Grandi aspettative per la seconda stagione di Suburra, prima serie italiana di Netflix che funge da prequel all’omonimo film del 2015. Il nuovo ciclo di episodi, che è disponibile in Italia dal 22 Febbraio, arriva a distanza di quasi due anni dalla prima e controversa stagione. L’attesa è stata però ripagata perché, le nuove avventure del trio formato da Spadino, Lele e Aureliano, si arricchiscono di nuovi particolari, asciugando e limando alcuni problemi molto evidenti che hanno caratterizzato la prima annata. Suburra 2, infatti, seppur non rasenta ancora la perfezione, è una vera e propria corsa a ostacoli fra le strade di Roma, tra patti scellerati e vendette trasversali. La politica e la religione restano le componenti fondamentali per lo sviluppo della trama, ma c’è spazio anche per i tormenti, i rapporti umani e per i grandi dilemmi etici. Anche questa volta non ci sono né vinti né vincitori e, forse, il bello della serie è insito proprio in questa particolarità.
Suburra, la seconda stagione: di cosa parla
Tre mesi dopo le vicende che hanno chiuso la prima stagione, il puzzle di Suburra non è delineato, molte forze agiscono nell’ombra per il predominio dei traffici illeciti. Il porto di Ostia è ancora molto ambito per gli interscambi malavitosi della Capitale. La politica muove i primi passi. Si vede l’ascesa di Amedeo Cinaglia, politicante in cerca di successo; Aureliano intanto cerca di recuperare il prestigio perduto spezzando i tentacoli di Samurai. E poi c’è Spadino che, da capo degli Anacleti, vorrebbe traghettare la famiglia verso nuove sfide e il giovane Lele, diventato ora commissario, si muove con agilità nel sottobosco dell’illegalità. Sara Monaschi invece è una pedina essenziale, si muove in entrambe le fazioni solo per il suo tornaconto personale. La situazione presto sfugge di mano.
La città di Roma è ancora l’indiscussa protagonista
Una regia opaca e rarefatta accompagna lo scorrere degli eventi. I personaggi si muovono in una cornice in eterno movimento, si destreggiano in una città cupa e soffocante, illuminata da un sole che non scalda il cuore. Roma è la testimone involontaria di una storia di malavita, in cui non esiste il più forte e il più debole, a vincere è quello che ha più arguzia, chi non ha paura di sbagliare. All’ombra del Colosseo si stringono patti, si spaccia droga, si ricicla il denaro e si sogna in grande. La Mafia è tra la gente comune, si muove come una biscia, si insinua dentro la pelle come un demone lussurioso. Roma acceca con il suo potere, con la sua bellezza, tutti ne vogliono trarre vantaggio. C’è chi muove i fili dall’esterno e chi uccide e chi inganna pur di avere un posto al sole. La Capitale seduce, fa sorridere, la Capitale ti uccide e fa soffrire.
Il lato oscuro dell’animo umano
Con questa fotografia i personaggi si muovono con agilità. Tramano alle spalle dei potenti, cercano scappatoie, ingannano, rubano pur di raggiungere i propri scopi. Suburra celebra il male, quello puro e semplice e lo fa attraverso gli occhi del male stesso. Certo, edulcora la visione, a volte si prende in giro in giro da solo, a volte commette errori, ma non perde di vista il suo scopo. La serie tv è nata per intrattenere ma anche con l’idea di delineare una piaga sociale che si ingigantisce sempre più. Nessuno è al sicuro, né il ricco né il povero, né il buono né il cattivo. Tutti soccombono al proprio destino, nessuno sopravvive, nessuno è immacolato. La politica inganna la chiesa, la religione sfrutta il suo buon nome per speculare sui più deboli, il criminale cerca di trarre vantaggio e il puzzle si complica di minuto in minuto, come un affascinante chiaroscuro. Dove la prima stagione era lenta e didascalica, la seconda impara dai suoi errori e affina le imperfezioni. Il ritmo si fa più serrato, la storia è lineare e meno complessa, i personaggi sono coerenti con la loro cresciuta all’interno della storia. Ha ancora le sue pecche, però. La recitazione ad esempio deve essere migliorata, l’ossessiva colonna sonora deve essere asciugata e si dovrebbe dare più spazio alle vicende personali dei singoli protagonisti.
Suburra resta comunque un buon esempio di serie tv italiana che costruisce e decostruisce l’animo umano. È un prodotto vincente, senza falsi moralismi che intrattiene con stile, evidenziando il male dei tempi moderni, un mondo in cui dove si vive di sola malavita e illegalità.