Final Fantasy XIV Shadowbringers Recensione

Final Fantasy XIV Shadowbringers

Final Fantasy XIV Shadowbringers Recensione | Final Fantasy XIV si ĆØ sempre differenziato dagli altri MMORPG per la sua volontĆ  di proporre un’esperienza perfettamente godibile anche in solitaria, seguendo la strada tracciata da un filo conduttore che, dopo Heavensward e Stormblood, non si ĆØ interrotto neanche in Shadowbringers, terza espansione costruita sopra A Realm Reborn. Da quando Naoki Yoshida ĆØ subentrato alle redini del progetto, sostenuto da un’intera divisione interna a Square Enix, la qualitĆ  di ogni singolo contenuto si ĆØ sempre attestata su ottimi livelli, mantenendo vivissimo l’interesse di una community mai cosƬ numerosa. Pur con cinque anni sulle spalle, insomma, Final Fantasy XIV ĆØ ancora un ragazzino, per la gioia di sedici milioni di giocatori.

Final Fantasy XIV Shadowbringers

Final Fantasy XIV Shadowbringers: un quadro completo

Mettendo temporaneamente da parte temi più generali (e generici) come l’imperialismo e la religione, Shadowbringers si concentra su una vicenda di scala un po’ più ridotta, ma non meno efficace. La storia si sposta al di fuori dei porti sicuri della lussureggiante Eorzea, trasportandoci su The First, uno dei tredici riflessi di Source. Su questo pianeta si trova il regno di Norvrandt, luogo in cui il protagonista ĆØ chiamato a chiarire una situazione oltremodo confusa e a salvare i propri compagni da un sonno eterno, figlio della continua guerra fra la luce e l’oscuritĆ  che ancora attanaglia questo pianeta. Quella raccontata in questa terza espansione ĆØ una storia che ha pochi legami con il passato, e, da paladini della luce, punta a trasformarvi in Guerrieri dell’OscuritĆ , recidendo la gran parte dei legami con quanto raccontato in precedenza. Norvrandt ĆØ, in effetti, un luogo molto più pericoloso di tutto quel che abbiamo avuto modo di vedere fino ad oggi, ricco com’ĆØ di zone oscure e di mostri ben poco amichevoli, chiamati Sin Eater, che braccano costantemente i pochi sopravvissuti e li costringono a trovare rifugio nelle cittĆ  di Crystarium e di Eulmore e in piccoli avamposti sparsi qua e lĆ .

Se all’inizio ĆØ facile ritrovarsi spaesati, dovendo esplorare una mappa ricca di zone sconosciute, non preoccupatevi: nel corso dell’avventura principale avrete modo di rivisitare luoghi simili alla cara vecchia Accademia, utile a reimparare le basi, oltre a recuperare tanti personaggi e volti a voi noti, che vanno ad aggiungersi alle nuove aggiunte in termini di razze: le due più evidenti sono le Viera (donne con orecchie da coniglio, come Fran di Final Fantasy XII) e i selvaggi Hrothgar. Una volta presa di nuovo confidenza con la storia, potrete camminare con le vostre gambe e senza l’aiuto di nessuno e avrete modo di vivere uno fra i migliori archi narrativi mai visti in un MMORPG tradizionale, perlomeno negli ultimi anni: la storia di Shadowbringers, ritmata e coinvolgente e con personaggi – buoni e cattivi – splendidamente delineati, ĆØ infatti fra i principali punti di forza che caratterizzano l’intera espansione.

Final Fantasy XIV Shadowbringers

Anche le sfide più banali qui assumono un sapore molto differente rispetto al passato: i dungeon, per esempio, sono molto ben costruiti, nel design, nella varietĆ  ed anche nell’accompagnamento musicale, come sempre ottimo; inoltre,Ā sulla falsariga di quanto fatto da Stormblood, eliminano in buona parte la ripetitivitĆ  e il sentore di fetch quest, che rimane appena accennato e non finisce quasi mai per diventare preponderante e tedioso. Escluse alcune, quasi sempre opzionali, che rimangono ancorate alla necessitĆ  di grindare parecchio, le quest non si perdono in eccessive lungaggini, e consentono fin dai primi momenti di testare i nuovi job introdotti da Shadowbringers. Questi ultimi, aggiunti in maniera fluida ed intelligente ad un totale di ben 18 classi, sono il tank Gunbreaker e la Dancer, che riveste un ruolo particolare e relativamente poco esplorato da Final Fantasy XIV: quello del ranged DPS. Nel primo caso parliamo di un personaggio melĆ©e caratterizzato da skill abbastanza semplici e lineari da padroneggiare; la seconda, invece, può esprimere tutto il suo potenziale solamente in mani esperte, e richiede una certa attenzione ai comandi e al posizionamento sul campo, fondamentale per innescare determinate combinazioni con gli altri eroi. Abbiamo particolarmente apprezzato una delle abilitĆ  chiave di Gunbreaker, ovvero Superbolide, che, votata unicamente alla sopravvivenza, riduce ad 1 i suoi HP, ma (in maniera simile al PokĆ©mon Shedinja) gli evita di subire danni da quasi ogni attacco successivo.

Una fra le aggiunte più interessanti e corpose di Shadowbringers sta nel tanto decantato Trust system, fondamentale per aiutare i novellini ad inserirsi nel mondo di Final Fantasy XIV, che consente di portare con sĆ© nell’esplorazione dei dungeon un party interamente composto da NPC controllati dall’IA, il che da un lato evita di dover passare attraverso un matchmaking spesso interminabile, dall’altro elimina la necessitĆ  di imparare fin da subito a coordinarsi in maniera perfetta con la squadra. Lasciare all’IA il controllo degli healer, del resto, può essere la scelta più azzeccata a livelli bassi, vista la trasformazione di questo tipo di personaggi in support quasi puri, il che li rende più complicati da imparare. Anche il percorso di apprendimento di ogni singolo personaggio ĆØ comunque stato modificato: il gioco non obbliga più a passare ore ed ore di farming dietro all’acquisizione di ogni singola skill, ma consente di avviare vere e proprieĀ questline basate sul ruolo, che offrono punti esperienza e al contempo portano avanti la narrativa.

Forte di ormai oltre cinque anni di supporto continuo alle spalle, Shadowbringers stratifica ulteriormente il gameplay ed aggiunge nuove opzioni e possibilitĆ  al sistema di gioco, pur rinunciando in parte a una marcata e precisa distinzione fra le singole classi, che ora non ĆØ più necessario imparare per filo e per segno per godersi appieno l’esperienza. La strada tracciata ĆØ comunque chiara, e questa terza espansione riesce ad essere un contenuto perfettamente bilanciato fra un’esperienza hardcore e una più accessibile verso i nuovi giocatori, in grado di segnare un nuovo punto fermo – sia nella storia che nella struttura di gioco, grazie al sistema Trust – per Final Fantasy XIV. Che, malgrado rimanga un MMORPG con tutti i crismi, rappresenta ancora il miglior punto d’ingresso verso questo genere per chi non ha mai avuto modo di avvicinarvisi.Ā 

Nato nello scorso millennio con una console fra le mani e rimasto per molti anni confinato nel mondo distopico della Los Angeles del 2019, ha infine deciso di uscirne per divulgare al mondo intero le sue più grandi passioni: il videogioco in tutte le sue forme, il cinema (quello vero) e Dylan Dog.