Tales of the City Recensione

Tales of the City

Come la vita anche una serie tv può stupire il cuore di addicted. In un momento in cui pochissime sono le produzioni degni nota, almeno in questa torrida estate, in soccorso arriva Tales of The City. Disponibile su Netflix dallo scorso 7 Giugno, il drama di formazione ambientato fra le strade di San Francisco, è la prima miniserie distribuita a livello mondiale della saga ispirata ai racconti LGBT di Armistead Maupin. Dal 1993 al 2001 sono ben tre i capitoli ispirati alla serie di racconti dell’autore inglese, pubblicati a fine anni ’70. E anche se i precedenti adattamenti sono inediti in Italia, questo gap non ha impedito a Tales of The City di essere apprezzato in tutta la sua bellezza. Sì, perché la nuova produzione di Netflix è un vero e proprio tuffo al cuore nell’abisso dei nostri sentimenti, una serie che racconta il presente, il passato ma anche il futuro di quella generazione che crede nei sogni e nelle seconde possibilità.

Tales of the City

I personaggi in una istantanea.

Tales Of The City: un viaggio alla scoperta di noi stessi

Mary Ann torna a San Francisco dopo un lungo periodo di assenza. Fuggita dalla città per rincorrere la sua carriera in tv, torna nel pittoresco condominio di Barbary Lane alla vigilia di un’importante ricorrenza. Per i 90 anni di Anna Madrigal, donna transgender e proprietaria del condominio, Mary Ann cerca di ritrovare il suo equilibrio per ricongiungersi con gli affetti del passato, soprattutto per cercare di riallacciare un rapporto con la figlia Shawna e l’ex marito. Tornare in città però significa affrontare gli errori del passato e pagare tutte le conseguenze delle proprie scelte. Alle sue spalle un folto coro di voci di amici e conoscenti i quali, con le loro storie di vita vissuta, fotografano la realtà della comunità arcobaleno con i loro vizi è le loro virtù.

Tales of the City

Basta poco per restare coinvolti nelle storie e nelle emozioni dei Racconti di San Francisco. Sono storie che profumano di vita, di colori, di gioie e dolori, sono storie che rappresentano chi siano o chi vorremmo essere. La serie infatti convince proprio per la sua semplicità, perché capace di scavare dentro noi stessi senza perdersi in giri di parole, illustrando un racconto intenso e intimistico che scava un solco profondissimo nel cuore del pubblico. In poche e semplici mosse, Tales Of The City ha la capacità di fotografare la realtà di oggi, attraverso lo sguardo della gente comune. È un viaggio meraviglioso all’interno delle nostre paure, all’interno dei nostri dubbi e incertezze. È un viaggio che esplora la caducità dell’animo umano, è un percorso fatto di salite, cadute, vittorie e sconfitte.

Tales of the City

Un viaggio nelle profondità del nostro animo. E sì, la trama è semplicistica, c’è l’inquadratura giusta, c’è la colonna sonora giusta, perfino i dialoghi sono al posto giusto, ma sono proprio queste le particolarità che hanno reso tale la serie tv. Tales of The City è un prodotto moderno, che risponde a quella voglia di coccolare il pubblico con una narrazione multiforme, capace di spaziare fra diversi temi senza mai prendersi sul serio. Senza cadere nel melodrammatico, riesce però a sfiorare i punti giusti. Si parla di HIV, di amore LGBT, di transessualità, e con uno sguardo fresco e sincero nei riguardi del poli-amore. Un vero e proprio spaccato di vita quotidiana.

Una serie tv che parla al cuore del pubblico

È la semplicità la parola chiave della serie di Netflix. Ci troviamo di fronte a un classico racconto di formazione in cui tutto funziona alla perfezione, un prodotto che piace proprio perché illustra i fatti così come sono nella realtà. E la serie lo fa soprattutto con un linguaggio schietto e sincero. Un gay-drama generalista che piace sia allo spettatore medio, ma anche a quello che è in cerca di qualcosa in più. Sì, Tale of The City ha la capacità di parlare al cuore del pubblico.

Convince la regia, così rarefatta e così minimalista, convince il cast (in primis Ellen Page) capaci di scavare a fondo la psicologia del personaggio, convincono le musiche e convince quell’atmosfera di grande comunione che traspare dalla città di San Francisco: tutto questo è Tales of the City.

Carlo è un trent’enne con un cuore che batte per il cinema, le serie TV, i romanzi fantasy e la musica anni ’90. È un Maveliano D.O.C. ed è #TeamCap per scelta. Si è laureato in Giurisprudenza ma non è un avvocato, sogna di vivere a Londra e di intervistare David Tennant.