Starlink: Battle for Atlas Recensione, i giocattoli fanno sul serio

Starlink Battle for Atlas Ubisoft

Non ho mai negato di amare i giocattoli: possiedo un intero esercito di figure di plastica che fanno la guardia dall’alto dei loro scaffali. Di conseguenza, è ovvio che abbia un debole per i videogiochi che mi costringono (che sofferenza!) ad acquistare pupazzetti ed ingrandire le file dell’armata. Li ho acquistati tutti, giocati tutti ed ho apprezzato i loro gameplay spesso semplici ma efficaci, ma pur essendo in genere validi sono sempre stati titoli legati a doppio filo alle statuette. Starlink: Battle for Atlas si fregia di una schiera di giocattoli niente male, che include armi, piloti e navette spaziali, e per di più consente di giocherellarci fisicamente, ovvero di attaccare le armi e le ali sulle astronavi e posizionarci dentro i personaggi. La modularità di queste statuette fornisce un livello di divertimento extra rispetto alle classiche figurine a cui eravamo abituati (amiibo, Skylanders e Disney Infinity) e dà una certa soddisfazione. Starlink quindi merita certamente dal punto di vista del collezionismo, ma si spinge oltre con una scelta estremamente coraggiosa: lo si può giocare senza acquistare nemmeno un singolo giocattolo. Tutto virtuale, niente plastica e spese extra. Scoprire questa informazione mi ha molto sorpreso: è una dichiarazione di intenti rilevante, poiché sta a significare che gli sviluppatori credono a tal punto nel potenziale del videogioco da svincolarlo da tutto il resto, che sembrava essere una componente necessaria per riuscire a divertirsi. Ho deciso di accettare la sfida ed ho giocato perciò unicamente la Digital Deluxe Edition, dedicandomi solo a fine esperienza ai giocattoli. Che sono, e rimangono, adorabili.

L’universo di Atlas è costituito da sette pianeti, ognuno con un bioma diverso, differenti risorse e nemici. La varietà è certamente gradevole e, complice la natura open-world del titolo, è facile perdersi nell’esplorazione di lussureggianti prati e aridi deserti. Raccogliere materiali e studiare la fauna locale mi ha appassionato decisamente di più di combattere, ed ho passato (sprecato?) ore a vagabondare, rimandando le missioni principali. Le battaglie non sono in effetti particolarmente eccitanti: gli avversari non mostrano particolari differenze tra loro, se non la potenza d’attacco, e una volta compreso quale arma sia meglio usare e aver preso la mano con i comandi, il gioco è fatto. Ciò nonostante si può incorrere anche in sfide più impegnative, soprattutto se si decide di avventurarsi sui pianeti più ostili. Lo spostamento nello spazio non offre nulla di particolare: consiste unicamente nel viaggiare dal punto A al B, evitando asteroidi e l’occasionale trappola dei predoni, in alcuni casi particolarmente agguerriti. La maggioranza delle nostre attività consiste nell’esplorare, raccogliere risorse e sconfiggere esseri robotici, ma può capitare di risolvere piccoli enigmi ambientali. Aver avuto accesso alla Digital Deluxe Edition ha forse rovinato il divertimento: possedere fin da principio tutte le armi, astronavi e piloti semplifica un bel po’ la vita, specialmente considerando che ogni navetta extra funge da “backup”, consentendo di proseguire la storia anche dopo la distruzione del proprio mezzo.  Al contempo, poter valutare tutti gli elementi a disposizione mi ha consentito di comprendere a pieno la varietà di abilità presenti, che sono numerose e permettono di decidere la propria strategia di gioco, puntando ad esempio tutto sulla velocità di azione o magari sulla difesa. I singoli piloti possiedono capacità proprie e possiamo scegliere quale skill-tree potenziare, e ciò vale in parte anche per le astronavi, che possono installare modifiche di varia potenza e rarità. Cercarle in giro sui pianeti è un bel divertimento: non si sa mai cosa ci aspetta dietro l’angolo.

La combriccola dei personaggi che animano il titolo è abbastanza variegata, ed è apprezzabile il tentativo di caratterizzarli con cura. Ciò nonostante, la versione per Nintendo Switch spazza via la concorrenza, introducendo Fox McCloud giocabile: che importa che ci siano altri sei piloti? Oltre alla volpe spaziale è presente il suo Starwing e tutti i compagni d’avventura, e come se non bastasse c’è una vera e propria storia parallela che li vede protagonisti. In sostanza potete giocare tutto Starlink con Fox e la sua navetta, e fingere che il titolo sia un nuovo Star Fox un po’ peculiare, ignorando tutto il resto. Ed è esattamente ciò che ho fatto, non lo nego. Va comunque ammesso che la storia principale del gioco fornisca un intrattenimento più che dignitoso, soprattutto considerando il giovane target del titolo. Dal punto di vista tecnico, Starlink è un titolo discreto. I colori vivaci mascherano qualche difetto, soprattutto nelle texture poco curate e nell’effetto pop out molto presente, che fa sì che grossi ostacoli o nemici compaiano dal nulla man mano che ci avviciniamo. L’azione comunque scorre fluida anche sullo schermo di Nintendo Switch in modalità tablet, che ha rappresentato il 90% del tempo del mio gameplay. Il comparto sonoro è ben curato: non ho assistito a musiche memorabili, ma quelle presenti accompagnano piacevolmente l’avventura ed il doppiaggio dei personaggi mi è parso ben fatto e gradevole. Le voci della truppa di Star Fox sono quelle originali, con mia grande gioia.

Dulcis in fundo, occupiamoci dei pupazzetti. Le figure di Starlink sono ben realizzate fin nei piccoli dettagli ed appaiono di buona fattura per il loro prezzo. I piloti sono davvero molto piccoli ed è perfettamente comprensibile considerando che debbano poter entrare nelle navicelle, ma è stato profondamente deludente il non poter possedere un Fox McCloud a dimensioni naturali. Giocare utilizzando le figure è facile ed intuitivo e dubito che qualsiasi utente, anche molto giovane, possa avere problemi, inoltre veder cambiare l’aspetto della propria astronave in tempo reale sullo schermo dà molta soddisfazione. Il comparto giocattoli è perciò promosso a pieni voti. Al contempo non si può fare a meno di notare come l’acquisto dei componenti fisici sia estremamente più costoso della loro controparte digitale: può sembrare del tutto scontato, ma fa comunque riflettere il fatto che si possano ottenere tutti gli elementi nel gioco spendendo meno di un quarto se si rinuncia alla plastica. Sembra quasi che si venga spinti ad acquistare solo i personaggi ed i veicoli che ci piacciono di più, comprando il resto dell’equipaggiamento, utile per proseguire, unicamente in-game. Approccio interessante, che presuppone una grande fiducia nella capacità del titolo di appassionare a prescindere dai collezionabili, e devo dire che tale speranza è stata ben riposta: dei titoli legati ai giocattoli, Starlink è probabilmente il più valido e completo finora rilasciato, seppur con qualche pecca.

Starlink: Battle for Atlas è un titolo open world gradevole e con una buona quantità di contenuti, arricchito dalla possibilità di divertirsi con le astronavi e i piloti giocattolo, molto ben realizzati. Tenetelo nel vostro radar se amate il genere o se avete così tanto bisogno di un nuovo Star Fox (comprensibile) da accontentarvi di questa piccola avventura della volpe galattica, che torna in gran forma a fare compagnia al resto della ciurma di piloti.

Mangiatrice compulsiva di sushi e cibarie di ogni genere, ama alla follia tutto quello che è Nintendo, non disdegnando neppure il dorato mondo dei Pokémon. Videogioca sin da quando era bambina, ed ora che è grande forse lo fa addirittura più di prima. Anzi, sicuramente.