Wolfenstein Youngblood Provato dall’E3 2019

Wolfenstein Youngblood

Wolfenstein Youngblood ProvatoRiuscire a rinnovare brand ormai saldamente ancorati nella memoria dei giocatori non deve essere un’operazione semplice da compiere, in quanto le insidie e le criticità in contesti del genere sono davvero dietro l’angolo. Qualche esempio? In primis sicuramente il malcontento dei giocatori, i quali, pur proclamandosi idealmente a favore del “cambiamento”, si ritrovano fin troppo spesso a desiderare sempre la solita solfa che sono abituati ad apprezzare; senza ovviamente dimenticarci delle esigenze dei publisher, desiderosi di vendere il prodotto più agevolmente possibile, senza giustamente rischi e problematiche di nessun tipo. Pertanto sorprende ma non stupisce la scelta degli sviluppatori di Machine Games – in collaborazione con i ragazzi di Arkhane Studios – di trasformare lievemente il proprio brand, eliminando lo storico protagonista William “B.J.” Blazkowicz e introducendo un’impostazione di gioco mai vista prima per il franchise: la co-op. Sicuramente questi due elementi appena citati risultano profondamente in controtendenza con il passato della saga, ma appaiono rimaneggiati in una formula comunque molto familiare all’utenza. Grazie ad una lunga prova sul suolo losangelino, abbiamo avuto l’opportunità di immergerci in questo nuovo capitolo della saga, il quale ha saputo colpirci particolarmente.

Wolfenstein Youngblood

Un energumeno sta per essere disintegrato.

Wolfenstein Youngblood: nuove protagoniste.

Wolfenstein Youngblood è ambientato due decadi dopo le vicende di The New Colossus, esattamente negli anni ottanta, in un futuro in cui il nostro forzuto protagonista è ormai attempato e padre di due figlie a cui cerca di insegnare tutti i segreti per sopravvivere in un mondo ormai desolato e distrutto dalla forza oppressiva dei nazisti. I tedeschi, infatti, hanno vinto la seconda guerra mondiale, e le speranze di un futuro caratterizzato dalla libertà personale è ormai una chimera irraggiungibile. Misteriosamente, però, il nostro amato eroe scomparirà, lasciando la moglie e le figlie completamente da sole senza uno stralcio di spiegazione, abbandonandole, apparentemente, al loro triste destino. Le due Blazkowicz, però, non comprendendo la decisione del padre, decidono di mettersi alla ricerca del genitore, con l’obiettivo di comprendere cosa sia realmente successo. Questo è l’incipit alla base dell’intelaiatura narrativa di Wolfenstein Youngblood, un plot fondamentale tanto per permettere all’utente di familiarizzare con Jessica e Sophia, le due nuove protagoniste della produzione, quanto per fornire quel pizzico di mistero necessario a spingere il fruitore ad immergersi nell’avventura. Sicuramente è ancora presto per parlare, ma le premesse sono quantomeno interessanti: bisognerà comprendere nel profondo la qualità del racconto e la caratterizzazione delle due ragazze, ma narrativamente i Machine Games non hanno mai deluso.

Wolfenstein Youngblood

Il pretesto narrativo, ovviamente, servirà anche per introdurre il principale stravolgimento adoperato dai developer su Wolfenstein Youngblood, ovvero l’implementazione della cooperazione. Difatti gli sviluppatori hanno optato per l’introduzione di un’impostazione di gioco maggiormente “social”, in modo tale da fornire una ventata d’aria fresca ad un gameplay rimasto – per quanto spettacolare – piuttosto stantio. All’inizio di ogni partita, infatti, l’utente avrà la facoltà di selezionare una delle due sorelle, scegliere il proprio equipaggiamento, identificare il perk principale, definire l’emote prediletta e personalizzare brevemente la beniamina. Seppur volutamente poco approfondito, l’editor del personaggio lancia l’amo per l’altra grande novità di questo spin-off: la presenza massiccia di dinamiche da gioco di ruolo, legate al potenziamento del personaggio, il leveling dello stesso e la personalizzazione dell’armamentario. Uccidendo nazisti, infatti, il giocatore potrà incrementare le proprie statistiche, acquisendo punti abilità investibili in vari rami a disposizione del player, con i quali influire sulla salute delle protagoniste, sulle potenzialità offensive e sulle abilità delle giovincelle. Guadagnando, invece, una speciale valuta in game, le mini Blazkowicz avranno l’opportunità di ingigantire sensibilmente i danni delle proprie bocche da fuoco, di aumentare i proiettili trasportabili, di aggiungere silenziatori e molto altro ancora, potendo avere, così, un controllo strategico degli scontri a fuoco.

Wolfenstein Youngblood

Sangue a profusione.

Cooperazione: questo è il nuovo mantra del gioco.

Questa rinnovata stratificazione potrebbe effettivamente spaventare i puristi della saga, i quali avrebbero magari desiderato un altro capitolo focalizzato sugli scontri a fuoco nudi e crudi, sprovvisti, pertanto, di qualsivoglia influenza gdr centrica. Sicuramente questo ragionamento è pianamente condivisibile, ma ci sentiamo di difendere l’operato svolto dagli sviluppatori, in quanto era necessaria una svolta nella giocabilità per evitare la riproposizione di un ennesimo capitolo sostanzialmente identico al precedente. Analizzando, invece, a fondo la co-op, possiamo assolutamente confermarvi che la modalità ha davvero del potenziale: poter immergersi con un amico in un’avventura del genere, completamente ridisegnata sull’apporto bellico di due player, potrebbe rivelarsi un’esperienza del tutto inedita, in grado di consegnare nelle mani dei giocatori un prodotto valido e di spessore. Ovviamente, a causa della presenza di due player, anche la difficoltà è stata sensibilmente tarata verso l’alto, contraddistinta da una folta presenza di nemici particolarmente agguerriti in grado di annichilirvi in pochi istanti se sottovalutati. L’approccio, pertanto, dovrà necessariamente cambiare rispetto al passato: scorribande solitarie saranno quasi impossibili in Wolfenstein Youngblood, e la collaborazione con il proprio partner si rivelerà la chiave vincente per proseguire nell’avventura. Nulla vi vieterà di giocare la produzione in single player, concedendo al computer i controlli dell’altro character, ma indubbiamente la migliore esperienza possibile rimarrà quella della divisione dei compiti con un vostro conoscente.

Anche la mobilità delle protagoniste è stata ampliata sensibilmente: difatti sfruttando la medesima armatura del buon tempone di Blazkowicz, le due ragazze riusciranno a destreggiarsi con rara leggiadria, potendo compiere doppi salti, scatti poderosi e movenze degne dell’amichevole Spider-Man di quartiere. Per quel che riguarda il comparto tecnico, infine, non abbiamo riscontrato grossi cambiamenti da The New Colossus: il frame rate apparirà sempre stabile, i modelli poligonali di pregevole fattura e in generale un colpo d’occhio di qualità.

In conclusione, Wolfenstein Youngblood rappresenta in tutto e per tutto l’essenza di un vero spin-off: grazie a delle aggiunte interessanti – come la co-op e l’impostazione più da gdr –  il pargolo della software house svedese assume nuove sembianze rimanendo saldamente se stesso, e divenendo in questo modo il prodotto perfetto per tutti coloro che desideravano ardentemente qualcosa di nuovo dalle avventure del più grande ammazza nazisti della storia. Anche il racconto sembra promettere bene, e l’idea di osservare in azione un personaggio che non sia Blazkowicz ci alletta non poco. Staremo a vedere cosa saprà offrire il prodotto finito, ma una cosa è certa: ci sono tutte le basi per un Wolfenstein di valore.

Alessio è un grande appassionato di videogiochi sin da bambino. La prima volta che prese in mano un controller fu nel lontano 2000, trovandosi affascinato ma al tempo stesso terrorizzato dallo spietato mondo di Dino Crisis, considerato il suo gioco preferito. Ama follemente le saghe di Assasin's Creed, Uncharted, Ratchet and Clank e Metal Gear Solid. Nutre un profondo interesse per i manga, riconoscendo come suo fumetto preferito Naruto.