Aladdin Recensione

Aladdin Walt Disney

Aladdin | Anni e anni fa, ma più precisamente nel 1992, Disney riuscì nella nobile impresa di adattare il racconto persiano di Le mille e una notte, cercando di narrare tematiche ricercate come quella dell’imprigionamento in un film d’animazione che si sarebbe fatto notare a livello mondiale con il titolo di Aladdin; non a caso, visto che il racconto utilizzato per l’occasione fu Aladino e la lampada meravigliosa, ma come si sarebbe mai potuta trasporre una simile epopea nel mondo reale? La strategia di Walt Disney Pictures sulla trasformazione dei film usciti negli anni ‘90 in live action nudi e crudi sembrerebbe folle nel caso di personaggi cresciuti nella famigerata Agrabah, eppure la selezione del regista cadde presto su Guy Ritchie, già noto nell’ambiente hollywoodiano per film quali King Arthur o Sherlock Holmes. Aladdin, insomma, avrebbe avuto il suo live action e infine, a ottobre 2018, Walt Disney Studios fece uscire il teaser trailer ufficiale del film. L’abbiamo atteso per mesi, tra timori e aspettative ancor più alte del buon Dumbo e, finalmente, la trasposizione di Aladdin nel mondo reale si è finalmente compiuta. In tutto ciò, la nuova versione di Aladino sarà riuscita a reggere il confronto con l’opera originale?

Aladdin: Essere liberi

Nel mero lavoro registico, si sa, Guy Ritchie è una garanzia. Nonostante il suo lavoro su King Arthur – Il potere della spada non sia stato apprezzato a dovere dal grande pubblico, il regista ci sa fare con la macchina da presa una volta che la ricostruzione di Agrabah viene messa in scena. Tra le tipiche tecniche registiche di Ritchie e le colorazioni vivaci di Bollywood, Aladdin in effetti riesce a prendere vita e, anzi, arriva a sorprendere proprio grazie al suo stile. Da questa prospettiva, Walt Disney Pictures ha superato quanto fatto con Dumbo per regalarci un mondo che respira e che, grazie alla stessa direzione di Ritchie, coglie dei momenti registici ben fatti per tramutarli in sequenze da capogiro e vicine al cinema asiatico per le sensazioni trasmesse. A unirsi in questo calderone rientrano ovviamente le nuove composizioni di Alan Menken, che riescono non solo ad adattare con cura le vecchie, grandi canzoni del film originale, ma anche a crearne una nuova, inedita e dedicata a Jasmine. Lo stile che si viene a creare nel suo insieme funziona, ed è bellissimo; un connubio perfetto, che vive tra la nostalgia e lo stile rinnovato di Walt Disney Pictures.

Aladdin Walt Disney

Indubbiamente, Il Genio di Will Smith farà discutere a lungo.

In tutto questo, ovviamente, ritorna la storia di Aladino, ora interpretato da un azzeccato Mena Massoud; così come Jasmine e Jafar, che sono stati adattati rispettivamente da Naomi Scott e Marwan Kenzari. Sui singoli ruoli non si può dire altro se non che reggono il paragone con la loro controparte animata. Forse è proprio Massoud, una figura attoriale che finora non si era fatta ancora valere nel cinema hollywoodiano, ad averci sorpreso per la sua presenza roboante sullo schermo e, ovviamente, per le interazioni che avrà inevitabilmente con il Genio della lampada, interpretato tra l’altro da un Will Smith in una forma che non ci eravamo abituati a vedere. In questo, forse, la nostalgia tradirà alcuni appassionati del film che, tratti in inganno dai ricordi dell’infanzia, non riusciranno ad accettare la sostituzione del Genio, interpretato in lingua originale dal compianto Robin Williams. Allo stesso modo sono state introdotte delle scelte creative totalmente inedite che, a seconda della propria visione su determinati personaggi, andranno a stravolgere gli eroi, gli antagonisti e i comprimari di Aladdin; come Jafar, che si trasforma in un ostacolo totalmente distaccato dalla sua forma animata, contestualizzato in un’Agrabah – ora realistica – e sfaccettato finalmente a modo. In questa nuova ottica tutta da scoprire, insomma, gli ostacoli che dovrà affrontare Aladdin avranno anche un altro sapore rispetto al 1992.

In conclusione, il live action di Aladdin rappresenta tutto ciò che avremmo voluto da una trasposizione di questo calibro, con un’atmosfera talmente simbolica e caratterizzata da scavalcare fin da subito il già gradito Dumbo. Guy Ritchie entra a gamba tesa nel terreno di Walt Disney Pictures e lo fa con uno stile che gravita tra il citazionismo a Bollywood e le sequenze di un film tipicamente hollywoodiano. In tutto questo, ovviamente, non possono mancare le grandi interpretazioni di alcuni personaggi che, per un motivo o per un altro, continueranno a far discutere. Il Genio di Will Smith, volenti o nolenti,  è un esempio calzante; così come lo è la nuova canzone di Jasmine, entrata di pieno diritto tra le storiche composizioni di Menken. E cosa dire a un’aggiunta del genere? In fondo, vedere una nuova generazione attratta da Il mondo è il mio o Un amico come me – adattati con la stessa, magica perfezione in lingua italiana – è l’obiettivo finale di Walt Disney Pictures. E con Aladdin ha realizzato un sogno.

Alessia "Paddy" Padula, Production Director di Idra Editing nonché abruzzese doc, ha una grave dipendenza dalle serie tv, specialmente Doctor Who e Sherlock! Permalosa in modo pericoloso, potrebbe uccidervi per uno spoiler, quindi siete avvertiti. Il suo punto debole? Panda, koala e tutti gli altri animali coccolosi. E gli arrosticini, ma questa è un'altra storia.

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