Borderlands Game of the Year Edition Recensione

Borderlands Game of the Year Cover

Borderlands Game of the Year Edition | Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, la serie di Borderlands ha vissuto in un fermento creativo che le mancava ormai da anni. All’annuncio di Borderlands 3, avvenuto durante l’indimenticabile conferenza Gearbox al PAX East (tutti ricorderemo per sempre le continue gaffe, volute a metĆ  o non volute, di Randy Pitchford), hanno fatto il paio l’imminente aggiornamento della Handsome Collection per supportare il 4K e anche l’arrivo in pompa magna di Borderlands: Game of the Year Edition sulla nuova generazione. Proprio quest’ultimo, in effetti, era stato il grande escluso dall’edizione che conteneva Borderlands 2 e The Pre-Sequel, ossia i capitoli dedicati all’istrionico villain, Jack il Bello: non stupisce, dunque, che Gearbox abbia deciso di riproporlo, aggiornato, sugli hardware attuali, a mo’ di traino per riportare in auge la serie in vista del lancio dell’atteso terzo episodio, a settembre. Visto quanto accaduto nei giorni scorsi ĆØ palese che il 2019 possa essere un po’ anche l’anno di Borderlands, ed ĆØ giusto che tutti ripartano dal primo capitolo, specie se non hanno mai avuto il piacere di giocarlo. Borderlands ĆØ infatti stato il capostipite dei looter shooter, sempre più inflazionati nel corso degli anni ma che all’epoca nacquero in sordina e in punta di piedi, in una generazione in cui avviare un progetto tripla A che non fosse uno sparatutto in prima persona comportava l’avere di default molte meno possibilitĆ : ĆØ stato anche per questo se l’autorialitĆ  impressa da Gearbox al suo titolo venne all’epoca in parte sminuita, per essere poi rivalutata solamente in seguito. A noi, in effetti, un secondo giro su PandoraĀ non ĆØ affatto dispiaciuto.

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La varietĆ  dei mostri che ĆØ possibile affrontare non delude, specie nelle espansioni.

Borderlands: il primo (nuovo) ritorno a Pandora

Senza troppi stravolgimenti, il compito di Borderlands: Game of the Year Edition ĆØ quello di riproporre in maniera quasi pedissequa i contenuti dell’edizione completa giĆ  pubblicata sulla vecchia generazione molti anni fa; a ben vedere, però, le novitĆ  non mancano, sia sul fronte tecnico che su quello dei piccoli aggiustamenti ā€œquality of lifeā€, volti a smussare gli angoli di un’esperienza di gioco che, altrimenti, avrebbe cominciato a sentire il peso degli anni. La prima che salta all’occhio ĆØ la rinnovata presentazione visiva: su PlayStation 4 Pro e Xbox One X si raggiunge la risoluzione 4K, con supporto all’HDR (non incisivo quanto avremmo voluto, purtroppo) e ai 60 frame per secondo, che rimangono quasi sempre stabilissimi. Su One X siamo riusciti a mettere sotto stress il sistema, generando in maniera involontaria anche qualche piccolo problema legato all’audio, solamente impostando il campo visivo (si, ĆØ modificabile anche su console) al massimo, ovvero 120 gradi, per poi correre all’impazzata o fare quanto più casino possibile, il che ha messo a nudo alcuni atavici problemi tecnici che il primo Borderlands si porta dietro, fra cui il tearing, ancora presente e ingombrante: se, però, ĆØ questo il pegno da pagare per avere importanti miglioramenti in tutto il resto, soprattutto in termini di fluiditĆ , la situazione ĆØ comunque da considerarsi più che accettabile. Molto apprezzabile, poi, la comparsa della minimappa, mutuata da Borderlands 2, in alto a destra sullo schermo, aggiunta che evita di dover entrare ogni volta nei menu per controllare dove siamo. Dispiace che quest’ultima si aggiorni a 30 FPS e non a 60 come il resto dell’immagine a schermo, ma tutto sommato notare il ā€œproblemaā€ (sempre se di problema si tratta) equivale a cercare il classico pelo nell’uovo.

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I quattro personaggi sono i soliti di sempre, con qualche opzione estetica in più.

Per il resto, tutto a livello esteticoĀ ĆØ rimasto identico a come lo conoscevamo dieci anni fa: i miglioramenti tecnici sono intervenuti solamente sugli aspetti su cui all’epoca si dovettero fare sacrifici importanti, come ombre, texture (gli elementi secondari ora non sono più macchie sullo schermo) e definizione generale, lasciando inalterato tutto il resto. Si tratta, insomma, del classico more of the same (anzi, di best of the same), senza variazioni nella palette cromatica o altri cambiamenti in grado di far imbestialire i fan più pignoli, come quelli avvenuti, ad esempio, in Dark Souls Remastered. In realtĆ  un cambiamento, per quanto molto poco incisivo e a tratti persino migliorativo, c’è ed ĆØ rappresentato dalla completa sostituzione delle sequenze in sovrimpressione dedicate ad Angel, la misteriosa ragazza che guida il protagonista nel corso della storia: al posto dei filmati renderizzati in live action, sono state implementate delle animazioni in digitale che, abbiamo notato, eliminano alcuni piccoli difetti ā€œespressiviā€ delle controparti di un decennio fa. Nemmeno l’inventario ĆØ stato esonerato da una corposa serie di modifiche, anche qui decisamente intelligenti e in parte mutuate dal futuro della serie, come la possibilitĆ  di mettere una spunta sugli oggetti da scartare o da bloccare, in modo da non venderli per sbaglio; infine, cosa non meno importante, non ĆØ più necessario tenere premuto l’odioso tasto X/quadrato per raccogliere munizioni e denaro da terra, benchĆ© questa necessitĆ  permanga per tutti gli oggetti da immagazzinare in inventario e per i soldi trovati nei contenitori.

Pronti a tornare nel teatro di Moxxxi?

Borderlands: un’avventura ricca di divertimento e tanto, tanto loot!

Malgrado gli interventi tecnici e strutturali, ĆØ innegabile che il primo Borderlands non brillasse certo per storia o carattere come poi invece riuscƬ a fare il suo sequel, che ne migliorava quasi ogni aspetto. All’epoca del primo sbarco su Pandora ci ritrovavamo di fronte un titolo che, pur avendo giĆ  insiti in sĆ© i tratti caratterizzanti più importanti della serie, ne lasciava alcuni dormienti, specie quelli più umoristici ed esagerati, restando su un livello pressochĆ© monocorde a livello estetico e di costruzione degli ambienti (anche a livello di design), se si escludono alcune piccole novitĆ  introdotte nelle espansioni. Al di lĆ  delle fetch quest che lo riempiono da cima a fondo, il più grave problema che affligge e in parte affliggeva Borderlands ĆØ la struttura generale delle sue missioni, ormai anacronistica per i tempi moderni. La necessitĆ  di essere legati ai singoli NPC per accettare e completare incarichi spesso (anche volutamente) piatti, senza un minimo di flessibilitĆ  nĆ© di intelligenza nel design degli stessi, ĆØ obiettivamente snervante: per potervisi approcciare nel modo giusto, dunque, occorre prima di tutto essere consapevoli che si tratta di un videogioco di dieci anni fa, il quale, anche per l’epoca, privilegiava la quantitĆ  e il divertimento che ne scaturivaĀ alla qualitĆ . Perlomeno i quattro protagonisti e la vicenda che devono affrontare, almeno a livello di premessa, sono ben caratterizzati: la sirena Lilith, il cacciatore Mordecai, il veterano Roland e il gigante Brick sono fra i motivi principali che hanno spinto in molti, all’epoca, ad innamorarsi di Borderlands. La loro folle corsa verso la Cripta, cuore d’oro del desolato pianeta, rappresentava – prima che la narrativa si evolvesse nei successivi capitoli, almeno – quasi solamente un pretesto per menare le mani ed eliminare orde e orde di nemici impotenti, ottenendo armi sempre più forti e potenziandosi a livelli inimmaginabili ancor prima di arrivare al level cap, che i DLC fissarono a 70.

Le città sono fra le ambientazioni che più beneficiano degli aggiornamenti visivi. 

Se ĆØ divertimento che cercate, in Borderlands ne avrete a pacchi: la possibilitĆ  di affrontare le missioni in gruppo, fino a quattro giocatori (su invito, in matchmaking online o nella sempre più rara co-op locale), garantisce sessioni di gioco all’insegna dello spasso collettivo e allunga in maniera abnorme la longevitĆ , che può protrarsi anche oltre le 80-100 ore, espansioni e NG+ inclusi. Proprio quest’ultime rappresentano la più grande novitĆ  rispetto all’esperienza originale, unite alle lievi modifiche effettuate al boss finale dell’avventura, le cui routine di intelligenza artificiale sono state riscritte per avere un’esperienza un po’ più coinvolgente e meno scontata. A questi apprezzabili interventi va poi aggiunta una – seppur minima – iniezione di contenuti per quanto riguarda le armi leggendarie, con sei inediteĀ new entry in una lista giĆ  di per sĆ© sconfinata: le nuove armi, peraltro, possono essere droppate anche nelle casse SHiFT, le cui chiavi vengono elargite anche dalla stessa Gearbox (fate check periodici sul suo profilo Twitter!). Presenti, infine, nuove opzioni di personalizzazione estetica per i personaggi, con cinque nuovi copricapi per ogni classe: anche in questo caso si tratta di un’aggiunta minima ma apprezzabile, che consente di differenziare un po’ di più l’aspetto del nostro personaggio rispetto a quelli degli amici.

Borderlands Game of the Year Edition ĆØ nĆ© più nĆ© meno l’edizione definitiva dell’ormai storico sparatutto di Gearbox, spinta all’inverosimile a livello tecnico (pur con qualche problemino, mutuato dalle sue vetuste origini) e completa di tutti i suoi contenuti, con alcune, gradite novitĆ  e anche interventi strutturali volti a rendere l’esperienza più accettabile per i tempi che corrono. Certo, nel 2019 ĆØ obiettivamente difficile dedicarsi anima e corpo a un’esperienza simile, in grado di risucchiare il proprio tempo libero come un tornado a Forza 5, a meno che non ne siate giĆ  appassionati o non abbiate un’irrefrenabile voglia di rigiocare la serie daccapo in vista dell’arrivo di Borderlands 3. Una volta iniziato (aiutati anche dal prezzo, più che onesto) sarĆ  però difficile smettere: anche oggi, la formula di Borderlands può generare dipendenza in chi, da solo o in compagnia (meglio nel secondo caso), si perde nel suo mare di quest. Siete avvisati.

Nato nello scorso millennio con una console fra le mani e rimasto per molti anni confinato nel mondo distopico della Los Angeles del 2019, ha infine deciso di uscirne per divulgare al mondo intero le sue più grandi passioni: il videogioco in tutte le sue forme, il cinema (quello vero) e Dylan Dog.