Trover Saves the Universe | Se sapete senza bisogno di andarlo a cercare che cosa sia uno Shlami, e quanto sia importante il suo ruolo nella fabbricazione di un inimitabile Plumbus (chi non ne ha uno in casa?), se quando dovete prendere un appuntamento con un amico lo invitate a “sbracarvi insieme”, se lo Squanch è il vostro Squanchy preferito e, cosa più importante di tutte, se avete un Q.I. abbastanza alto (e se sapete a cosa ci stiamo riferendo con questo riferimento) allora siete voi: non abbiamo dubbi. Siete il target perfetto a cui questo gioco ideato da uno dei creatori della serie Rick and Morty, Justin Roiland, si riferisce e appella. Siete i futuri protagonisti di uno dei più pazzi, divertentissimi, meravigliosamente confezionati e modellati videogiochi degli ultimi tempi. Stiamo esagerando? Forse sì. A meno che non abbiate un visore VR. In quel caso wubba lubba dub dub!
Trover Saves the Universe: Avventure nel cosmo
Risulta difficile, quasi impossibile trovare un termine che descriva adeguatamente il genere di umorismo che permea tutti gli episodi delle 3, a breve 4, stagioni del cartone per adulti Rick and Morty. In un mix di volgarità assortite, estrinsecate attraverso un vocabolario che miscela sapientemente termini colti e a tratti quasi vetusti con linguaggio di strada e parolacce, privo di qualsivoglia freno inibitorio, lo scienziato Rick e suo nipote Morty vivono avventure fantastiche in mondi che nascondono, nei pochi minuti di una puntata, una profondità narrativa e una storia ben più articolata, a indicare che quegli universi sono sempre esistiti, e anche prima o dopo la puntata continueranno a esistere con tanto di conseguenze alle azioni dei due protagonisti (spesso negative). L’immaginario meraviglioso, tratteggiato con lo stile grafico inconfondibile degli autori ha da sempre ispirato le migliaia di fan dello show, ben consci, come infine hanno dimostrato di essere anche gli autori stessi, del fatto che tutti questi mondi e i folli personaggi che li abitano si sarebbero prestati più che bene a una trasposizione videoludica. Trover Saves the Universe è la dimostrazione evidente che mai assunto fu più vero, al punto che tali universi, o meglio, degli universi realizzati appositamente per il videogioco sfruttando la creatività tipica di Rick and Morty, riescono a vivere in Trover Saves the Universe anche senza Rick and Morty, parti di una storia a sé stante; storia che sì, è vero, conserva parte delle premesse dello show, facendo viaggiare noi, un esponente della razza dei Sediariani (costretti a vivere seduti su di una sedia multifunzione per via di una legge del nostro pianeta che impedisce di alzarsi e camminare) e Trover (un alieno viola umanoide dalle orbite vuote) attraverso il cosmo su in una capsula. L’obiettivo? Semplice, recuperare i nostri due cani, rubati da un gigantesco essere semi divino, anche lui come Trover privo di occhi, che ha ottenuto sconfinati poteri proprio infilandosi i nostri cani nelle orbite vuote (state lontani dalle mie orbite vuote!).
Ha senso perché non ha senso.
Capite ora cosa intendevamo? La meraviglia della trama di Trover Saves the Universe è che riesce a far passare per semplici questi concetti, trattandoli con la massima serietà, la cosa più naturale del mondo: ovvio, scontato, che un gigante alieno un po’ in carne e dotato di becco ma senza occhi possa diventare onnipotente infilandosi dei cani nelle orbite! Ancor più ovvio che, in compagnia di un alieno viola, noi possiamo fermarlo combattendo contro i cloni del gigantesco nemico, consci di essere cloni, felici di esserlo, sbeffeggianti e irriverenti all’inverosimile. Scontato, che siamo in grado di controllare Trover attraverso dei “Power Babies”, proni al cannibalismo verso i loro simili e capaci di dotare Trover di nuovi poteri qualora infilati, ancora una volta, nelle orbite del personaggio. “Controllami tu, ci ho messo un secolo a trovarti e ora sono stanco morto, non ho voglia neanche di muovermi” ci dice Trover (abbiamo un po’ parafrasato per addolcire il tutto). Questa premessa si traduce in un gameplay action che vede la telecamera fissa sul nostro punto di vista seduto, mentre controlliamo Trover e lo facciamo avanzare a suon di colpi di spada laser retrattile, salti, doppi salti, planate e via dicendo, in un repertorio classicissimo che si traduce in una immediata comprensione delle meccaniche, piuttosto che (ma a volte anche) in “semplicismo”. La sensazione che il gioco e i suoi creatori hanno voluto comunicare attraverso ogni singolo momento, sia di gameplay attivo con Trover che di storytelling attraverso gli strampalati dialoghi con gli NPC, è di assoluta coerenza interna, laddove ogni cosa ha un “senso insensato” tutto suo. Vi ritroverete a pensare “ah, ma certo, non poteva che essere così” mentre spingete giù per una collina la casa di un tizio (comunque molto poco simpatico) che stava “passando del tempo” con delle signore in dolce attesa, tutto per vendicare un altro NPC che vi ha chiesto di compiere questa missione in cambio di un cristallo magico di cui avete bisogno. Salvo poi scoprire che le signore erano le mogli di questo ultimo NPC, e fuggire a gambe levate prima che possa accorgersi di quanto successo. A prescindere dai casi specifici, l’assurdità delle situazioni è sottolineata da ripetizioni (l’hai ucciso! L’hai…l’hai ucciso! Come hai potuto ucciderlo? N-non ti rendi conto di averlo ucciso? Come hai potuto ucciderlo!) tipiche dell’umorismo di Rick and Morty, i cui tempi comici sono inimitabili e inimitati. Ma anche da continui e meravigliosamente contestualizzati, mai eccessivi o banali, sfondamenti della quarta parete, attraverso i personaggi dialogano direttamente con noi, seduti sul nostro comodo divano. Il gioco vive letteralmente sulla qualità della sinergia fra gameplay semplice e intuitivo e carica comica della storia, caratterizzazione e art direction dei mondi e dei personaggi. Ed è per questo che abbiamo capito l’importanza del “vivere” il titolo nel modo migliore possibile: in realtà virtuale.
Vedere il pad in realtà virtuale fa sempre uno stranissimo effetto!
Trover Saves the Universe in VR prende tutto quello che avete sempre amato di Rick and Morty, la meraviglia delle ambientazioni, la stranezza dei personaggi, l’inconfondibile timbro dei doppiaggi (quello di Trover è il doppiatore originale di Morty!) e, semplicemente “ve la sputa in faccia”, (frase che ha un senso, laddove per potenziare la vostra sedia alcuni NPC vi sputano letteralmente in faccia) rendendovi davvero parte del tutto, immersi dolcemente in questo poutpourri incredibile di eventi travolgenti e non-sense, azione sotto forma di gameplay action e puzzle ambientali semplici, ma efficaci nello sfruttare le meccaniche in VR. Come attraversando un portale verde della spara porte di Rick indossare un visore VR per vivere l’avventura del gioco è l’unico modo possibile per comprendere appieno la qualità di Trover Saves the Universe, la cura riversata nel modellare un universo intero di divertimento e comicità dark; che però non dimentica l’evocatività degli scorci onirici propri della serie TV, come vi avevamo già anticipato, panorami che in VR diventano mille, duemila, tremila volte meglio che in semplice 2D. Trover Saves the Universe (anche senza negozi di tappeti da gestire come in “Roy”) è un’esperienza la cui godibilità complessiva subisce un’impennata vertiginosa se giocato in realtà virtuale. La pulizia dei modelli 3D si conferma identica alla controparte 2D, e addirittura le meccaniche platform e gli scorci concessi dal movimento della sedia a razzo su cui viviamo l’avventura attraverso i punti di spostamento fissati a monte dagli sviluppatori si rivelano in tutta la loro complessità quando viste in 3D reale. Evidentemente, data anche la durata generosa per un gioco VR, minima per uno tradizionale, l’esperienza è stata pensata dapprima in VR, e poi traslata per una fruizione convenzionale. Non si spiegano altrimenti meccaniche geniali, semplicissime eh, ma geniali, quali il dover rispondere agli NPC durante determinati dialoghi scuotendo la testa o annuendo, per triggherare linee di dialogo uniche in base alla risposta affermativa o negativa. Attraverso questi gesti tanto naturali, Trover Saves the Universe ci trascina nelle sue spire sempre più a fondo, senza dare il minimo accenno di nausea da VR o fastidio agli occhi più in generale. Tranquilli, anche se il rischio nausea è scongiurato, ci penseranno gli NPC a condividere con noi i loro vari fluidi corporei. Non aggiungiamo altro.
Trover Saves the Universe è l’esperienza definitiva che imperativamente ogni fan della serie dovrebbe vivere divorandola avidamente come fosse immersa nella salsa sezchuan. Ma in VR. Senza l’ausilio di un qualunque caschetto il gioco, pur conservando intatta la carica comica generale e l’eccellente direzione artistica figlia primogenita delle avventure televisive di Rick and Morty, perde l’attrazione gravitazionale che invece possiede nel momento in cui ci tuffiamo nella sua assurdità attraverso la realtà virtuale. Attrazione che viene anche minata, non poco, ma non per tutti, dalla mancata localizzazione del doppiaggio. Anche se sì, ci sono i sottotitoli, e sì, sono fatti davvero benissimo e tutto il gioco (opzioni ecc.) è tradotto splendidamente in Italiano. E sì, ancora, il doppiaggio originale è fenomenale, coinvolge molti degli artisti che hanno prestato nel tempo la voce agli episodi di Rick and Morty, primo fra tutti, il doppiatore di Morty, che presta la voce a Trover. Vabbè, dai, vi abbiamo messo alla prova anche troppo, e ci sembra quasi di sentire le vostre lamentele indignate, ma era necessario per indagare e capire se siete veri fan oppure no: questo fantomatico doppiatore, che nella serie oltre a doppiare Morty doppia pure Rick, è… Justin Roiland stesso. Sorpresi? Se lo siete, allora fatevi due domande su quanto siate meritevoli di vedere la serie, o di giocare al meraviglioso, incredibile Trover Saves the Universe. Un gioco da appassionati per appassionati, comico all’inverosimile, se siete QUEL tipo di persona. Capaci quindi di apprezzare una storia infarcita di insensatezze, turbe, orbite vuote e follia: Rick avvisato, mezzo salvato.