Abbiamo avuto modo di vedere, in anteprima, alcuni film in gara alla Festa del Cinema di Roma (giunta alla sua 13ยฐ edizione), che si รจ tenuta all’Auditorium Parco della Musica, dal 18 al 28 ottobre. Potete trovare qui sotto delle brevi opinioni su quanto visto in questo evento, che ha una notevole importanza a livello nazionale ed internazionale.
Bad Times at the El Royale (7 Sconosciuti a El Royale)
La nuova fatica di Drew Goddard (sceneggiatore di Cloverfield e produttore di Lost), film d’apertura della Festa, รจ un noir ibridato con i migliori prodotti dei fratelli Coen e Quentin Tarantino. Non รจ un caso, infatti, che l’intero schema narrativo ricordi moltissimo The Hateful Eight, ma anche la raffinata caratterizzazione degli antagonisti di lungometraggi come Fargo. Una sceneggiatura di gran classe ed eleganza con molti guizzi di scrittura, accompagna una regia davvero notevole che regala piรน di un momento di tensione. Il cast, capitanato dal leggendario Jeff Bridges, chiude questa squadra perfetta, con delle interpretazioni dei personaggi estremamente realistiche e coinvolgenti, ovviamente anche grazie al copione che supporta degnamente gli attori.
The House with a Clock in Its Walls (Il Mistero della casa del tempo)
L’esordio fantasy del filmaker Eli Roth, noto per aver realizzato horror come Hostel e Green Inferno, รจ l’adattamento del romanzo La pendola magica del 1973, scritto da John Bellairs ed illustrato da Edward Gorey. Il film, che ha una sceneggiatura realizzata da Eric Kripke (ideatore di Supernatural), รจ indirizzato prevalentemente alle famiglie e, di conseguenza, non ha una profonditร filmica marcata. Questo perรฒ non significa che sia di bassa lega, ma anzi riesce comunque ad intrattenere il pubblico, soprattutto grazie alla coppia Jack Black e Cate Blanchett che funziona splendidamente su schermo. Nota un po’ stonata รจ il finale, che risulta un po’ affrettato e caotico, ma รจ un piccolo neo in un’universo costruito con stilemi classici e funzionali del genere.
Eter
Lungometraggio polacco scritto e diretto da Krzysztof Zanussi, รจ un’opera a cavallo tra il thriller e il dramma e vede come protagonista un medico, che prima in Russia e poi nell’Impero austro โ ungarico sperimenta l’uso dell’etere su vari pazienti. Se il setting e l’atmosfera sono interessanti, in quanto accompagnate da una fotografia fredda e opprimente, la scrittura e la regia sono piuttosto confusionarie e non hanno una vera e propria direzione specifica, finendo col raccontare una storia fine a sรฉ stessa, senza un vero e proprio obiettivo. ร invece molto interessante un colpo di scena che viene svelato negli ultimi minuti di girato, che cambia improvvisamente la prospettiva del film.
Sangre Blanca
L’opera della regista argentina Barbara Sarasola-Day รจ un lungometraggio ambientato sul confine boliviano, con due corrieri della droga (Manuel e Martina) che sono pronti a tutto pur di guadagnare qualcosa. Molto statico sia nella regia (piuttosto mediocre, senza troppi virtuosismi) che nella scrittura, la pellicola ha il merito di affrontare la tematica del rapporto padre – figlia in modo originale, ma si perde nella realizzazione che rimane troppo superficiale e abbozzata. Infine il cast, che vede come attori principali Eva Di Dominici e Alejandro Awada, tenta di costruire una recitazione il piรน possibile intensa, ma non ci riesce appieno a causa di uno script troppo piatto.
Halloween
David Gordon Green riprende in mano lo storico franchise creato da John Carpenter, realizzando (dopo 40 anni) un sequel diretto dell’originale, ignorando quindi tutte le varie opere di mezzo. Ne esce un prodotto di buon livello, con un efficace colonna sonora creata nuovamente dallo stesso Carpenter, che riprende in parte la base della soundtrack originale del primo film del 1978. Peccato per qualche leggerezza nella sceneggiatura, che poteva essere evitata tranquillamente, ma che in ogni caso non rovina la trama principale, incentrata sullo scontro finale tra il serial killer Michael Myers e Laurie Strode, vittima dell’assassino che รจ vissuta reclusa, in attesa del confronto con il suo aguzzino.
Funan
Film d’animazione francese di Denis Do, che coinvolge, tra i doppiatori, Berenice Bejo e Louis Garrell. Il suo merito รจ quello di affrontare una tematica complessa come la guerra, in maniera molto delicata e sobria, senza avere la volontร di incappare in chissร quali virtuosismi, che avrebbe sicuramente in qualche modo minato l’esperienza. Lungometraggi che affrontano gli stessi temi ce ne sono davvero a bizzeffe, ma questa pellicola ha saputo davvero distinguersi, emergendo tra gli altri concorrenti in concorso e creando una storia, collocata a Phnom Penh (in Cambogia) nel 1975, commuovente e toccante, regalando delle bellissime immagini, al tempo stesso evocative e suggestive.
Beautiful Boy
Felix Van Groeningen ci regala un’avventura (ispirata ad una storia vera) che vede al centro un rapporto tra un padre e un figlio, il quale รจ caduto in una spirale negativa segnata dall’abuso di droghe di qualsiasi tipo. L’opera nonostante cominci con una serie di sequenze frammentate non cronologiche che confondono moltissimo il pubblico, poi ha una ripresa incredibile e cattura i fruitori, senza ombra di dubbio grazie ai due attori protagonisti, Steve Carell e Timothรฉeย Chamelet, che donano agli spettatori una notevole performance. Altra caratteristica di un certo spessore รจ la fotografia, che alterna momenti di estrema cupezza ad altri di spiccata dolcezza, mentre parlando della regia, quest’ultima non riesce sempre a mantenere un buon livello, risultando alcune volte monotona e poco originale.
If Beale Street Could Talk (Se la strada potesse parlare)
L’opera di Barry Jenkins (giร vincitore di un Oscar nel 2017 con Moonlight), che ha scritto e diretto, descrive una storia d’amore tra due ragazzi nell’America razzista degli anni 70′. Quello che traspare guardando ogni frame di questa bellissima narrazione, non รจ condanna o odio nei confronti di una popolazione vessatoria e violenta, ma solamente coraggio e volontร di cambiare le cose, con intelligenza e pacificamente, non con le armi e i morti per le strade. Certo, la retorica รจ in alcuni tratti piuttosto stucchevole e ridondante, ma รจ necessaria in un prodotto di questo tipo, perchรฉ la denuncia rimane comunque l’obbiettivo primario.
They Shall Not Grow Old
https://www.youtube.com/watch?v=EHYRfukHToc
Il grande ritorno alla regia del mitico Peter Jackson, le cui sapienti mani hanno diretto egregiamente la trilogia del Signore degli Anelli, si concretizza con un documentario sulla prima guerra mondiale. Dal punto di vista tecnico ci troviamo di fronte ad un grandissimo lavoro, poichรฉ si tratta di filmati originali dell’epoca ricolorati e montati in maniera precisa e puntuale, inframezzati da dialoghi di diversi soldati sul fronte. L’unico problema che perรฒ emerge, riguarda proprio l’audio, che per scelta del filmaker stesso รจ rimasto in lingua originale senza sottotitoli e il fatto rende piuttosto difficoltoso seguire le parole dei personaggi, non sempre di facile comprensione in quanto spesso non conversano in inglese parlato, ma in slang.
The Hate U Give
Il film di George Tillman Jr. riprende il romanzo omonimo di Angie Thomas del 2017, che anche in questo caso ha come argomento principe la tematica dell’odio razziale. Il lungometraggio รจ un ottimo spaccato della vita sociale del quartiere di Garden Heights (ghetto di fantasia dove per l’appunto vive la minoranza afro-americana), ma pecca nell’affrontare certi argomenti, in alcuni casi andando a stereotipare troppo alcune situazioni o avvenimenti. Questo รจ in parte giustificato dal fatto che il prodotto non รจ indirizzato ad un pubblico adulto, ma agli adolescenti che riescono a metabolizzare meglio determinate problematiche con un linguaggio piรน didascalico e in parte anche piรน semplificato.
La Negrada
Una pellicola a cavallo tra un film e un documentario, il prodotto di Jorge Pรฉrez Solanoz va ad analizzare la minoranza africana in Messico, soffermandosi nel dettaglio su grandi temi come la morte o il “queridato”, cioรจ il fatto che un uomo possa vivere contemporaneamente con due donne. Nonostante siano degli aspetti interessanti di riflessione per lo spettatore, il tutto รจ gestito con tempi cosรฌ dilatati e volutamente lenti, da risultare difficile da seguire e da comprendere. Anche il fatto di coinvolgere solo attori non professionisti รจ una scelta molto forte, ma su schermo non fa che appesantire ulteriormente la narrazione, che non ha una vera e propria sceneggiatura di supporto.
The Girl in the Spider’s Web (Millennium โ Quello che non uccide)
Il film รจ ispirato al quarto romanzo della serie Millennium, inizialmente pensata come una trilogia da Stieg Larsson e successivamente continuata, alla sua morte, con altri due libri dal giornalista David Lagercrantz. Fede รlvarezย confeziona una pellicola di stampo molto classico, riprendendo molte caratteristiche del genere action e ci riesce solo in parte, in quanto non รจ supportato da un copione adeguato che fallisce nella caratterizzazione dei personaggi (specialmente gli antagonisti) e nella logica di alcune sequenze su schermo. Di conseguenza, nonostante sia un lungometraggio valido per regia e fotografia, non si puรฒ dire lo stesso per la trama.
Green Book
L’opera, diretta da Peter Farrelly e scritta dallo stesso regista con Nick Vallelonga, mette in scena una storia vera, che ha come protagonisti il buttafuori italoamericano Tony Lip e il pianista afroamericano Don Shirley. L’amicizia tra i due, la quale si andrร ad evolvere nel corso del film, sarร il punto focale della produzione, in quanto gioca sul contrasto tra i due personaggi, anche considerando il razzismo dilagante degli anni 60′. Retti da una sceneggiatura brillante e dinamica e da una regia impeccabile, gli attori principali Viggo Mortensen e Mahershala Ali regalano delle performance incredibili, rendendo ancora piรน tridimensionali e reali gli uomini che stanno interpretando e portando il prodotto ad un livello altissimo.
A Private War
Il lungometraggio di Matthew Heineman รจ una biopic sulla vita della reporter di guerra del “The Sunday Times”, Marie Colvin, morta durante l’assedio di Homs nel 2012, in Siria. L’attrice Rosamund Pike, che interpreta la giornalista, รจ estremamente minuziosa nel caratterizzarla, dando uno spessore incredibile al suo personaggio e questo รจ accompagnato da una fotografia e una regia molto crude e realistiche, che si esprimono al meglio con un taglio documentaristico e storico, perfetto per l’opera che si sta portando su schermo. Ci sono anche ovviamente, considerando che si parla di guerra, ottimi spunti di riflessione, su una tematica affrontata milioni di volte, ma in una prospettiva che si differenzia dai soliti titoli dello stesso genere.