Assassin’s Creed Odyssey è ancora un Assassin’s Creed?

Assassin's Creed Odyssey

Assassin’s Creed non più lo stesso. Assassin’s Creed è peggiorato. Assassin’s Creed mi piaceva di più quando c’erano Ezio ed Altair. Quante volte avete sentito un vostro amico ripetere la fatidica frase? Quanti post su Facebook avete dovuto scorrere con questo messaggio? Sembra un po’ la vecchia storia del “si stava meglio quando si stava peggio”, ma la malinconia legata al franchise Ubisoft sembra abbastanza diffusa negli ultimi anni. Certo, una software house non riesce mai davvero a soddisfare tutti, ma un malessere così diffuso potrebbe anche nascondere un nocciolo di verità. Mentre giocavamo ad Assassin’s Creed Odyssey per proporvi la nostra recensione, ci siamo chiesti: ma Assassin’s Creed è davvero ancora un Assassin’s Creed? Ad un mese di distanza dal lancio del titolo sul mercato forse abbiamo qui una risposta per voi: ragioniamo insieme sulla faccenda.

Quando c’era lui: trama e nostalgia

Prima di cominciare con le nostre considerazioni dobbiamo ripetere la domanda iniziale e cercare di comprenderne la portata. Assassin’s Creed Odyssey è ancora un Assassin’s Creed? La risposta è: no, e per fortuna. E qui molti di voi avranno già imbracciato i primi oggetti contundenti a disposizione e cominciato a cercare su internet la sede fisica della nostra redazione, ma aspettate un momento. Potrebbe anche essere un bene che Assassin’s Creed sia cambiato: dipende da come e da quanto è cambiato. Del resto diciamolo chiaramente, ma quale gioco mai pubblicato non è cambiato almeno un po’ nel corso delle sue successive iterazioni? Persino Tetris non smette di sconvolgere e di rimescolare le carte in tavola, eppure continua ad essere perfettamente riconoscibile; non tutti i fan apprezzano le nuove versioni e molti continuano a giocare con il primissimo tetris nascosti in soffitta, ma resta pur sempre Tetris. Ad Assassin’s Creed è accaduto qualcosa di simile, ed è immediatamente visibile considerando le prime due saghe della serie, quella di Altair e di Ezio Auditore da Firenze, e l’ultimo ciclo di storie compreso tra Assassin’s Creed Origins e Assassin’s Creed Odyssey.

Assassin's Creed Odyssey

Forse è proprio questa una delle prime cause che impedisce ai fan della serie o semplicemente ai ritardatari di valutare in modo oggettivo Assassin’s Creed Odyssey: la nostalgia. Perché naturalmente i primi capitoli della serie, proprio perché i primi, erano anche quelli più originali, ispirati e ricchi di idee: è così per ogni tipologia di prodotto, per il sequel di ogni film che ci ha colpiti, per tutto nella vita. La seconda iterazione di qualcosa che ci è piaciuto molto, non potrà mai piacerci allo stesso modo, salvo casi eccezionali. Altair ed Ezio sono diventate delle figure quasi mitiche all’interno della saga degli Assassini e dei Templari, il secondo dei due personaggi ha avuto addirittura ben tre giochi con cui farsi conoscere poco a poco e amare dai fan: Assassin’s Creed II, Assassin’s Creed Brotherhood e Assassin’s Creed Revelations, anche nota per l’appunto come Saga di Ezio Auditore da Firenze. Naturalmente è cosa buona e giusta che questi due personaggi abbiano il loro prezioso spazio dei ricordi nel cuore dei giocatori, a patto che però si resti obiettivi sui cambiamenti apportati da Ubisoft al franchise, praticamente tutti in grado di potenziare l’esperienza di gioco.

Anno che vai, gameplay che trovi

La saga di Assassin’s Creed comincia ad avere i suoi anni sulle spalle: i protagonisti sono stati tanti e i primi vengono ricordati con più affetto di altri. I gusti personali difficilmente possono essere messi in discussione, ma il gameplay rientra nella sfera dell’obiettività: Assassin’s Creed Odyssey è profondamente diverso da tutti gli altri capitoli eccetto Origins, e questo è un bene per l’intera saga. La deriva action RPG all’interno di un mondo open-world ricchissimo e liberamente esplorabile è una delle migliori cose che potesse capitare al franchise degli Assassini. Non che Assassin’ Creed II o Black Flag non avessero dalla loro una mappa di gioco vasta, ma l’avete vista quella di Odyssey? C’è mezza Grecia Antica là dentro, con un livello di ricostruzione dei dettagli e una cura dei particolari ai massimi livelli, difficilmente raggiunti da qualsiasi altro titolo di questo tipo. Senza parlare del potenziamento del franchise in termini di gameplay, un percorso complesso che è dovuto necessariamente transitare per Unity e Syndicate, i primi titoli per next gen. Provate a riprendere il primo Assassin’s Creed o il caro vecchio Brotherhood, e poi siate onesti con voi stessi: come vi sembra, oggi, il loro gameplay? Lo trovate ancora al passo con i tempi, fluido, o decisamente invecchiato e legnoso? Il ché naturalmente non vuol dire che i giochi non siano più divertenti, anzi: semplicemente gli aspetti migliorati con i capitoli successivi sono troppi (e troppo importanti) per non essere tenuti in conto.

Assassin's Creed Odyssey Ubisoft

Non si tratta di un mero potenziamento tecnico: con console più performanti Ubisoft è riuscita ad arrivare agli ottimi livelli di Assassin’s Creed Odyssey, ma un gioco bello da vedere non necessariamente è il migliore o il più divertente della serie. Provate a ripensare al combattimento in tutti i capitoli precedenti, fino a Syndicate, agli avversari che vi attaccavano a turno mettendosi in fila come dei bravi scolaretti. Alle armi personalizzabili ancora solo in fase embrionale, ai pezzi di equipaggiamento puramente estetici. Ora tornate su Odyssey, ma anche Origins va bene come termine di confronto. Ogni parte dell’armatura può essere equipaggiata, e fornisce bonus e malus in combattimento. Ogni personaggio può essere potenziato per approcciarsi al gameplay in modo differente: si può giocare nascosti nell’ombra o dedicandosi al corpo a corpo ravvicinato. Ci sono abilità uniche che possono essere lasciate completamente da parte o utilizzate per potenziare l’esperienza, tra cui anche attacchi a distanza con strumenti speciali. Ci sono missioni secondarie che da sole rubano ore e ore di gioco, una progressione più appagante in base al livello del giocatore, segreti nascosti in ogni dove.

Cosa manca davvero agli ultimi Assassin’s Creed? Forse una parte specifica della narrazione presente nei capitoli iniziali del franchise: l’attenzione focalizzata sul tempo reale. Questo è vero: i primi titoli giocavano molto di più sul parallelo tra il presente e i tempi antichi, riportando lo scontro con i templari anche ai nostri giorni. Ma basta questo singolo punto per etichettare il franchise come “scadente”? Noi crediamo di no, e i dati di mercato sono chiari: ai giocatori Assassin’s Creed piace più che mai, vende moltissimo e probabilmente continuerà a farlo.

La formazione del buon Simone, classe '93, avviene pad della prima PlayStation alla mano, a base di draghi viola, gemme e pecorelle fumanti (del resto è un vero abruzzese). Cresce a pane e Dylan Dog, mostrando fin da subito gravi problemi psicologici e mentali. Tra le altre cose ha ancora paura del buio, e probabilmente Stephen King lo approverebbe. Un paio di lauree in letteratura non gli hanno impedito di diventare uno dei massimi esperti del mondo Nintendo; compensa non riuscendo neppure ad accendere una Xbox. È attualmente ai domiciliari per abbandono dei cagnolini di Nintendogs e omocidio degli abitanti di AnimalCrossing.