Quando si tratta di fare una commistione di due elementi eterogenei il rischio di fallire il proprio obiettivo รจ estremamente elevato. The Spectrum Retreat รจ il classico esempio di un’esperienza di questo tipo, bipolare e isterica. Giร uscito a luglio su PC, PS4 e Xbox, l’opera prima di Dan Smith, un one man show piuttosto precoce, approda ora su Switch mantenendo immutata la sua formula e riproducendola senza aggiunte e/o sottrazione per la console Nintendo. Del resto parliamo di un titolo che graficamente si mantiene minimal sia da un punto di vista tecnico che estetico.

Possiamo dire, infatti, che The Spectrum Retreat รจ composto da due anime ben distinte. Da un lato abbiamo il puzzle game, con un’estetica a metร strada tra The Cube e Portal, che sembra pensato apposta per essere giocato in modalitร portatile; stanze monocromatiche in cui il giocatore deve comprendere come alternare alcuni cubi colorati per poter aprire porte e completare le aree che compongono un livello. Una meccanica semplice ma estremamente stimolante che diventa man mano piรน complicata con l’aumentare del numero dei colori, la possibilitร di ruotare di 90 gradi le stanze e utilizzare una sorta di teletrasporto. In queste sezioni il gioco mostra un’estetica high tech che mescola il bicromatismo dell’ambientazione alla fluorescenza delle luci colorate. Dall’altro lato abbiamo la visual novel, che in termini di meccaniche e interazione รจ, in tutto e per tutto, un walking simulator, da giocare preferibilmente sul grande schermo per lasciarsi coinvolgere dall’atmosfera thriller e le musiche cariche di suspense. Questa parte si svolge all’interno del Penbroke Hotel, una location in pieno stile art dรฉco, anche questa molto minimal, totalmente deserta e popolata esclusivamente da inquietanti androidi privi di qualsivoglia tratto somatico. Aiutati da una voce femminile al telefono ben presto il giocatore capisce di trovarsi all’interno di una simulazione. L’hotel non รจ altro che un posto virtuale all’interno del quale la mente รจ in vacanza mentre il nostro corpo รจ custodito chissร dove. Obiettivo primario รจ ovviamente riuscire a venirne fuori possibilmente illesi, dato le dubbie intenzioni dei nostri carcerieri. Gli ostacoli che si frappongono tra noi e la nostra fuga sono principalmente due: riacquistare i nostri ricordi (chi siamo, perchรฉ ci troviamo lรฌ e qual’รจ il nostro passato) e raggiungere il tetto dell’hotel, chiaramente inaccessibile agli ospiti. Ed รจ proprio in questo secondo punto che si vanno a incastrare le sezioni di puzzle. Tramite questi ultimi infatti il giocatore deve hackerare il sistema che gli impedisce di accedere al piano successivo, risalendo tutti e 5 piani fino all’agognato tetto.

Al di lร della giustificazione narrativa (necessaria ma non sufficiente) le due sezioni sono completamente slegate tra loro sotto ogni punto di vista, e il contesto narrativo non รจ a mio avviso capace di giustificare questa differenza in modo tale da permettere alla nostra sospensione dell’incredulitร di rimanere vergine per tutta la durata dell’esperienza. Sรฌ, รจ innegabile che i puzzle siano simpatici, nonostante alcuni meccanismi ripetitivi come la risoluzione di sottosezioni per completare una stanza piรน grande, ma ciรฒ non basta. Stesso dicasi per le parti narrative. Il giocatore deve simulare comportamenti standard per evitare di insospettire gli androidi ma si trova costretto a esplorare l’hotel per scoprire documenti e oggetti che gli permetteranno di accedere ai suoi ricordi e di conseguenza al piano successivo. Inoltre, la storia che fa da sfondo al titolo รจ inoltre molto interessante; mescola il dramma familiare alla politica, raccontando di un bambino malato e di un’assicurazione sanitaria senza scrupoli con un climax ascendente che culmina in un gesto disperato. Purtroppo perรฒ, gli elementi narrativi, disseminati in entrambe le sezioni del gioco, risultano alla fine cosรฌ dispersivi che รจ non permettono la nascita di un sentimento di empatia nei confronti del protagonista. I puzzle spezzano in modo fastidioso il ritmo e finiscono per essere un lunghissimo intermezzo tra una scoperta e l’altra. Oltretutto รจ l’architettura stessa del gioco a essere altamente ripetitiva: svegliati, esplora l’hotel, accedi al piano, apri la porta che permette di hackerare il livello, vai a dormire e ripeti tutto per 5 volte e una durata di circa 4/5 ore a seconda della velocitร con cui il giocatore รจ capace di risolvere i puzzle. E’ chiaro fin da subito che dietro la creazione di The Spectrum Retreat ci siano due buone idee per due giochi differenti, un puzzle game originale e con uno stile semplice ma funzionale e una visual novel complessa, a tratti drammatica, a tratti impegnata politicamente, con un doppio finale ispirato chiaramente al bellissimo Vanilla Sky.
Il problema รจ che, come dicevo anche all’inizio, queste due metร della mela non solo non si mescolano affatto ma non sono nemmeno incollate nel modo giusto, andando a rovinare due esperienze che prese separatamente valgono, in modo del tutto paradossale, piรน della loro somma. Riesco in parte a perdonare questo difetto perchรฉ parliamo dell’opera di un giovanissimo designerย (parliamo di nemmeno vent’anni!) che se continuerร su questa strada rischia di regalarci titoli di grande spessore. Noi lo aspettiamo al varco.