Tanto tempo fa, in uno shonen lontano lontano, c’erano i Big Three. Regnanti incontrastati dei fumetti per ragazzi, Bleach, Naruto e One Piece finirono presto per risucchiare intere community nei decenni, catturandole tra battaglie disegnate, animate e ovviamente interagibili grazie ai videogiochi. Subito dopo i Budokai di Dragon Ball, la fiamma venne ripresa da quei Naruto Ultimate Ninja Storm che tuttora fanno discutere a ogni nuova uscita, tra un picchiaduro e l’altro. E questo My Hero One’s Justice non fa ovviamente eccezione. Perché sì, senza ombra di dubbio il fighting game di Byking e Bandai Namco Entertainment riesce a distinguersi nel miasma di picchiaduro made in Japan, ma allo stesso tempo eredita quello che è ormai uno stampo dei Budokai Tenkaichi e lo trasforma, costruendo un castello in grado di richiamare lo stile non solo di Kohei Horikoshi, mangaka e autore di Boku no Hero Academia, ma anche dell’ormai acclamata serie animata, che ha donato colore e vivacità allo stile inconfondibile di Deku e compagnia. È però tutto oro quel che luccica? Sfortunatamente, no.
Giustizia assoluta
Parlando di My Hero Academia, è innanzitutto difficile trovare una fanbase instaurata da tempo nelle avventure di Midoriya; ciò è dovuto al fatto che il manga, nonostante il successo spaventoso che lo ha portato in poco tempo alle vette della fama internazionale, è nato solo nel 2014. E in tutto questo, My Hero One’s Justice avrebbe dovuto narrare, come nelle altre trasposizioni videoludiche di Dragon Ball e Naruto, una storia perfettamente legata al suo gameplay. Ma ecco che già sorgono alcuni drammi produttivi di Byking, che per colpa di altri fattori (ipotizziamo un budget risicato) non è riuscito a offrire una Modalità Storia davvero soddisfacente, e che anzi, invece di chiarire la narrazione e le motivazioni dei singoli personaggi, preferisce mostrare la storia attraverso le classiche vignette fumettistiche con le immagini della serie animata ad accompagnare il tutto. Per carità, la scelta a volte risulta azzeccata da un punto di vista meramente visivo, ma occasionalmente getta anche nella confusione, immergendo il giocatore in una serie di scontri che solo in una manciata di occasioni si concludono con delle brevi cutscene. E anche in quel frangente è difficile rimanere impressionati, soprattutto dopo quanto visto grazie a CyberConnect2 e al suo leggendario Ultimate Ninja Storm. Nel grigiore che potrebbe rappresentare la Storia si nascondono tuttavia degli elementi a suo favore: la trama viene infatti suddivisa in due Fazioni legate rispettivamente a Eroi e Villain, dandoci modo di osservare non solo i punti di vista dei protagonisti, ma soprattutto quello degli antagonisti, che svelano così dei tratti caratteriali velati e complessi invece da cogliere nel manga di Horikoshi. Tutto sommato, grazie anche a un’inclusione sagace del tutorial, la Modalità Storia non è tutta da buttare e si fa godere sino alla sua conclusione, narrando anche una porzione piuttosto ampia dei contenuti finora trattati nel manga (dalla conoscenza di Gran Torino allo scontro con All For One). Il problema è però insito nell’offerta di gioco generale di My Hero One’s Justice, ed è lì che ahìnoi ci siamo trovati con un leggero amaro in bocca.
Il titolo di Byking mostra difatti il fianco agli stessi problemi già citati, forse legati alla frettolosità di voler realizzare il titolo durante la terza stagione della serie animata, mostrandosi in una sola modalità alternativa una volta usciti dalla Storia, anche nota come Missioni. In linea di massima, ciò che vuole farci vivere la seconda modalità è la classica sopravvivenza, ovvero una serie di Mappe, ognuna contenenti delle battaglie, che andranno affrontate consecutivamente, senza la possibilità di ripristinare la salute una volta che si sarà concluso il singolo scontro. Le Mappe sono 6, e ovviamente ognuna di esse salirà nella difficoltà generale fino ad arrivare a un picco che soltanto i giocatori più esperti riusciranno (con fatica) a oltrepassare. In nostro soccorso arriveranno degli oggetti ottenibili da ogni vittoria, come l’Energy drink eroico, in grado di aumentare la potenza dei Quirk Speciali del 50%, ma anche un sistema di LVL UP, banale ma simpatico, dove i lottatori potranno salire di livello e migliorare le proprie statistiche per superare delle Missioni sempre più ardue. Appunto, nulla di eccezionale. Il dramma di My Hero One’s Justice è quello di un picchiaduro che vorrebbe offrire tanto, ma che a conti fatti si ritrova a concedere, oltre alla Modalità Online, l’Allenamento e la Partita Locale, soltanto due Modalità principali. Per carità, Bandai Namco ha già confermato che il gioco farà uscire al lancio (fissato al 26 ottobre) una terza modalità, già rivelata essere un Arcade dove i giocatori potranno fronteggiare un torneo contro una serie di nemici controllati dalla CPU. Interessante, sì, ma la sensazione è che manchi comunque un po’ di carne al fuoco, soprattutto nel lungo periodo di gioco.
Plus Ultra!
Tolti i malus di My Hero One’s Justice, se c’è un lato dove il titolo targato Byking riesce a dare tutto ciò che ha, quello è il gameplay e le interazioni tra i personaggi. Ovvio, c’era da aspettarselo, i lottatori che potremo scegliere saranno 20, in un percorso di scelta che ha eliminato dal roster delle figure come lo splendente Yuga Aoyama, la bellissima Mina Ashido o anche delle macchiette folli come il perverso Minoru Mineta. Ma riflessioni a parte, ciò che conta davvero in un picchiaduro sono le botte da orbi, e qui possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo. Ogni personaggio, da Deku o Muscular, è infatti bilanciato a seconda del proprio Quirk, con alcune Mosse speciali che potranno essere utilizzate fin da subito e altre che invece richiederanno il caricamento di una certa forma. E non mancheranno di certo le carenze dei singoli lottatori. Denki Kaminari è l’esempio perfetto, con i suoi fulmini che sono in grado di infliggere dei danni abnormi a qualunque avversario ma che nascondono, sotto sotto, un contraccolpo a dir poco notevole: il povero Denki si troverà difatti rincretinito dalle sue stesse scariche e impossibilitato a muoversi per una manciata di secondi; il necessario per far tornare alla carica l’avversario, ora avvelenato dai colpi subiti, che potrà invece contrattaccare con una delle sue Mosse speciali. Devastante. E queste situazioni potranno capitare tra più personaggi, dando modo a ognuno di brillare a modo proprio; se utilizzati nel verso giusto, ovviamente. Di spazio per padroneggiare i lottatori ce ne sarà comunque in abbondanza, visto che le 15 arene a nostra disposizione si mostreranno in uno stile che ricorda da vicino gli stage di Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi e Naruto: Ultimate Ninja Storm. Avremo difatti le Combo base, le corse sui muri e i Contrasti epici, che ci mostreranno gli scontri (devastanti) tra due Mosse speciali, ma anche i Contrattacchi, che nel caso di My Hero One’s Justice ci garantiranno una protezione temporanea agli attacchi del nemico.
E se dal punto di vista del sistema di gioco il titolo targato Byking può reggere il confronto con altri picchiaduro traslati dal mondo degli shonen, è nello stile generale che My Hero One’s Justice è riuscito terribilmente ad avvicinarsi alla serie animata realizzata da Bones. Le lamentele erano fioccate nel corso dei mesi, suscitando i dubbi da ogni schieramento del caso, eppure ora possiamo dire con certezza che gli scorci di My Hero One’s Justice sono tutto fuorché deludenti. Tutt’al più, ciò che ci ha sorpresi è la mole di fanservice presente nel titolo, che parte dagli attesi “Plus Ultra“, mostrati su schermo a ogni vittoria attuata con una Mossa speciale, fino alle scritte di ogni modalità, che tanto rassomigliano a quelle osservate nello stesso anime, passando per lo sfondo giallastro successivo al Plus Ultra, il quale fa una diretta citazione alla figura di Allmight vista da Deku, che, sognante nella prima sigla giapponese della serie animata, tenta di afferrare metaforicamente il suo sogno. Nel lavoro di Byking c’è una bruciante passione per quello che è il lavoro di Horikoshi, ed è anche per questo che ci è dispiaciuto osservare degli sparuti cali di framerate nel corso dei combattimenti. E per carità, non stiamo parlando di ricadute così evidenti, ma per un picchiaduro ci si aspetterebbe una fluidità costante, e invece così non è; un vero peccato.
Le novità non finiscono qui. Come già annunciato a più riprese dalla stessa Bandai Namco, in My Hero One’s Justice avremo l’opportunità di personalizzare il nostro lottatore sotto moltissimi aspetti, andando a cambiare i vestiti e i gadget a sua disposizione. Nulla di trascendentale, non aspettatevi una versione alternativa di Soulcalibur VI, ma i costumi realizzabili con la giusta combinazione di accessori potranno arrivare a differenziarvi umanamente dagli altri giocatori, soprattutto nella Modalità Online.
In definitiva, promozione o bocciatura? A dispetto di chi vorrà schierarsi tra uno dei due estremi, My Hero One’s Justice si trova invece in un mezzo; quello dei primi capitoli videoludici. Pensiamo al primissimo Budokai o agli Ultimate Ninja per PlayStation 2, dove il sentore generale si esprimeva generalmente con l’entusiasmo infantile di vedere una serie animata nel videogioco. Sostanzialmente, la situazione di My Hero One’s Justice è la stessa vissuta negli anni scorsi da altri shonen, con l’unica eccezione che ormai gli standard sono profondamente cambiati, e da questo frangente il titolo di Byking non se la passa così bene: da un lato viene schiacciato da uno straordinario Dragon Ball FighterZ, ormai noto per aver superato la popolarità di Marvel vs. Capcom nel competitivo, e dall’altro ha il modello di Naruto Shippuden: Ultimate Ninja Storm 4, che è divenuto ormai il colosso da oltrepassare nel prossimo futuro. Per ovvi motivi, My Hero One’s Justice non è ancora giunto a tali livelli, ma siamo sicuri che con l’apporto dei fan e un continuo supporto da parte dei ragazzi di Byking, My Hero Academia riuscirà a risplendere anche nel medium videoludico.