Fin da quando è stato annunciato, Journey to the Savage Planet ha sempre stimolato parecchio la nostra curiosità. Gioco di debutto dei neonati Typhoon Studios, nati accorpando diversi ex veterani da Ubisoft, Warner Bros ed Electronic Arts, il titolo è un’avventura in soggettiva caratterizzata da un’atmosfera frizzante e d’impatto, con idee ben chiare in mente: il team che lo sta sviluppando, infatti, è composto da appena una dozzina di persone, il che ha comportato il dover fare di necessità virtù e proporre un’avventura che potesse durare al massimo dodici-quindici ore, non troppo annacquata come altri concorrenti ma ben focalizzata su un’unica caratteristica chiave: la libera esplorazione di un pianeta alieno, AR-Y 26, neppure troppo grande, ma pieno di segreti in ogni dove.
Journey to the savage Planet è una divertente avventura con elementi da immersive sim
Nel corso dell’E3 2019 abbiamo potuto tastare con mano l’opera prima del piccolo studio, che, pubblicato da 505 Games, sta dando vita a una piccola avventura non lineare con elementi da immersive sim, riprendendo idee comuni ai ben più blasonati Metroid Prime e Half Life. Ci è quindi stato consegnato un controller (anche se la demo provata girava su PC), per poi essere spediti ad esplorare i dintorni della nostra navicella, momentaneamente rotta: uno degli obiettivi consigliati, fondamentale per poter proseguire, richiedeva proprio di recuperare materiali utili alla riparazione della nave, in modo da poter lasciare il pianeta, quando poi sarebbe stato necessario. L’anima non lineare del gioco, però, ci ha spinto ben presto verso diversi compiti secondari, fra cui la minuziosa raccolta di risorse per poter costruire un rampino, utile a muoversi in maniera più agevole fra le intricate piattaforme che punteggiavano la mappa, il ritrovamento e la scansione di un manufatto alieno, utile per attivare il viaggio rapido fra vari punti della mappa, e infine l’uccisione di un pericoloso mostro appartenente al bestiario locale, il Craglaw. Il protagonista, un eroe senza nome “riportato in vita” innumerevoli volte dalla Kindred Corporation (la compagnia incaricata di perlustrare il pianeta da cima a fondo al fine di saggiarne la vivibilità per la razza umana), viene costantemente canzonato da un’intelligenza artificiale che se in teoria sarebbe programmata per assisterlo nei suoi compiti, in pratica è dotata di uno spiccato senso dell’umorismo. In generale l’avventura mantiene un tono e uno stile che ricordano un po’ Ratchet & Clank e un po’ Jak & Daxter, infarcendo il tutto con dosi più massicce di volgarità edulcorata e di elementi come il politicamente scorretto e la satira nei confronti della pubblicità e del consumismo, ben visibile nei messaggi promozionali che la compagnia ci propina di continuo tramite filmati informativi all’interno della nave.
Dove il gioco mostra il suo maggior potenziale (e, insieme, va ancora un po’ rifinito e smussato, com’è logico che sia) è però all’esterno, nel labirintico mondo che, fin da subito, è a nostra piena disposizione. Inizialmente non ci aspettavamo di trovarci di fronte a una tale varietà di situazioni, ma ci siamo ricreduti minuto dopo minuto: a livello sia di “bestiario” che di zone esplorabili, Journey to the Savage Planet è stato una continua sorpresa. Gli esseri viventi del posto riservano novità continue: si passa da meduse volanti a piccoli esserini urlanti che si “dividono” a metà quando colpiti, a bestie corazzate in grado di eseguire attacchi rotolanti o strambe piante che si comportano a mo’ di torrette in perenne allerta e vanno obbligatoriamente sorprese alle spalle. Alcune creature sono collegate al risolvere enigmi ambientali: è ad esempio il caso di strambi animali a forma di palla, che, nutriti con una sorta di “cibo” pensato per essere mangiato dalla fauna locale, possono essere attirati verso determinate “bocche” risucchiatutto per sbloccare determinati passaggi. Spesso questi ultimi portano verso zone inaspettate, come caverne piene di lava e cime innevate: ogni zona è piena zeppa di segreti, e l’aspetto più convincente del gioco è proprio perdersi per ore ad esplorare per intero la mappa, scoprendo passaggi nascosti e piccole chicche in ogni dove.
L’ora a nostra disposizione con Journey to the Savage Planet è stata talmente piacevole che non ci siamo mai neanche accorti di quanto tempo fosse effettivamente passato. Il gioco di Typhoon Games ci è parso un’avventura interessante, ben progettata e ricca di spunti interessanti, in cui le fasi d’azione sono solamente la punta dell’iceberg di un’esperienza complessa e stratificata, in cui non esiste un solo percorso o una sola chiave di lettura. Per ora, decisamente promosso: per confermare queste positive impressioni, però, dovremo aspettare la prima metà del 2020.