Avengers Endgame | L’anno era il 2008, la Prima Fase era appena cominciata. 11 anni or sono, quando l’Universo Cinematografico Marvel risuonava solo con Robert Downey Jr. e il suo inconfondibile Iron Man, quali vite conducevamo? In un periodo storico che non era ancora abituato a vivere con regolarità l’eroe in calzamaglia, l’idea di riesumare annualmente un universo supereroistico condiviso sembrava deleterio. Eppure, da una semplice, brillante (ma anche rischiosa) idea di Kevin Feige sarebbe sorto un fenomeno che oggigiorno si può affiancare con tutta tranquillità a Il Signore degli Anelli, Star Wars e ad altri franchise che, nei decenni, hanno influenzato i gusti del grande pubblico. E quindi eccoci arrivati qui, alla fine dei giochi. Endgame, con oltre 11 anni di storia e ben 22 film dai quali poter attingere, è il culmine di ogni singola vicenda osservata dagli stessi protagonisti. Tony Stark non è più il playboy guerrafondaio che tutti avevano imparato a conoscere nell’originale Iron Man, così come il nostro Captain America si è slegato lentamente dalla sua visione di giustizia che tanto l’aveva attanagliato durante la Civil War. Perché questo finale non segna solo la conclusione di una Fase essenziale del MCU, ma anche il lento tramontare di uno degli archi narrativi più longevi e redditizi nella storia della cinematografia moderna. Quindi, con la direzione in mano ai celeberrimi fratelli Russo, non ci è restato altro da fare se non entrare in sala, consci del fatto che il cordone ombelicale con la serie filmica sarebbe stato reciso in via definitiva. L’Endgame, dopotutto, è anche nostro.
A qualunque costo
Confusi e tramortiti dal loro stesso fallimento, i Vendicatori di Endgame tutto sono fuorché dei supereroi. Desiderosi di un nuovo inizio ma bloccati nella nuova linea temporale creata da Thanos, cosa fare se non contemplare il passato perduto? C’è chi sfrutta l’alcool per annegare metaforicamente nelle proprie preoccupazioni e chi, invece, non ha altro da perdere se non la propria vita, seguendo una via dove la vendetta a sangue freddo è l’unica cosa che conta. In questo storytelling, i fratelli Russo sono ormai dei maestri indiscussi, ma vedere riconfermate le stesse lodi date a Infinity War non solo avvalora il nuovo standard qualitativo del MCU, ma ci fa anche comprendere la vera scala di Endgame, che adesso deve giostrare la propria narrazione tra supereroi distanti o freddi, volenterosi di trovare una soluzione alla bruciante sconfitta di Infinity War e disposti a tutto pur di eliminare il Titano Pazzo dal grande quadro delle vicende. A qualunque costo. Ogni supereroe ha subito i danni della Decimazione di Thanos, e ciò si palesa anche nella dialettica. I Vendicatori, coloro che vendicano i deboli, vivono una tragedia simile tramite un discorso eterno, sia intimo che esteriore; cercando un conforto ove possibile ed evitando a tutti i costi di rimuginare sul passato. Ogni parola viene pesata e qualsiasi gesto, anche il più banale sorriso, può inoltrare un messaggio completamente diverso a seconda del supereroe coinvolto. E se Infinity War ci aveva sorpresi con la sua abilità di gestire tutti i supereroi del MCU con una narrazione corale, sì, ma coesa, nel caso di Endgame è anzitutto il continuo citazionismo a fare da padrone indiscusso. Tutti i nodi vengono al pettine, ogni personaggio riesce a trovare la sua giusta conclusione nel vasto, abnorme universo narrativo e nessuno ne esce fuori debilitato. Tutt’altro, la corsa di cui vive Endgame è una montagna russa che non fa altro se non accelerare in continuazione nel corso delle sue 3 ore, per poi raggiungere il climax con un ultimo atto semplicemente da capogiro, in grado di eclissare dei momenti al cardiopalma come il ritorno di Thor in Infinity War ed entrando di pieno diritto tra quelle scene che andremo a rivedere negli anni a venire pur di vivere il ricordo di un film miracoloso.
La figura di Thanos riecheggia in Endgame come un fantasma imperituro.
Al di fuori della narrazione di Endgame, a cogliere nel segno è la direzione generale dei fratelli Russo. Dettagli come la fotografia, seguita dal grande Trent Opaloch, aiutano non solo a seguire la stessa conduzione artistica di film come Infinity War, Civil War e The Winter Soldier, ma innalzano alcune scene già di per sé grandiose a veri e propri atti onirici; complice anche una colonna sonora, composta dal sempreverde Alan Silvestri, che fa di tutto pur di tramutare le scene di combattimento nei migliori momenti dell’Universo Cinematografico Marvel. E il risultato è meraviglioso, con eroi che vengono innalzati a stendardi contro la minaccia imperitura di Thanos e con battaglie che tanto ricordano il conflitto finale nel Wakanda, ma anche le leggendarie guerre de Il Signore degli Anelli. Un grandeur che trionfa nella direzione tecnica e nel solito, strabiliante utilizzo di effetti speciali, ma che mai come ora è riuscito a convincerci. D’altro canto, a livello scenografico abbiamo il film più imponente di sempre nella storia di Marvel, ma anche una delle produzioni più importanti di questa generazione. E lo diciamo con sicurezza, perché i picchi qualitativi raggiunti dal team di Endgame non vertono nelle grandi battaglie o nel colpo di scena esplosivo, ma nella cura riposta; anche nel micro dettaglio, che forse non si sarebbe notato negli anni trascorsi. Pur tenendo la mano dello spettatore, infatti, Endgame confida nel fatto che i suoi spettatori abbiano visto tutti gli altri film dell’universo cinematografico prima di sedersi a visionare la conclusione del suo arco narrativo più importante. E perché biasimarli, certi spettatori non avranno certo voglia di vedere 22 film prima di tuffarsi a capofitto su Endgame! Eppure, così come bisogna vedere i due film trascorsi di Star Wars per godersi appieno Il ritorno dello Jedi, anche la fine ha bisogno di essere contestualizzata nel grande schema dei giochi stessi; come sono iniziati, come sono maturati negli anni e in che modo influenzeranno la loro stessa conclusione. Dare delle colpe a Endgame per questa struttura narrativa sarebbe disastroso e sciocco.
Avengers Endgame è il miglior film dell’Universo Cinematografico Marvel. Punto. Più di Infinity War, l’ultimo film dei fratelli Russo riesce dove chiunque avrebbe fallito, allestendo una serie di vicende talmente distanti da sembrare inconciliabili e riuscendo in tutto ciò a risultare coerenti con gli scorsi film del MCU. Alla fine dei giochi si unisce ovviamente un lato scenografico che semplicemente sbalordisce, ma anche una direzione della fotografia che migliora quanto fatto in Infinity War. Forse i difetti riscontrabili in Endgame risiedono nel suo stesso twist narrativo, che ha il serio rischio di risultare contraddittorio in alcuni momenti, ma oltre al timore di una storia sconclusionata non si vedono davvero degli spiragli per punzecchiare quanto fatto da Marvel Studios. Endgame è puro intrattenimento, certo, ma anche di più. Perché con questo film tramonta una Fase straordinaria, un momento durato 11 anni che nessuno dimenticherà mai, e un universo narrativo che proseguirà anche negli anni a venire, ma che oggi concilia i nostri cuori con i suoi personaggi. Nulla sarà più come prima.