Chi vi scrive è sempre stato un appassionato di FIFA per quanto riguarda i simulatori calcistici: fin da quando ero bambino, infatti, sono cresciuto con la serie di EA Sports, a partire dallo storico e indimenticabile FIFA 98. Nel corso degli anni, però, mi sono avvicinato spesso e per lunghi periodi a PES, sia nella gloriosa epoca PS2, sia negli anni del declino, sia in quelli della lenta e successiva risalita nell’attuale generazione, in cui ho spesso avuto modo di provare il calcistico di Konami in qualche fiera come le passate Gamescom, o, spinto da semplice curiosità, tramite codici promozionali. E mi sono fatto una mia idea, confermata anche dall’ultimo PES 2020, con cui ho potuto stabilire un primo contatto all’E3: nel corso degli anni, soprattutto nelle ultime edizioni, nel suo continuo migliorarsi PES è rimasto fedele a sé stesso molto più di quanto non abbia fatto FIFA. Se il secondo si è piegato man mano e sempre di più alle richieste di un pubblico giovane, introducendo un Ultimate Team da cui è ormai dipendente da dieci edizioni, il primo ha continuato per la sua strada, tentando, anno dopo anno, di tornare il miglior simulatore calcistico mai realizzato.
La prima prova di PES 2020 è avvenuta all’interno del booth di Konami all’E3, che quest’anno, collocato nelle meeting room inaccessibili al pubblico (che potrà provarlo soltanto alla Gamescom), era praticamente PEScentrico, senza nessun altro videogioco a disturbare un allestimento, fatto di cartonati ed erba sintetica, che dimostrava un vero e spiccato amore per il calcio. Senza perdere troppo tempo, ci siamo lanciati nella prova del nuovo capitolo annuale, che quest’anno, tanto per complicare un po’ le cose, si chiama eFootball PES 2020, anche se per noi rimarrà sempre PES: scelto un partner a caso (piuttosto simpatico) fra un gruppo di giornalisti tedeschi, ci siamo dunque seduti a provare la demo, completando tre o quattro partite ai comandi della squadra delle Leggende e del Barcellona. Proprio lo squadrone spagnolo è stato confermato come partner ufficiale del gioco anche quest’anno, con Lionel Messi che campeggia in copertina e Andrés Iniesta che in questa edizione si è prestato a fare da consulente “tecnico” al team di sviluppo: chi meglio di qualcuno che il campo lo vive tutti i giorni (pur non più con la maglia del Barça) per migliorare ulteriormente una simulazione calcistica già quasi perfetta?
PES 2020 porta la simulazione calcistica allo stato dell’arte
Già, perché a questo punto dobbiamo dirlo: il nostro primo contatto con PES 2020 ci ha convinto talmente tanto che quest’anno potrebbe essere davvero quello buono per insidiare il trono di FIFA. Ma andiamo con ordine. Per l’edizione 2020 il team di PES si è posto un unico obiettivo, piuttosto logico visto il successo delle edizioni 2018 e 2019: lavorare di fino, mettendo al centro il gameplay piuttosto che i contenuti e migliorando alacremente elementi come la gestione del tocco di palla e il comportamento dei giocatori in campo. PES 2020 ha una nuova gestione della fisica legata al pallone, che si traduce in tocchi ancor più precisi e puntuali: noi, per confermare la cosa, ci siamo ributtati su PES 2019 non appena tornati a casa, e dobbiamo ammettere che i passi in avanti fra l’uno e l’altro capitolo sono evidenti. La nuova meccanica di controllo del pallone, chiamata Trick Trap, permette tocchi di prima che mai avevamo visto in un simulatore calcistico, permettendo di gestire elementi come i dribbling e i cambi di direzione in maniera naturale e convincente e differenziando i giocatori in base alle loro abilità in maniera marcatissima: una leggenda come Ronaldinho, ad esempio, ha un comportamento sul campo del tutto diverso rispetto a un Messi o a un Suarez, nelle movenze più impercettibili, nel modo in cui salta l’uomo ed è decisivo per la squadra, facendo ripartire l’azione o fornendo assist micidiali. Anche FIFA 20, se avete letto il nostro articolo in merito, è migliorato da quel punto di vista, ma non quanto è riuscito a fare PES, che quest’anno sembra davvero sulla buona strada per raggiungere un punto di svolta nelle basi del sistema di gioco, svolta arrivata non all’improvviso, ma costruita negli anni.
Uno dei miglioramenti più evidenti di questo sistema, che avvantaggia ancor di più i giocatori abili e dotati di una certa fantasia in campo, è il cosiddetto Dummy Kick: con questa skill è infatti possibile ingannare i difensori, fingendo un tiro e tramutandolo all’ultimo in un passaggio filtrante verso un compagno smarcato, il quale, a sua volta, deve intuire la nostra giocata per rendere l’azione efficace. Nel caso in cui ci sia una certa sintonia fra i compagni di squadra, è dunque possibile creare combinazioni mai viste prima, che consentono di smarcarsi e andare in porta in modi impossibili fino a un paio d’anni fa. Anche in difesa le soluzioni introdotte non sono poche: i difensori appaiono ora molto più attenti al comportamento degli attaccanti e possono tentare in maniera del tutto naturale di anticiparli, dando inizio a un’azione difensiva che poi, però, dobbiamo essere noi bravi a vedere e saper sfruttare, con la pressione di un tasto. Nel caso in cui l’ultimo uomo si trovi a tu per tu con un attaccante lanciato in porta, poi, è possibile decidere di commettere il classico “fallo tattico”, che in una situazione spinosa può facilmente portare a un cartellino da parte dell’arbitro, ma quantomeno aiuta a evitare ripartenze e gol indesiderati. Peccato che in alcuni di questi casi, con tanto di ribaltamenti di fronte improvvisi, abbiamo notato qualche tentennamento nella gestione della telecamera dinamica, non sempre precisissima nel seguire l’azione: questo, però, è un problema di cui gli sviluppatori sono a conoscenza, e dovrebbe essere risolto nel corso dell’estate.
Se l’introduzione della modalità Match Day fa in qualche modo il verso alla “condizione” dei giocatori di FIFA, basata sul loro rendimento durante l’anno, PES 2020 dovrebbe fare grossi passi in avanti anche dal punto di vista del calcio manageriale: come abbiamo appreso grazie a un breve video andato in onda nel bel mezzo delle nostre partite, la Master League darà finalmente un’importanza cruciale agli intermezzi fra una partita e l’altra, amalgamando gli avvenimenti con il rendimento dei giocatori in campo: grazie al suo carisma, ad esempio, un Maradona può fare la differenza per la sua squadra anche in pochi giorni, mentre il lavoro di un allenatore più tattico e riflessivo, come ad esempio Cruijff, “paga” di più sulla lunga distanza: il modo in cui scegliamo di comportarci nell’arco di poche settimane, in ogni caso, può condizionare anche un’intera stagione.
https://www.youtube.com/watch?v=fK3_uf8FLHc
Le novità promesse da PES 2020 sono tantissime: da qui al prossimo 10 settembre, il team avrà del tempo aggiuntivo per rifinire ulteriormente il suo simulatore calcistico, che quest’anno sembra arrivato davvero a un punto fermo sul quale continuare a costruire, grazie a un sistema di gioco ormai quasi inattaccabile e a un comparto contenutistico che continua ad arricchirsi anno dopo anno. Certo, mancano ancora le licenze, ma quello è un “malus” a cui i fan di PES hanno ormai fatto il callo (e che può facilmente essere risolto in modi non ufficiali): per il resto, il calcio di Konami non è mai stato così spettacolare. Per poter vincere la guerra con FIFA, che dal canto suo può vantare più licenze e più forza insita nel brand, non basta però superare l’eterno rivale: bisogna staccarlo in salita e fare tappa a sé. Una cosa sembra certa: le premesse per sfondare sul serio, quest’anno, ci sono tutte.