Le terrificanti avventure di Sabrina Recensione, la “streghetta a metà” arriva su Netflix

Le terrificanti avventure di Sabrina

Durante la notte di Halloween è tradizione agghindare casa con zucche intagliate e pipistrelli di carta. C’è chi organizza feste in costume, ed è usanza dei bambini presentarsi a ogni porta del quartiere per chiedere dolcetti. Netflix sa bene, tuttavia, che molti preferiscono restare a casa in compagnia di amici o con la propria famiglia. Film horror? Nah. Quest’anno la scelta è ovvia. L’uscita della serie tv Le terrificanti avventure di Sabrina (il 26 ottobre) cade a fagiolo.

Ho avuto l’opportunità di vedere i 10 episodi che compongono la rivisitazione in chiave horror dello show di fine anni ’90 e ne sono rimasto affascinato. Meglio fare chiarezza al riguardo: non si tratta né di un suo remake, né di un reboot; la serie Netflix nasce da un fumetto di Archie Comics e in queste righe ve ne parlo senza fare spoiler.

Nel caso in cui foste – come me – poco più che trentenni, Le terrificanti avventure di Sabrina vi farà tornare di nuovo adolescenti: stavolta, però, non ci troviamo davanti alla sitcom che ha allietato i nostri pomeriggi su Italia 1, ma a un’esplorazione più oscura del culto satanico e degli orrori all’interno della congrega. Creata dallo showrunner di Riverdale, Roberto Aguirre-Sacasa, la serie vede Kiernan Shipka nei panni di una Sabrina ormai prossima a compiere 16 anni. La protagonista potrebbe sembrare un’adolescente come tante: va a scuola, si reca al cinema con gli amici nel fine settimana ed è innamoratissima del suo ragazzo.

Ma in realtà Sabrina è una strega “a metà” e quindi destinata ad abbandonare la sua vita (e i suoi affetti) da mortale in favore di un’esistenza che la legherebbe a Satana in persona. Il conflitto interno della giovane è evidente sin dalle prime battute della serie Le terrificanti avventure di Sabrina: meglio non deludere le aspettative delle zie, con cui vive sin dalla morte dei genitori, e sigillare la sua promessa di devozione al Signore Oscuro, oppure seguire il proprio cuore e accontentarsi della sua vita da umana? Da qui si snodano i primi episodi, i quali introducono lo spettatore in un mondo che ha tutto il clima di Halloween: suona senz’altro familiare a chi ha visto Sabrina, vita da strega (ci sono le immancabili ziette Zelda e Hilda, e ovviamente Salem), ma allo stesso tempo viene stravolto dai produttori.

Le ambientazioni traboccano di dettagli, e i costumi dei personaggi sono ricchi di ghirigori. L’atmosfera si sposa perfettamente con la cupa festività anglosassone di fine ottobre, merito anche di tutto “l’inneggiare il diavolo” che c’è nella serie tv Netflix. Non mi aspettavo che i produttori si sarebbero spinti a tanto perché nel primo episodio le streghe si riferiscono al demonio solo con l’appellativo “Signore Oscuro”, facendomi pensare che fosse un compromesso voluto per non turbare alcune religioni; e invece nello show c’è una vera esaltazione di Satana, signori, in perfetto “lore” di Halloween. Non ho ben capito a quale pubblico miri Le terrificanti avventure di Sabrina, quindi: a parte gli elogi al diavolo, alcune scene sono grottesche e inappropriate per i più piccoli, ma per tutto il resto si pone come una serie che anche bambini di 12-14 anni potrebbero adorare.

Tornando al combattimento interiore della protagonista, i produttori lo hanno usato come terreno su cui affondano le radici i vari temi centrali che la serie tv tocca. Harvey, il ragazzo di Sabrina, è sicuramente una calamita che attira la mezzastrega alla vita terrena, ma non è la sola forza che agisce su di lei; anche gli amici svolgono un ruolo essenziale in questo, così come un gruppo di sostegno per le ragazze della scuola che la protagonista istituisce. Tutto ciò va in conflitto con il mondo delle streghe, che si fonda su una struttura sessista e patriarcale. C’è molto girl power dello show di Roberto Aguirre-Sacasa, insomma, e Sabrina incarna la classica eroina che alla fine riesce a sbrogliare anche le situazioni più complicate. Allo stesso tempo è un’adolescente, piena di dubbi e di insicurezze; tentenna davanti agli ostacoli, eppure, anche quando sembra ci sia ben poco da fare, se non accettare passivamente ciò che la vita (o il demonio) le propone, trova sempre una scappatoia. Il supporto delle persone a cui tiene è indispensabile e le dà quella carica esplosiva che altrimenti non avrebbe. Un invito – o un incoraggiamento – ai giovani di oggi a non gettare mai la spugna, qualunque sia l’obiettivo da raggiungere.

Il personaggio di Sabrina è audace e carismatico, ma lo stesso non si può dire dell’attrice che la interpreta, Kiernan Shipka. Non dico che non sia stata all’altezza del ruolo, ma non è un catalizzatore di attenzioni come lo era Melissa Joan Hart, la Sabrina della serie anni ’90. Insomma, anche allora era uno show d’insieme, ma è innegabile che la Hart fosse il centro di quell’universo. Nella controparte Netflix non è così: la Shipka non ha tutti gli occhi puntati su di sé, o almeno non nel modo in cui la serie avrebbe bisogno.

Se da un lato abbiamo quindi una protagonista che a volte passa un po’ in secondo piano, dall’altro sono presenti personaggi in grado di offuscarla. Miranda Otto e Lucy Davis sono eccezionali nei panni delle zie di Sabrina, Zelda e Hilda; per non parlare di Michelle Gomez e Richard Coyle, rispettivamente Mary Wardell/Madam Satan e Padre Blackwood, la cui interpretazione demoniaca è da dieci e lode. Ambrose Spellman, cugino della mezzastrega, resta invece un po’ più anonimo. Molto interessante il personaggio di Harvey, che con l’incedere degli episodi assume una propria identità, non rimanendo semplicemente “il ragazzo di Sabrina” (vale un po’ per tutti gli amici della protagonista, ma Harvey in particolare).

https://www.youtube.com/watch?v=1Fmm8AkDuHQ

Tirando le somme, Le terrificanti avventure di Sabrina è un successo. La serie porta sulle spalle il peso di un personaggio molto apprezzato dal pubblico (del fumetto e della vecchia sitcom) e il rischio di deluderne le aspettative era abbastanza alto. Io ne sono rimasto sorprendentemente affascinato, forse perché le atmosfere dark incidono parecchio sui miei gusti; ma posso dire che, sebbene lo show Netflix sia ben lungi dall’essere un capolavoro, è perfetto da guardare in questo periodo dell’anno. Non ci sono molte produzioni in cui zucche e lapidi compaiono in ogni scena (o quasi), si sacrificano capre e viene adorato il diavolo. Se anche per voi Halloween è un po’ come un secondo compleanno, allora fareste bene a far partire subito il primo episodio.

La mia sedia a rotelle è come il kart di Super Mario. In qualsiasi cosa devo essere il migliore, altrimenti ci sbatto la testa finché non lo divento. Davanti a un monitor e una tastiera, però, non è mai stato necessario un grande sforzo per mettermi in mostra. Detesto troppe cose, sono pignolo e - con molta poca modestia - mi ritengo il leader perfetto. Dormo poco, scrivo tanto, amo i libri e divoro serie tv. Ebbene sì, sono antipatico e ti è bastata qualche riga per capirlo.