The OA: e se la cancellazione fosse falsa? La teoria che accende le speranze

È successo ancora. Dopo Sense8, Netflix ha cancellato un’altra serie TV amatissima dai fan: The OA. Una vera e propria tragedia per gli appassionati, che non hanno perso tempo dopo lo spiacevole annuncio riversandosi sui social network (Twitter in primis) per lanciare messaggi di protesta. Lo show, per chi non lo sapesse, segue la storia di Prairie Johnson, una giovane donna non vedente che torna a casa dopo essere scomparsa per sette lunghi anni: è una serie di fantascienza quella prodotta da Brit Marling e Zal Batmanglij, che racconta di esperienze pre-mortem e avventure extra-dimensionali attraverso intrecci narrativi e rivelazioni in grado di tenere incollati allo schermo gli spettatori. Una magia durata solo due stagioni visto che la produzione è stata chiusa senza preavvisi, peraltro con un cliffhanger non di poco conto. Vari utenti di Reddit hanno tuttavia fatto notare delle incongruenze tali da innescare delle domande sacrosante. E se The OA non fosse stata davvero cancellata? Se tutto questo facesse parte di una campagna marketing di Netflix atta a promuovere la terza stagione? Di seguito sono presenti alcuni spoiler sulla season 2, dunque consigliamo di proseguire la lettura solo a coloro che hanno visto tutti gli episodi.

The OA

Il mistero si infittisce.

Perché The OA è stata cancellata?

The OA era una delle serie più contorte del catalogo Netflix (insieme a Dark, che in quanto a garbugli non scherza) e, proprio per questo motivo, un po’ di nicchia. Quella alla base dello show di Brit Marling – che oltretutto ha vestito i panni della protagonista – era una sceneggiatura sopra le righe, pensata per raccontare gli eventi nell’arco di cinque stagioni. Mancherebbero quindi ancora tre stagioni all’epilogo naturale dello show, uno sforzo in termini economici che la piattaforma streaming ha preferito non sostenere: d’altronde si tratta di una produzione molto complessa dal punto di vista concettuale (caratterizzata inoltre da una prima stagione decisamente lenta da seguire), causa principale della limitata risonanza avuta. Come spiegato dallo stesso amministratore delegato di Netflix, Reed Hastings, l’unico caso in cui la società prende in considerazione la cancellazione di una serie è quando lo show è molto costoso e non ottiene le adeguate visualizzazioni da parte degli abbonati. Detto, fatto.

The OA

Approfondiamo la teoria.

La fan-theory sulla cancellazione della serie

Possibile, però, che una serie la cui seconda stagione ha ottenuto una valutazione del 92% dalla critica e dell’89% dagli spettatori sul popolare sito di recensioni Rotten Tomatoes abbia ricevuto un simile trattamento? C’è chi non solo pensa ma crede fortemente sia impossibile. Per una serie di motivi.
Anzitutto perché la cancellazione sarebbe stata annunciata parecchio tempo dopo il debutto della season 2 (uscita lo scorso 22 marzo), cosa poco comune; poi perché Jason Isaacs, l’attore che interpreta Hap, ha pubblicato un video con i cinque movimenti il giorno prima della triste notizia dell’aborto di The OA. Nondimeno, la Marling ha cinguettato in modo piuttosto enigmatico:

Se le prime quattro emoji utilizzate dall’attrice hanno piuttosto senso per i fan, cosa sta a significare la chiave? E ora il punto forte: chiunque abbia visto la serie, probabilmente ricorderà che la seconda stagione termina con Prairie che ha raggiunto quella che sembra essere a tutti gli effetti la nostra dimensione (Hap dice di chiamarsi Jason Isaacs infatti). Secondo un’interessante e virale fan-theory, la terza stagione potrebbe cominciare con lo show che è stato cancellato a causa dell’infortunio di Brit (nell’ultima scena della seconda stagione viene portata via in ambulanza), impossibilitata a continuare nella sua parte di OA. A causa dello stop imposto da Netflix alla produzione, Hap avrebbe quindi un modo per reprimere Nina e OA dentro Brit, dicendole che gli manca il personaggio e la recitazione; Isaacs (Hap) preme affinché lo show continui cosicché lui possa recitare la parte del marito amorevole e aggiungere ulteriori dubbi alla mente di Brit.

https://twitter.com/mrdarktooth/status/1158752615544418310

Una teoria contorta che vede nella crossmedialità la giusta chiave di lettura, come se il plot di The OA non fosse già abbastanza intricato. Ad alimentare ulteriormente la voce di un possibile rinnovo nascosto è stata la stessa Cindy Holland, supervisor dei contenuti originali di Netflix, che conclude il comunicato d’addio alla serie con un criptico “vogliamo davvero lavorare di nuovo con loro in futuro, in questa dimensione e, probabilmente, in molte altre“. Insomma, se al momento la fine di The OA sembra certa, molti aspetti suggeriscono che i piani della società siano quelli di annunciare a sorpresa una nuova stagione. In caso contrario, ci si augura quantomeno che venga realizzato un film conclusivo (ben più lungo della durata media di un episodio), un po’ come è successo con Sense8. Seppur demoralizzati nel vedere troncata una serie di notevole spessore, i fan avrebbero almeno tra le mani una conclusione (si spera) degna di un viaggio tanto surreale quanto emozionante. È stata persino lanciata una petizione utile a richiedere il rinnovo dello show, segno evidente dell’attaccamento degli spettatori alla storia di Prairie.

Chi ci dice che la season 3 non la stiamo già “vivendo” con questi annunci? Non è una novità che la stampa venga utilizzata come mezzo per sviare i fan e la speranza che questo sia uno di quei casi non abbandona gli appassionati.

La mia sedia a rotelle è come il kart di Super Mario. In qualsiasi cosa devo essere il migliore, altrimenti ci sbatto la testa finché non lo divento. Davanti a un monitor e una tastiera, però, non è mai stato necessario un grande sforzo per mettermi in mostra. Detesto troppe cose, sono pignolo e - con molta poca modestia - mi ritengo il leader perfetto. Dormo poco, scrivo tanto, amo i libri e divoro serie tv. Ebbene sì, sono antipatico e ti è bastata qualche riga per capirlo.