Sniper Ghost Warrior: Contracts Provato dall’E3 2019

Sniper Ghost Warrior: Contracts

La serie di Sniper Ghost Warrior ha sempre avuto un particolare comune a pochi altri brand nell’industria, ossia quello di non essere mai stata particolarmente apprezzata dalla critica ma di essersi comunque riuscita a conquistare, nel corso del tempo, una discreta nicchia di appassionati, amanti dei videogiochi di guerra legati al cecchinaggio dei polacchi CI Games. Proprio questi ultimi ci hanno mostrato il loro ultimo Sniper Ghost Warrior: Contracts, quarto capitolo della serie cominciata su old gen e proseguita con il recente Sniper Ghost Warrior 3, in una esteso hands-off a porte chiuse, con la possibilità, poi, di mettere direttamente le mani sul gioco per una prova in prima persona. La scelta, in questo caso, è stata chiara: spostare il focus dall’annacquato open world del terzo capitolo a una struttura più lineare e che potesse tornare ad essere maggiormente a fuoco rispetto agli intenti generali della serie. O quantomeno provarci.

Sniper Ghost Warrior: Contracts

Sniper Ghost Warrior: Contracts punta al trono degli sniper game…

La demo che ci è stata mostrata – e che poco dopo abbiamo anche potuto provare – aveva luogo in un setting montano e innevato in Siberia, dando da subito un’esemplificazione della virata del gioco verso una struttura più “instradata”, in un ambiente strutturato a macro-zone quasi di stampo sandbox. Scopo principale della missione era quello di infiltrarsi in un bunker militare, ben difeso da una pletora di guardie e vari sistemi d’allarme, con la possibilità opzionale di svolgere un paio di quest opzionali in due porzioni ben specifiche dello scenario, piuttosto lontane dalla base principale. A saltare subito all’occhio sono state la discreta cura riposta nell’armamentario, nel quale spiccava un fucile da cecchino dotato persino di proiettili intercambiabili con una variante perfora-corazze, e il buon level design della mappa, più piccola e condensata rispetto al passato, ma anche meglio progettata, con alture, strettoie e passaggi di ogni tipo e in ogni dove. A ciò è connesso un altro elemento da sempre marchio di fabbrica della serie: la varietà di approcci possibili in ogni situazione, legati sia all’alternanza fra stealth e sforacchiamenti vari, sia alla possibilità di associare ad ogni stile di gioco diverse interazioni ambientali, come il generare esplosioni a catena, lo spegnere fari o generatori per mimetizzarsi meglio nel buio o l’occultare corpi in mezzo all’erba.

Sniper Ghost Warrior: Contracts

…ma CI Games ha ancora un (bel) po’ di strada da fare

Inutile dire che l’approccio stealth è il migliore nel caso in cui si voglia portare a casa il massimo del risultato, mentre scegliendone uno più aggressivo il gioco assume un comportamento che sarebbe un eufemismo definire “strano”. I nemici, infatti, sono dotati di una vista d’aquila da non sottovalutare e possono scoprirci in pochi secondi se non stiamo attenti, anche da molto lontano: questa loro capacità sarebbe anche apprezzabile, se non fosse che in Contracts è rimasto praticamente invariato uno dei più atavici problemi della serie, quello legato alla gestione dell’intelligenza artificiale, che non esitiamo a definire fra le peggiori che si siano mai viste in un videogioco di guerra moderna. I nemici si limitano a vomitarci fuoco addosso e sono molto pericolosi se abbiamo l’incoscienza di esporci alle loro linee di tiro, ma basta un minimo – e sottolineiamo, un minimo – di furbizia per aggirare le loro routine comportamentali ed eliminarli tutti senza troppi problemi, generando ad esempio il più classico dei “trenini”. Malgrado le possibilità di offrire un’esperienza più studiata non siano state sprecate sotto il profilo visivo (gli scorci visti durante la prova sono splendidi) e del design della mappa, il gioco ci è sembrato stentare proprio sul più bello e quando davvero avrebbe potuto avere qualcosa da dire. L’unico modo per godersi appieno l’esperienza, in Sniper Ghost Warrior: Contracts, è insomma quello di non farsi scoprire mai, magari giocando con un paio di cuffie per godersi l’ottimo comparto sonoro. Peccato che la componente stealth sia al momento minata da un livello d’allerta davvero mal calcolato, mentre quella (consequenziale) da sparatutto duro e puro soffra di un’IA quasi comica. Di tempo ce n’è ancora: speriamo solo che CI Games sappia dove mettere le mani per far si che gli appassionati possano mettere le mani su uno sparatutto quantomeno buono dal punto di vista qualitativo.

Secondo gli sviluppatori polacchi, Sniper Ghost Warrior: Contracts si ripromette di offrire l’esperienza da cecchino definitiva, anche grazie a una struttura, ben più logica rispetto a un passato un po’ traballante, pensata chiaramente per essere più a fuoco e aggiornabile nel corso del tempo con nuovi contratti. Pur potendo vantare qualche elemento positivo, fra cui un discreto comparto audiovisivo, una buona cura per armi e balistica (come da tradizione) e un level design buono, Contracts soffre ancora terribilmente la mancanza di un’intelligenza artificiale che sia al passo coi tempi, limitandosi a riproporre manichini da abbattere uno dopo l’altro che avrebbero sfigurato persino quindici anni fa: un problema piuttosto grave, che, per essere sistemato – anche in parte – in tempo per il lancio (previsto entro il 2019), richiederà a CI Games uno sforzo non indifferente.

Nato nello scorso millennio con una console fra le mani e rimasto per molti anni confinato nel mondo distopico della Los Angeles del 2019, ha infine deciso di uscirne per divulgare al mondo intero le sue più grandi passioni: il videogioco in tutte le sue forme, il cinema (quello vero) e Dylan Dog.