Case spaventose e horror, riflessione su una duratura relazione dai tempi di Psyco

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Ogni tanto arriva un horror che cambia il modo in cui guardiamo al genere. Non è sempre facile realizzare film di paura che siano al contempo stimolanti e originali, ma Hereditary – uscito lo scorso mese in sala – ci è riuscito in pieno. Con un approccio drammatico e facendo uso di una fotografia intelligente che inquieta a ogni inquadratura, la pellicola è riuscita a spaventare anche i più grandi fan del genere. Capita sovente, difatti, di trovarsi davanti a chi baldanzoso dice “i film horror sono tutti uguali, ormai non mi fanno più paura”: Hereditary sa invece scardinare questa convinzione, giocando bene le sue carte.

C’è molto in questo film a più livelli e uno degli aspetti particolarmente spaventosi è l’idea della casa. Da quella principale a quella sull’albero della bambina, la casa è un punto focale. Le abitazioni maledette hanno avuto spesso un ruolo importante nei film di paura e Hereditary non è certo una novità in tal senso ma, in onore di una delle pellicole horror più originali degli ultimi anni, diamo uno sguardo alle case cinematografiche più spaventose di sempre.

Sì, il film di Ari Aster è l’ultimo di una lunga lista, e voglio partire proprio da questo per il mio excursus sulle case, dove la dinamica famigliare – e quindi della casa intesa non solo come edificio – è la colonna portante. La dimora di famiglia è situata in una vasta foresta attraversata da un lungo viale e dà un senso di mistero fin da subito: la strana figlia dei Graham ama la sua casa sull’albero e il lavoro della madre è realizzare plastici. La figura della casa ritorna e non è, chiaramente, una casualità. Hereditary comunica, senza girarci intorno, che la casa non è sempre il posto dove ci si può rilassare e, anzi, alle volte può essere una prigione, se non un incubo da cui è impossibile svegliarsi.

Andando a ritroso Man in the Dark, del 2016, è un altro film dove l’ambientazione casalinga funziona e inquieta. D’altronde cosa potrebbe esserci di peggio di andare a rapinare una villa e rendersi conto che ciò che c’è dentro è più spaventoso di qualsiasi cosa si potesse immaginare? È proprio ciò che accade nella pellicola, quando tra amici cercano di fare un colpo grosso nella casa di un cieco tutt’altro che indifeso. Da vittima a carnefice: il personaggio non vedente dà la caccia ai protagonisti nella sua abitazione, vista come un labirinto senza uscita. Quando poi decide di giocare ad armi pari e spegne il contatore della luce lasciando così i giovani nella sua stessa condizione, al buio completo, la pellicola si fa asfissiante e opprimente.

Mi viene poi in mente The House of the Devil, film del 2009 che mescola i sottogeneri slasher e casa stregata per rendere omaggio ai film anni ’80, mediante tecniche di ripresa simili a quelle in uso all’epoca. Un horror poco conosciuto, a dire il vero, dove si esibiva una Greta Gerwig nelle vesti di attrice molto prima di posizionarsi dietro la macchina da presa per Lady Bird. La trama è semplice e non offre niente di nuovo, ma presenta una delle case cinematografiche più inquietanti degli ultimi tempi.

Forse pensando al concetto di casa maledetta, l’esempio più lampante che viene in mente alla maggior parte dei fanatici di horror è la classica dimora di Amityville, anche perché un remake del 2005 ha dato modo di conoscere la pellicola del ’79 alle nuove generazioni – sebbene abbia avuto un’accoglienza tiepida da parte di pubblico e critica. L’ambientazione che fa da sfondo non può essere considerata soltanto una casa stregata: è uno dei più celebrati luoghi horror e, a differenza dell’Overlook Hotel di Shining, non solo esiste realmente, ma è stato davvero teatro di omicidi plurimi ed eventi paranormali. Si trova a Long Island e negli anni è stata modificata e resa meno riconoscibile per via dell’enorme interesse turistico. La casa di Amityville Horror alle 3:15 di ogni notte, puntuale, provoca inquietanti rumori; sussurra “cose” a George – capofamiglia dei Lutz – e lo sprona alla violenza. È viva e vibrante.

E Psyco, dove lo lasciamo? Un cult, una pellicola senza tempo che ogni fan dovrebbe guardare. Sebbene all’inizio la casa si veda solo da lontano, la sua presenza mette a disagio lo spettatore, ignaro di quel che avverrà di lì a poco. Mentre la trama si sviluppa, entrarci porta a un nuovo livello di paura e angoscia, merito anche di quel Norman Bates che ha terrorizzato milioni di persone durante gli anni ’60. La scena della doccia superava i limiti consentiti a quei tempi nella rappresentazione della violenza e tuttora è considerata un caposaldo dell’horror.

Il tempo passa ma, a quanto pare, tra case e film horror continua a esserci una relazione intensa. È la consapevolezza di non essere al sicuro neppure nel posto più sicuro che tanto ci spaventa e intimorisce. “La casa è dove si trova il cuore”, disse Plinio il Vecchio… ma non sempre.

La mia sedia a rotelle è come il kart di Super Mario. In qualsiasi cosa devo essere il migliore, altrimenti ci sbatto la testa finché non lo divento. Davanti a un monitor e una tastiera, però, non è mai stato necessario un grande sforzo per mettermi in mostra. Detesto troppe cose, sono pignolo e - con molta poca modestia - mi ritengo il leader perfetto. Dormo poco, scrivo tanto, amo i libri e divoro serie tv. Ebbene sì, sono antipatico e ti è bastata qualche riga per capirlo.