Prendiamo ben dodici mech di dimensioni colossali, armati fino ai denti, e ognuno caratterizzato dalle proprie armi e abilità speciali. Aggiungiamo arene totalmente tridimensionali e alieni pronti a invadere la nostra amata Terra. L’idea base di Modus è questa, semplice e chiara: robottoni enormi pronti a prendere a calci ogni tentacolosa chiappa aliena che voglia profanare il nostro pianeta. Messa giù così la proposta di gioco offerta da Override: Mech City Brawl sembra avere, almeno sulla carta, il potenziale per incollare milioni di giocatori allo schermo. Dopotutto, specialmente noi figli degli anni ’80, siamo abbastanza ipersensibili al richiamo dei mech. L’idea di balzare al comando di un robot antropomorfo in grado di scatenare morte e distruzione – e devastare qualche palazzo nel contempo – alla pressione di un singolo pulsante ha il suo fascino. Eppure Modus non ha centrato il bersaglio, compiendo alcuni errori che sono riusciti a relegare Override: Mech City Brawl al limbo di quei titoli di cui, fra qualche mese, difficilmente sentiremo ancora parlare. Curiosi di sapere come mai? Allacciate le cinture, quindi, che ve lo spieghiamo.
Tanti mech, ma nessuna trama
Intendiamoci, che Modus non intendesse puntare sulla componente narrativa era indubbio sin dai primi minuti di gioco e non intendiamo indorare la pillola: non esiste praticamente una trama, se non qualche accenno del tutto ignorabile nel contesto del gioco, in Override: Mech City Brawl. Tutto questo, a conti fatti, riduce la modalità giocatore singolo ad un mero riciclo di missioni copia-incolla, nelle quali saremo chiamati – a bordo di uno tra i dodici mech disponibili nel gioco – a difendere obbiettivi sensibili, respingendo orde su orde di alieni tanto brutti quanto… morbidi. Non c’è un vero e proprio fattore sfida, nulla che faccia tirare quel sospiro di sollievo che ci si aspetterebbe dopo aver salvato – per l’ennesima volta – il globo terracqueo. Insomma, una vera e propria delusione. Per contro, l’assenza di una qualunque velleità narrativa in Override: Mech City Brawl ha, in qualche modo, esaltato i pregi che il titolo sembra offrire, pur lasciandoci in bocca un sapore di amaro e incompiuto.
Divertente in multiplayer, soporifero in singolo
Se l’offerta single player di Override: Mech City Brawl lascia decisamente a desiderare, la possibilità di giocare online o in multiplayer locale risolleva decisamente le sorti del titolo: il suo gameplay estremamente spartano e di facile padronanza anche per gli utenti più smaliziati riesce, in qualche modo, a trasformare quella che si è rivelata un’esperienza soporifera in single player in un coacervo di risate e divertimento – e non dimentichiamo i nostri amati schiaffi a mani giunte robotizzati – quando affrontata in compagnia. Le modalità multiplayer disponibili spaziano infatti dai classici 1 v 1 fino alla più divertente e longeva tra le proposte di Modus, la modalità brawl, nella quale potremo trovarci a sfidare fino ad altri tre piloti armati fino ai denti e pronti a ridurre il nostro amato mech in un ammasso di rottami fumanti e contorti. Altra chicca, sempre riservata alla modalità multiplayer, è la possibilità di dividere i comandi del nostro enorme robot con altri tre piloti, trovandoci quindi nella situazione di dover comandare in quattro lo stesso robot. Per farlo, oltre ad una perfetta sincronia tra i quattro piloti, occorrerà molta pazienza e addominali d’acciaio: le risate, durante queste sessioni, sono assicurate e il fail è sempre dietro l’angolo! Insomma, un titolo che riesce a dare il meglio – o anche solo qualcosa – se affrontato con la giusta compagnia.
Gameplay spartano ed efficace, anche se lento
Che sia una scelta ponderata o meno da parte di Modus, il gameplay del gioco sembra afflitto da un certo input delay che di fatto risulta abbastanza noioso, specialmente nelle prime fasi del gioco. Fortunatamente, il gameplay di Override: Mech City Brawl risulta facile da padroneggiare e in grado di garantire un certo grado di soddisfazione anche dalle prime battute, fattore che attenua – seppur lievemente – la sensazione di avere tra le mani non un mech devastante ma un omino LEGO afflitto da una grave artrosi. Di base, i comandi del nostro robottone sono affidati a quattro tasti, uno per arto, che ci consentiranno di attaccare a scarpate e sberle di inaudita potenza i minacciosi alieni che stanno invadendo la Terra. Attenzione, però: questo non vuol dire che potremo gettarci direttamente nell’azione e menare colpi a destra e a manca come dei forsennati, tutt’altro. Il sistema di combattimento, pur basandosi sulla semplicità e l’immediatezza, presenta una peculiarità molto nota ai giocatori: un sistema di stamina, che ci costerà un certo quantitativo di energia ad ogni colpo. Se questo, specialmente in single player, è uno scoglio facilmente aggirabile dai fanatici del button mashing – si, sappiamo che ci siete, al pari di chi “frulla” al calciobalilla! – in multiplayer si rivela una strategia inattuabile che porterà ad un solo risultato, la distruzione del nostro mech.
Tecnicamente mediocre, ma stabile come una roccia
Diciamolo subito, senza troppi preamboli: tecnicamente ci sono evidenti lacune: Texture sgranate, modelli non troppo convincenti, ambientazioni ripetitive e animazioni legnose. Gli effetti particellari, seppur gradevoli, non riescono ad essere appaganti e la resa grafica, in generale, pone l’accento più sulle prestazioni che non sulla qualità. Per contro, diamo a Cesare quel che è di Cesare, il titolo gira in maniera fluida e con un framerate quasi granitico, che ha tentennato – vi ricordiamo che la versione da noi testata è quella per PC – solo in poche e trascurabili occasioni. Anche il comparto audio non brilla, anzi, riesce a rimanere nella sufficienza, ma di poco. Il sonoro è ben direzionato, così come i vari rumori prodotti dalle nostre armi e dai movimenti del nostro mech sono facilmente identificabili, seppur la colonna sonora del gioco sia stata la prima opzione che abbiamo disabilitato. Credeteci, non solo è fastidiosa, ma anche – e diremmo: per fortuna! – facilmente cancellabile dalle nostre memorie.
Override: Mech City Brawl non è proprio un brawler, non rientra nel classico panorama action e non riesce ad essere un picchiaduro. Sa essere divertente, ma con le giuste dosi e affrontato con altri giocatori. In alternativa il titolo di Modus, anche – ma non solo – a causa dei molteplici difetti tecnici non riesce ad essere altro che un’esperienza soporifera e da dimenticare. Il buon lavoro degli sviluppatori sul fronte del gameplay, spartano ma funzionale e intuitivo, e della personalizzazione non riesce ad elevare il titolo oltre la sufficienza risicata. Peccato, perché l’idea alla base di Override: Mech City Brawl è valida e, con qualche accorgimento in più, avrebbe potuto rivelarsi vincente e in grado di offrire una valida alternativa a titoli più blasonati. Insomma, per farvela breve: se amate spropositatamente i mech e sognate una storia d’amore con Venusia, questo potrebbe essere un titolo da aggiungere alla vostra libreria. In alternativa, per togliervi la voglia di robottoni giganti, vi consigliamo di spendere un pomeriggio guardando – magari per l’ennesima volta – Pacific Rim.