembrato piuttosto esiguo per livellare i nostri eroi, costringendoci ad un eccessivo grinding nelle fasi intermedie e avanzate, tanto più fastidioso quanto più avremmo voluto proseguire per conoscere l’esito delle varie avventure. Il problema dei punti esperienza diventa ancora più urgente se lasceremo per troppo tempo in panchina quattro degli otto avventurieri: una volta reintrodotti nel party saranno necessariamente troppo deboli, e dovremo tornare indietro per livellarli un po’; non pretendiamo certo la presenza di un “condividi esperienza” come nella serie Pokémon, ma forse il sistema di potenziamento dei personaggi sul campo di battaglia andrebbe leggermente rivisto. Square Enix ha cercato di arginare la situazione inserendo negli incontri casuali un buffo gatto difficile da colpire, ma che fornisce un quantitativo di esperienza davvero esagerato a fine combattimento: avremmo preferito una via di mezzo più sensata.

A parte simili dettagli, che non intaccano la bontà di un JRPG solido, profondo ed estremamente longevo (preparatevi ad almeno 60 ore per intravedere la fine dell’avventura), soprattutto se ci dedicheremo alle tantissime missioni secondarie nascoste ovunque, il mondo di gioco di Octopath Traveler è valido soprattutto perché vivo. Con “vivo” intendiamo che i nostri otto personaggi possono interagire con lui e anche parzialmente modificarlo: alcuni eroi come Olberic possono sfidare a combattimento gli NPC (cadono a terra svenuti se sconfitti!), Tressa può commerciare con loro acquistando ottimi articoli a basso prezzo, Alfyn e Cyrus, anche se in modi diversi (e con diverse possibilità di successo) possono “studiare” i personaggi secondari apprendendo informazioni molto importanti, magari sbloccando da qualche parte un tesoro nascosto. Octopath Traveler dunque, per certi aspetti, si evolve proseguendo nella narrazione, potenziando i personaggi del nostro party e sfruttando in modo alternato le loro abilità personali. Questo ci costringe ovviamente ad avere quattro presenti che nello stesso momento possiedano abilità differenti: è inutile ad esempio avere sia il ladro che il mercante, perché in modo diversi permettono di compiere la stessa azione; meglio scambiare uno dei due con Primrose, ad esempio, in grado di affascinare gli NPC e di evocarli in battaglia contro gli avversari. Anche qui è possibile appuntare un paio di dettagli che forse avrebbero meritato più attenzione: le missioni secondarie lasciano un po’ troppo il giocatore a se stesso, sarebbe stato opportuno non per forza prenderlo per mano e porlo davanti alla soluzione, ma almeno dargli qualche indicazione aggiuntiva. Ancora, le abilità missione dei vari protagonisti sono molto interessanti, ma a volte troppo simili tra loro negli effetti a livello di gameplay; la loro storia personale ci permette comunque di dimenticare in fretta il problema.

Octopath Traveler è probabilmente il titolo più importante e divertente di questo 2018 su Nintendo Switch: un JRPG d’autore profondo, duraturo (in tutti i sensi) e in grado di far emozionare, grazie alle sue storie e alle sue tematiche, anche i più duri di cuore. Una narrazione complessa e articolata, personaggi carismatici e originali, una colonna sonora eccezionale e uno stile artistico indimenticabile vi accompagneranno nella vostra estate in compagnia di Nintendo Switch, sotto l’ombrellone, a bordo di un autobus, o nelle ore piccole, stremati dal caldo estivo. Quello che vi occorre sono un paio di cuffie, la forza della fantasia che avete conservato da bambini, e la narrazione corale del regno di Orsterra.
La formazione del buon Simone, classe '93, avviene pad della prima PlayStation alla mano, a base di draghi viola, gemme e pecorelle fumanti (del resto è un vero abruzzese). Cresce a pane e Dylan Dog, mostrando fin da subito gravi problemi psicologici e mentali. Tra le altre cose ha ancora paura del buio, e probabilmente Stephen King lo approverebbe. Un paio di lauree in letteratura non gli hanno impedito di diventare uno dei massimi esperti del mondo Nintendo; compensa non riuscendo neppure ad accendere una Xbox. È attualmente ai domiciliari per abbandono dei cagnolini di Nintendogs e omocidio degli abitanti di AnimalCrossing.