Stanlio e Ollio Recensione

Stanlio e Ollio

Stanlio e Ollio| Se al cinema contassero solo le candidature di un film ai vari premi nazionali ed internazionali, ci sarebbe da aspettarsi una primavera di sale eccezionalmente piene, e non solo grazie all’ultimo capitolo degli Avengers. Perché stando al suo pedigree, Stanlio e Ollio di Jon S. Baird vanterebbe una candidatura ai Golden Globe 2019, 7 ai British Indipendent Film Awards, ed altre 3 ai BAFTA.
Purtroppo però premi e candidature sono sinonimo di film interessante ma non necessariamente di successo al botteghino. Eppure ci sarebbe comunque da essere ottimisti per questo biopic che omaggia una delle coppie comiche più celebri di tutti i tempi, se non altro perché il mito di Stanlio e Ollio, in Italia, è cosa talmente imperitura che, fino a pochi anni fa, ancora era possibile scovare qualche loro comica nelle sonnolente programmazioni televisive dei giorni di festa.

Stanlio e Ollio

Una scena del film Stanlio e Ollio.

Stanlio e Ollio ed un cinema che omaggia le icone

Perché in un momento come questo, l’operazione delle due case di produzione indipendenti Sonesta Films e Fable Pictures, oltre a basarsi su un sincero sentimento evocativo,  è scaltramente mossa da un modello diventato particolarmente vincente: quello dei film dedicati a delle icone. Del resto il cinema postmoderno è anche recupero di un immaginario ormai andato, celebrazione del classico, citazionismo esasperato. Così nel giro di pochi anni ci si ritrova di fronte a remake e sequel di cult movie (Blade Runner 2049 e Trainspotting 2 su tutti), ma anche lavori inediti da record di incassi come il più recente Bohemian Rhapsody.

Più che biopic, certi film bisognerebbe allora chiamarli iconic movie, visto il loro intento dichiarato di riportare in vita, per un paio d’ore, un divo ormai ritiratosi a vita privata (quando va bene).  Viene allora da sé che anche in Stanlio e Ollio (così come per il Rami Malek/ Freddie Mercury del film di Bryan Singer), l’aspetto preponderante diventa la capacità degli attori di scomparire letteralmente dietro il cerone delle star che sono chiamati a rappresentare.

Stanlio e Ollio

Steve Coogan e John C. Reilly ripropongono una vecchia comica del duo.

Due attori straordinari rimettono in vita un’amicizia slapstick

Steve Coogan e John C. Reilly riescono allora nel miracolo di ricalcare ogni movenza, ogni passetto disarticolato che la strana coppia era solita proporre in scena, senza però mai cadere nel tranello della caricatura involontaria. La loro interpretazione del duo rende quei signorotti di inizio ‘900 due personaggi finalmente tridimensionali, fatti di carne e di ossa esattamente come tutti gli esseri umani. Allora dietro Stanlio e Ollio non c’è solo la voglia di riportare sul grande schermo certi sketch. Oltre alla slapstick comedy il film vive anche di sentimenti, parla di amicizia tradita e di ansia da palcoscenico. Perché la vita vera, quella degli uomini Stan e Oliver, è anche fatta di malattie, di tradimenti professionali, di sudore e ricongiungimenti.

In definitiva. Stanlio e Ollio è un film che va oltre il revival e propone un cinema che ragiona su se stesso, cercando di testare il proprio stato di salute. Gli Stan e Oliver apparsi sullo schermo sono ormai due personaggi invecchiati, appesantiti e minacciati dalla fine di un mondo che ha deciso di andare oltre le macchiette da teatro di rivista. Allora gli anni ’50 del film sembrano tanto le settimane ed i mesi del nostro presente, in cui persino certe istituzioni come la sala cinematografica sembrano dover lasciare il posto a qualcosa di nuovo e diverso. Può spaventare, certo. Ma in fin dei conti non è sempre andata così?

Gianluca la passione per il cinema la scopre a 4 anni, quando decide che il suo supereroe nella vita sarà sempre e solo Fantozzi. 
Poi però di quella passione sembra dimenticarla fin quando, un giorno, decide di vedere uno dietro l’altro La Dolce Vita di Fellini, Accattone di Pasolini e La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino. Da quel momento non c’è stato verso di farlo smettere di scrivere e parlare di cinema, in radio e su portali online e cartacei. 
Vive a Roma perché più che una città gli sembra un immenso set su cui sono stati girati chilometri e chilometri di pellicola. 
Odia le stampanti.