Zanki Zero Last Beginning Recensione

Zanki Zero Last Beginning

Zanki Zero Last Beginning | Con un anno abbondante di distanza tra le release giapponese e quella occidentale, l’ultima mirabolante prodezza di Spike Chunsoft, software house del Sol Levante, guidata dalla visione del padre della Dangoronpa’s saga, Takayuki Sugawara, rinnova il tiro con un franchise totalmente nuovo nato dall’epifania scaturita anni addietro, nel 2010 per l’esattezza, nel periodo ruggente di Dangoronpa: difatti saranno molti i punti di contatto tra i due brand, e chi ha giocato il deathgame ambientato nella Hope’s Peak Academy non faticherà a sentirsi a suo agio nella Garage Island apocalittica di Zanki Zero Last Beginning per la sua natura fortemente survival game.

Zanki Zero Last Beginning: The Hateful Eight

Haruto Higurasashi è un normale ragazzo giapponese del XXI secolo che decide di togliersi la vita gettandosi dall’attico di un grattacielo nel mezzo di una affollata e luminosa metropoli… per poi risvegliarsi in una soleggiata isola dispersa in un mare sconosciuto, dove frammenti di coste e città si profilano nell’orizzonte di uno scenario apocalittico e distopico, vagamente e piacevolmente onirico. Ai più nostalgici questo incipit potrà ricordare -seppur con punti di contatto molto lontani- l’inizio di Final Fantasy X e il naufragio di Tidus sull’isola Besaid: ma non è tutto oro quel che luccica, e il fiabesco in Zanki Zero Last Beginning non è il canone operante.

Zanki Zero Last Beginning

Tra sogno ed incubo finiremo per affezionarci ad ogni membro del colorato cast.

Nel corso delle prime ore di gioco verremo a conoscenza del quanto più vario e eterogeneo party di sette dispersi (otto, in toto) che accompagneranno il giovane e discreto Haruto nel percorso di conoscenza e rivelazione della sua nuova condizione di vita: Zanki Zero Last Beginning mette subito in chiaro la simultanea relatività e preminenza che ogni membro del party ha nella storia. Dimenticatevi quindi, per chi di voi li abbia giocati, gli omicidi e le rivalità tra gli studenti di Dangoronpa oppure il ruolo centrale e rilevante di un personaggio rispetto gli altri. Gli otto sopravvissuti di Garage Island dovranno collaborare, affinare le tecniche, cacciare, trasformare risorse, dormire, mangiare, litigare, amarsi e sacrificare la propria umanità al fine di… ve lo riveleremo in seguito. Di grande pregio sono i modelli tridimensionali dei protagonisti estremamente caratterizzati e caratteristici, affiancati da un doppiaggio inglese intenso e in linea con le marcatezze verbali/espressive nipponiche. C’è da mettere in allerta i giocatori che preferiscono il pad alla mano all’essere spettatori passivi per la quantità di dialoghi, spesso soverchiante (soprattutto nelle prime ore di gioco) narrati staticamente attraverso baloon con telecamera fissa volta a inquadrare i sopravvissuti. Nulla che non possa essere facilmente bypassato attraverso il comando Skip, ma invitiamo fortemente a gustare e seguire passo dopo passo le rivelazioni della trama, soprattutto nel prologo, cruciale per la comprensione dell’opera.

Zanki Zero Last Beginning

Con un po’ di tempo conosceremo ogni segreto dei nostro otto “survivors” e del perché sono sulla Garage Island.

Ma c’è poco tempo per rimanere con le mani in mano, e Zanki Zero non è un piacevole soggiorno relax in un’isola soleggiata: l’umanità è scomparsa, gli otto ultimi esemplari della razza umana popolano l’isola e ad ognuno restano da vivere 13 giorni. E dulcis in fundo, come se non bastasse per shockare i personaggi e il giocatore, ognuno di loro è un clone, una copia del sé stesso originale. Ma il limite posto alla longevità delle loro vite è un ostacolo facilmente sormontabile: quanto ultimi individui a popolare il pianeta le loro esistenze genetiche sono collegate ad una misteriosa macchina, la EXTENDED MACHINE, che morte dopo morte li riporterà in vita replicandoli come bambini in un processo di vita accelerato. Questo è il cuore dell’opera e la sua trovata più fresca e divertente: se l’affezione ai personaggi scaturisce ben presto per la pregevole caratterizzazione -dal dottore maciste surfer californiano, alla timida ragazza dei fiori, al ragazzo del bondage istrionico ed espansivo- vederli nelle più disparate fasce d’età battibeccarsi, riprendersi vicendevolmente, litigare, scoprire i misteri del loro passato riesce a tenere incollati allo schermo per poter vedere fin dove si spinge questo Zanki Zero Last Beginning. Ma come dicevamo prima: non è tutto oro quel che luccica. La storia di Garage Island è triste, commuovente, al limite del cringe, e la direzione verso cui si profila e anela ha del filosofico, metafisico, passando per momenti truculenti e altri fortemente allusivi e critici dell’odierna società. La conoscenza della cultura giapponese certamente premierà la lettura della storia poiché molto permeata nell’universo sentimentale/sociale nipponico. Per tutti gli altri invece alcuni momenti potranno sembrar paradossali oppure scarichi di senso: nulla che mini l’esperienza videoludica. Abbiamo volutamente sorvolato su altri colpi di scena di trama poiché è proprio la scrittura di Zanki Zero Last Beginning il suo aspetto focale e il modo di mettere in scena dei contenuti già visti -e alcuni cari alla cultura occidentale, come i sette peccati capitali- in un modo totalmente originale e nuovo.

Zanki Zero Last Beginning

La bella Rinko Susukino.

Zanki Zero Last Beginning: Octopath Crawler

Veniamo adesso all’altro cuore di questo giano bifronte quale è Zanki Zero Last Beginning. Se l’aspetto da avventura grafica può apparire preponderante per la mole di dialoghi, cutscenes e per la crucialità dei suoi personaggi nell’economia narrativa, non va dimenticata la componente survival-gdr e dungeon-crawler del titolo. Garage Island, hub centrale e nexus degli eventi sarà la casa di Haruto e dei suoi compagni: qui riceveremo le informazioni delle missioni da intraprendere da un retro e oscuro programma televisivo; qui i nostri personaggi potranno riposarsi per recuperare Salute e Stamina, essenziali per la loro riuscita e sopravvivenza; qui si potranno costruire con i materiali previamente collezionati delle comodità, come cucine, servizi igienici e laboratori, che miglioreranno le capacità di sopravvivenza; e da qui si potrà accedere ai dungeon che daranno flusso al dispiegarsi della trama. Ogni dungeon, articolato su più piani, racconterà le vicissitudini passate dei personaggi prima che arrivassero a Garage Island, e metterà i giocatori alla dura prova in un articolato ma immediato sistema di crawling: bisognerà scegliere quali personaggi portare nel party e come usarli, quali oggetti lasciare nel Garage Island e quali invece caricare con sé: ma attenti al carico massimale! Si potranno selezionare i membri del gruppo in base alle abilità apprese attraverso un classico skill-tree o attraverso il più originale meccanismo di potenziamento per decesso, dove ad ogni morte il personaggio verrà clonato più resistente alla causa del precedente trapasso.

Zanki Zero Last Beginning

Ad ogni età corrisponde un bonus/malus oltre le abilità proprie del personaggio e quelle acquisite tramite la “morte”.

Come detto poc’anzi, i protagonisti crescono, invecchiano, muoiono e rinascono nell’arco di pochi giorni e in questo processo di crescita esponenziale che non farebbe invidia neppure al Solid (Old) Snake della Metal Gear Saga il giocatore dovrà decidere quali portare nel party e quali lasciare “a riposo”. Così facendo Zanki Zero Last Beginning si spinge verso una nuova mèta: coordinare l’età dei membri del party. Sarà essenziale intraprendere scelte oculate prima di un dungeon: scegliere alcuni membri anziani o altri giovani; renderne alcuni più performanti in una fascia d’età rispetto un’altra; stimolare la nascita di simpatie romance tra le file degli otto sopravvissuti al fine di generare sinergie utili in combattimento attraverso un buon ventaglio di iterazioni (occuparsi della cottura dei cibi oppure spronare qualche coppia a condividere lo stesso letto, sono due esempi). Se messo su carta questo sistema può sembrare molto appagante e innovativo, pad alla mano può dare qualche difficoltà per la mancanza di un vero e proprio tutorial e per la difficoltà nel gestire simultaneamente molti altri fattori survival. Nulla che non possa essere superato con un po’ di pratica garantendo moltissime soddisfazioni quando vedremo ogni ingranaggio girare per il verso giusto.

Zanki Zero Last Beginning

Per alcuni giocatori la componente manageriale potrà risultare asfissiante poiché se tener conto delle esigenze (anche fisiologiche!) di un personaggio può essere interessante, di un paio pure, farlo per otto diviene -quasi- una mansione. Aggiungiamo che i comandi sono artificiosi e più adatti ad una console portatile che domestica (il titolo uscì inizialmente per il mercato PS Vita giapponese) e l’esplorazione su binari di caselle di movimento dona al titolo un gusto volutamente arcade ma di difficile appeal per un pubblico occidentale e contemporaneo. Il combat system non è intuitivo e i nemici su schermo -che non brillano di varietà- spesso porteranno ad un GameOver senza una vera possibilità di interazione o strategia; sarà comunque possibile selezionare la difficoltà di gioco, da un Facile (aggiunta nella versione Europea e prima assente) in grado di farci dimenticare il carattere survival e nettamente più semplice rispetto le altre due: Normale e Difficile. Ma non finisce qui: altre due difficoltà saranno selezionabili con l’incedere della trama attraverso un meccanismo insito nella narrazione stessa. Queste difficoltà potranno essere sbloccate pagando delle risorse e oltre una aggiunta sfida forniranno materiali, premi e tesori altrimenti prima non manifesti. Le modalità di gioco più hardcore non abbisognano neppur di presentazione: vi diremo che se siete amanti delle vere sfide, quelle in salsa wasabi, e avete una naturale propensione finanziaria/organizzativa allora siete i benvenuti.

Zanki Zero Last Beginning

Non mancheranno citazioni alla saga “madre” ed easter eggs molto divertenti.

Otto Gradi di Vista

Tra le note amare della produzione la sua povertà grafica non può non essere menzionata. Gli scenari risulteranno poco dettagliati, il sistema di illuminazione non è all’altezza delle ultime produzioni (e neppur ci riferiamo alle più blasonate, ma ad un parametro medio alla quale siamo abituati) e le animazioni dei pochi modelli animati sono basiche. D’altro canto, le cutscenes animate e i ricchi dialoghi mostrano una cura sorprendente, tanto da farci domandare perché questo Zanki Zero Last Beginning non sia divenuto un’avventura grafica. Il mix che ne esce è altalenante con picchi di estrema qualità, quasi maniacale, e una routine esasperante di alcuni setting grafici: ma qualcuno potrebbe anche dire che questa è una delle caratteristiche del genere e dell’opera stessa: sconfiggere la maledizione dei cicli di morte e rinascita e dare alla luce, alfine, a qualcosa di nuovo.

Zanki Zero: Last Beginning è il titolo che ameranno tutti gli otaku e chi con la cultura giapponese moderna va a braccetto. Per tutti gli altri sarà un titolo eccentrico, strambo, capace di stimolare la curiosità ma anche ostico nella fruizione e nella comprensione. Non certamente per chi cerca le emozioni forti in senso grafico ma per chi vuole vivere una storia disseminata di racconti, mistero, rivelazioni e forti pugni allo stomaco della nostra emotività. Perdersi nella componente gdr e gestionale potrebbe essere una proposta accattivante per quei giocatori che si rimboccano le maniche e si fanno beffe della poca chiarezza dei tutorial. Per tutti gli altri le prime ore del titolo risulteranno le più ostiche, ma nulla che una difficoltà settata sul Facile possa ovviare.

Non esisto. E anche se esistessi ignorerei dove sono. Perso nel NET o nel Lifestream, in qualche arcipelago sperduto dell'Alaska, forse nell'Arkham dei Grandi Antichi e, più lontano, tra montagne di D20, alla destra di Padre Ilùvatar, in un sogno b/n. Dove sono, chi sono? Nel dubbio, scrivo.