Captain Marvel Recensione

Captain Marvel - Brie Larson

Dallo schiocco di dita di Thanos, il mondo perde il conto dei dispersi, mentre polvere e desolazione regnano incontrastati sulla terra. Gli eroi hanno perso: è un dato di fatto. Quel gruppo di paladini instancabili che avrebbe dovuto schierarsi per il bene dell’umanità ha ora vacillato, ma dalle ceneri di questi ecco che il vero significato di Avengers risuona nelle città desolate. Proprio quando le speranze sono appese ad un filo, Nick Fury, colui che ha dato i natali al progetto Avengers, lancia un disperato segnale. Dopo mesi di tempo sappiamo ora per certo che quel messaggio era diretto a Captain Marvel: una figura femminile per ora celata ai più e vissuta nella penombra durante i recenti avvenimenti. Prima che Avengers: Endgame chiuda un’Era memorabile per il Marvel Studios, il cerchio narrativo aperto nel 2012 ora trova il suo apice, svelando i retroscena più intriganti che aleggiavano sull’organizzazione governativa segreta. Mentre l’universo piange i caduti, abbiamo bisogno di sapere se la fine di Avengers: Infinity War sia davvero un punto di non ritorno o la miccia in grado di risvegliare il potenziale sopito dei nostri eroi. Risuonano ancora nella mente gli emozionanti applausi durante il tributo a Stan Lee all’inizio dell’opera e l’emozione è stata innegabilmente forte da gestire, cosa ne è dunque del sogno Marvel? Badate bene: questa recensione è esente da spoiler e serve solo per darvi un’ampia visione dei macro argomenti trattati nella pellicola, accarezzando argomenti che sfiorano gli incipit della storia.

Captain Marvel: la donna fenice dei cinecomic

L’odissea della giovane protagonista ci ha colto impreparati sin da subito: la magnificenza e la risolutezza che emanavano i trailer del film usciti fino ad ora dipingevano l’eroina come un’inflessibile combattente. Sin dai primi minuti ci troviamo invece alle prese con una Brie Larson confusa e soffocata da un passato sfuggente e doloroso, che la tormenta tutte le notti. Ella, conosciuta dalla sua gente come Vers, si trova a marcare e salvaguardare i confini eretti dalla stirpe dei Kree: un popolo all’avanguardia anni luce rispetto alla Terra, impugnando le armi alla ricerca di alcuni misteriosi mutaforma di colore verde, che tentano di infiltrarsi nelle terre già colonizzate. Con tale premessa, la giovane guerriera decide di mettere anima e corpo per garantire l’ordine con la sua gente, sebbene una parte di sé sia continuamente scossa da ricordi che, riaffiorando dal subconscio, la rendono titubante e distratta. L’affannoso desiderio di conoscere il suo passato frammentato e le incertezze che la ghermiscono sono alla base del processo catartico che la forgerà come Captain Marvel. L’attrice convince da subito sul grande schermo, ora per un’interpretazione naturale e coinvolgente, ora per aver dato un tocco personale all’eroina. Brie Larson è a suo agio con il costume da supereroina e lo dimostra in disinvoltura, specialmente grazie a uno spiccato senso umoristico, piccante quanto basta a renderla una protagonista memorabile.

Captain Marvel

Coraggiosa, risoluta e dirompente, Captain Marvel esce spesso dagli schemi della figura del supereroe classico, sfoggiando un’esuberanza fuori dal comune, talvolta anche leggermente eccessiva. La più potente figura dell’universo Marvel è dunque lei? Presto per dirlo, dato che solo il tempo potrà decretare il ruolo effettivo nella battaglia finale contro Thanos, ma c’è da dire che l’evoluzione del personaggio è una tra le più lampanti mai apparse. Bisogna anche dare atto che si sentiva la mancanza di una protagonista femminile di tale spessore tra gli Avengers, vuoi per il mancato film dedicato alla Vedova Nera e il ruolo marginale di Nebula, ma per ora nessuna ha davvero brillato come Captain Marvel in questo film. Se cercate scontri epocali e ruggenti effetti speciali sappiate che sono il cuore pulsante dell’opera, ma più che altro un contorno o un antipasto, che servirà da premessa a ciò che ci attende questo aprile. Il processo di evoluzione e involuzione dei singoli protagonisti è ciò che affascina sin da subito, in primis poiché mai scontato e in secondo luogo perché riesce a tessere degli astuti intrecci narrativi, mai banali e in grado di regalare intriganti plot twist. Unica nota dolente è la sentita mancanza di un avversario degno di nota, che possa mettersi in contrapposizione alla protagonista. Un peccato, dato che l’abbagliante aura d’invincibilità che circonda l’eroina raramente si affievolisce, in parte anche perché l’ombra che più ottenebra i suoi poteri si estende dai suoi stessi ricordi. 

L’esodo Skrull, gli immigrati intergalattici

Il fattore scatenante che accende la scintilla del conflitto all’interno dell’opera è la guerra tra Kree e Skrull: le due popolazioni che si sfidano in sanguinose battaglie di pura astuzia. I primi vogliono salvaguardare i propri confini, mentre i secondi cercano disperatamente un luogo dove vivere e ricongiungersi con la propria famiglia. Ma la guerra, si sa, è scritta dai vincitori. Il mistero tra i due schieramenti si infittisce sempre di più, trovando riscontri toccanti anche nel mondo reale. Il disperato esodo degli Skrull, che spesso richiede il favore delle loro abilità da mutaforma per integrarsi con l’ambiente, e la loro tormentata ricerca di una terra in grado di accoglierli, richiama alla mente uno degli argomenti più discussi e delicati dei nostri giorni: l’immigrazione. Sebbene le premesse possano apparirvi banali e scontate, durante la visione del film, con un pizzico di attenzione in più, noterete che si affrontano in modo sottile, e anche un po’ amaro, tematiche come razzismo e tolleranza. Diverse battute citate all’interno della pellicola fanno riflettere e sorridere, spesso toccandoci nel profondo, ma il tutto non avviene mai in maniera così esplicita o provocatoria. Vi invitiamo pertanto a guardare Captain Marvel con gli occhi del cuore, perché solo così riuscirete a cogliere il messaggio più drammatico che si cela tra le righe di trama: la perdita e la rinuncia del proprio essere solo per la sopravvivenza.

Captain Marvel

L’alba del cacciatore di eroi

Laddove il carisma di Captain Marvel ammalia lo spettatore per quasi tutta la durata del film, c’è stato comunque spazio per approfondire delle sotto trame assai gradite. Nick Fury, l’agente dello S.H.I.E.L.D. che ha reso gli Avengers realtà, interpretato sin dagli albori da Samuel L. Jackson, mette a nudo ora molti dei suoi interessanti retroscena. L’imbronciato agente governativo presenta finalmente, dopo tanti anni, il suo lato umano e chiarisce i motivi che lo hanno spinto nella vitale ricerca dei supereroi. Tra curiosi dialoghi con Captain Marvel e sconcertanti rivelazioni emerse durante il film, usciti dalla sala sarete certamente soddisfatti nell’aver smascherato gli scorci narrativi che hanno reso Fury il personaggio che conosciamo ora. Siamo difatti ben lontani dall’uomo in nero tutto d’un pezzo apparso in Avengers, ma più di semplice soldato. Un umano che supera la barriera dello scetticismo comune e diviene conscio dei propri limiti: una situazione paradossale che, specialmente negli anni ‘90, era considerata eresia morale. L’inadeguatezza del genere umano di fronte a realtà sconosciute regala momenti esilaranti, alternati da un profondo acume che rende Samuel L. Jackson il degno eroe che serviva alla terra: un uomo in grado di abbandonare la visione antropocentrica e accettare i propri limiti con serenità. È stato quanto meno un piacere gustarsi la pellicola, immaginando di decantare le gesta di Captain Marvel, rendendosi poi conto di aver riesumato parallelamente uno dei personaggi chiave del mondo Marvel.

Captain Marvel

C’era una volta, l’America degli anni novanta…

L’impatto emotivo sul grande schermo rimane comunque di buon gusto e alla pari con le altre opere del passato. La direzione del film, affidata al brillante duetto di Anna Boden e Ryan Fleck, convince in ogni sua parte. Il film non annoia mai. Laddove manca un po’ di quel brio d’azione tanto atteso, ecco che l’impeto dei protagonisti e le esilaranti scelte di regia compensano i punti di calma. Al contrario di molte altre opere di supereroi apparse al botteghino, non vi è un’innaturale dilatazione temporale, garantendo alla pellicola di presentarsi come un prodotto godibile in tutta la sua interezza e da rivedere con piacere. Scomodare tematiche scottanti del mondo moderno è stata sempre una scelta ottimale nel mondo Marvel, specialmente quando trattate con delicatezza: un po’ ciò che fu ai massimi livelli per Black Panther. L’attenzione dello spettatore è difatti stimolata ora da sublimi messaggi, atti a far risuonare le corde più profonde del nostro inconscio, ora da elementi di forte nostalgia che urlano ad icone degli anni ‘90. Una scelta stilistica che aiuta nella contestualizzazione della trama e strizza l’occhio agli appassionati di vecchia data, cercando furbamente di rimanere impressa nella mente dello spettatore con nostalgici riferimenti al passato. Vogliate crederci o no, tra alieni, supereroi e misteri che van ben oltre la nostra comprensione, tali elementi non risultano mai inseriti forzatamente per suscitare il riso nello spettatore, ma anzi è da sottolineare che la loro natura non traspare mai così calcata, focalizzando l’attenzione su scene di assoluta rilevanza. Brava Marvel Studios, sei riuscita con pochi ma validi strumenti ad incuriosire e a trasportare lo spettatore ancora una volta nei tuoi film. L’eredità di Stan Lee è un qualcosa che va coltivato e protetto, specialmente per aver dato alla luce una realtà apparentemente così lontana, eppure così vicina a tutti noi. I messaggi dell’unico vero eroe di casa Marvel non sono svaniti con lui, ma rimangono custoditi gelosamente in ognuna delle opere da lui ideate, compresa Captain Marvel. Ce l’hai sempre insegnato in fondo no? La scintilla dell’eroismo è forgiata tra dolore e speranza e nel nostro mondo ce n’è in abbondanza, solo che spesso non riusciamo a vederla. La stessa Brie Larson in questa pellicola rinasce completamente come attrice: in un mondo profondamente maschilista la donna che emerge emana uno spirito unico e ben distinto. Non servono aure scintillanti per notarlo.

Sebbene prenda spunto da discussioni già note del mondo cinematografico, Captain Marvel riesce comunque ad ergersi al di sopra della banalità, il tutto grazie a protagonisti di spessore e una fluidità narrativa di buon gusto. Un’esperienza eccellente dunque, che getta la basi a ciò che sarà il gran finale in Avengers: Endgame, stuzzicando lo spettatore su quel che sarà la Vera Captain Marvel. Tra ideologie pungenti e una folgorante evoluzione catartica dei personaggi protagonisti, la pellicola riesce nel suo intento, in gran parte per merito dell’eccellente interpretazione degli attori, che compensano il mancato impatto visivo che siamo abituati a scorgere in prodotti del genere. Come al solito i superpoteri sono un pretesto per affrontare delle tematiche troppo dolorose da accettare, ma se il maestro Stan Lee ci ha insegnato qualcosa in tutti questi anni è che proprio gli esseri umani che si rialzano dopo ogni sconfitta sono i veri eroi.

Sebbene abbia un nome così letterario, sin dalla tenera età egli matura un interesse per il genere RPG e quello fantasy, al punto tale da sognare di farne parte. Avete presente quei bambini che emulano l’onda energetica? Ecco, il suo sogno è invece quello di entrare nella realtà virtuale per lanciare lui stesso magie ai suoi nemici! Se non gli piace qualcosa, attenti, vi farà assaggiare la potenza degli elementi!