Il tempo passato in aria è importante come e più di quello vissuto a terra, in Monster Energy Supercross 2. Il gioco ufficiale del campionato Supercross americano, blindato dai paletti della licenza, conferma sì la bontà della produzione sotto gli aspetti ludici e tecnici, ma rischia di apparire, pure, come un semplice aggiornamento del capitolo precedente. Insomma, più che un gioco tutto nuovo, alle volte sembra di essere dalle parti del Data Disk. Quasi. Perché le migliorie, grattando la crosta, ci sono pure. Magari non si vedono, ma, manubrio alla mano, si sentono eccome.
Ci vuole un fisico bestiale
Gli ultimi 12 mesi sono stati, per Milestone, un vero banco di prova. Dal primo Supercross ad oggi, siamo passati dal nuovo MotoGP al terzo capitolo di Ride, icona di un nuovo modo, anche tecnologico, di affrontare lo sviluppo dei racing in Italia. L’abbandono del motore grafico proprietario in favore dell’Unreal Engine 4 ha permesso ai titoli della software house milanese di approdare, finalmente, nel campionato “dei grandi”, con Ride 3 chiamato, per davvero, a competere con i tripla A delle case più blasonate. In questo contesto, l’approccio con Monster Energy Supercross 2 è, sicuramente, di impatto minore. Il grosso del lavoro, fondamentalmente, era già stato fatto all’epoca, restituendo agli appassionati della categoria un prodotto inappuntabile sotto diversi aspetti. Aspetti che, è bene chiarirlo, sono stati in gran parte migliorati attraverso un processo, magari poco appariscente, di rifinitura che non stravolge in alcun modo l’impasto ludico e, neppure, la struttura, ma ci restituisce, allo stesso tempo, un gioco decisamente migliore. Un risultato ottenuto, principalmente, grazie ad una migliore implementazione della fisica dei flussi che regolano le collisioni. Non si tratta certo di aspetti di poco conto, anche a fronte di una tipologia di gioco che, nel tentativo di riprodurre una disciplina particolare, punta con decisione ad un gameplay che, sulla fisica, poggia gran parte dell’esperienza.
Sei come la mia moto
Supercross, lo sanno bene i fan filoamericani, vuol dire spettacolo, fisicità, acrobazie. È vero, l’obiettivo è sempre quello di tagliare, o meglio “saltare” il traguardo prima di tutti gli altri, ma le regole che governano la disciplina sono diverse rispetto ad altre competizioni e altri sport motoristici. In primis, le regole della “fisica”. Letteralmente. Giova ricordare, in questa sede, come le gare di Supercross si svolgano principalmente di sera, all’interno di un “recinto” perimetrato da imponenti arene. Tutto intorno, pubblico festante, luci e colori. Al centro, invece, ci sono le moto e i loro piloti chiamati, tra le altre cose, ad affrontare le curve dei traccianti saltando da un dosso all’altro. L’impatto per chi, ad esempio, è abituato ad un Ride 3 o, pure, ad un classico racing automobilistico può essere, in tal senso, spiazzante, perché spiazzante è, pure, il comportamento della moto, letteralmente lanciata in aria in una spettacolare alternanza di whoops e salti doppi. Nonostante i richiami, però, sarebbe sbagliato, anche, pensare di ritrovarci di fronte ad una sorta di Cool Borders su due ruote e senza neve. Nonostante la scalabilità dell’esperienza, con aiuti vari sempre disattivabili alla bisogna, siamo comunque dalle parti della simulazione che, per definizione, bandisce mosse speciali e trick. Come, non a caso, puntualizzato in attacco, il tempo passato in aria è davvero importante, perché costringe il giocatore a fare i conti con il peso del pilota, il comportamento della moto, la presenza di altri piloti e, infine, con la conformazione del circuito. Curva dopo curva, salto dopo salto, ogni gara si trasforma in una vera e propria lotta di bilanciamento, tra terra e fango, per la conquista della prima posizione. E questo accade in egual misura in tutte e tre le classi presenti e nella consapevolezza che ogni moto, oltre ad un rombo ben caratterino e caratterizzante, ha la sua personalità, come ogni cilindrata le sue peculiarità.
50 (e più) Special
Sono proprio le 3 classi, per tre campionati diversi, a scandire il progresso della modalità carriera, con il nostro pilota virtuale, creato tramite apposito editor facciale, chiamato, pianificando la propria agenda, a raccogliere denaro, sponsor, prestigio e punti lungo le arene degli Stati Uniti. I due campionati 250SX, divisi tra East e West Coast, sono il preludio per l’approdo nella classe regina, con moto da 450 di cilindrata ancor più potenti e scorbutiche. A tal proposito, come accennato, il comportamento dei bolidi è più convincente, grazie, ancora una volta, al potenziamento delle routine che regolano il peso del pilota e della stessa moto. La sensazione è avvertibile specie in “aria”, quando, gioco forza, il giocatore sarà chiamato a scontrarsi con gli altri piloti. Il sistema di collisioni, pur ancora lontano dalla perfezione, è sicuramente più coerente e in grado di trasmettere una maggiore fisicità. Sotto il fronte tecnico, pure, è ravvisabile una maggiore cure per i dettagli della pista, con texture fulminee nel caricamento e dai colori deliziosamente sgargianti. La prova,con PS4 Pro collegata ad un pannello 4K, ci ha restituito, pure, un frame rate “solid rock”, nonostante l’ingombrante presenza di 22 piloti “saltellanti” a schermo. La licenza ufficiale, stringente da un lato, ha garantito a Milestone tutti i nomi e le livree della stagione, per colori e accessori in gran parte personalizzabili grazie ad un incremento sensibile della merce disponibile negli shop delle varie marche. In più, proprio nel tentativo di superare i paletti della disciplina, Milestone ripropone sia l’editor dei tracciati, ulteriormente potenziato nelle possibilità offerte all’utente, sia il Compound. Questa modalità, aggiunta via DLC a pagamento nel gioco predente, è una sorta di gioco nel gioco che proietta il pilota all’interno di una mappa esterna più o meno liberamente esplorabile. Un piccolo e bucolico parco giochi, dove divertirsi tra sfide e ostacoli di ogni sorta. L’ideale, al netto della presenza di campionati, gare singole, time attack e multiplayer classico, per liberare, insomma, il bambino malamente occultato in ogni videogiocatore che si rispetti.
Senza rivoluzionare, insomma, Milestone ha prevedibilmente optato per una limatura generale del gioco precedente. L’ampliamento delle modalità, il rafforzamento dell’engine grafico e della fisica, ma anche una cura maggiore riversata su texture, shader e illuminazione rendono Monster Energy Supercross 2 un gioco semplicemente migliore, che supera con intelligenza i limiti del classico prodotto su licenza. Un gioco, pure, che amplia l’offerta interna della software house italiana capace, in questi mesi, di monopolizzare l’interno settore dei racing motociclistici con un prodotto “diverso”, principalmente rivolto al pubblico americano o, perché no, a quegli europei coraggiosi, che al tempo passato in aria danno la stessa importanza di quello vissuto sulla terra che bagna e sporca ogni piccola evoluzione. Come a dire che, per le grandi opere, l’appuntamento è rimandato al prossimo futuro.