Destroy all Humans Provato dalla gamescom 2019

Destroy All Humans!

Destroy all Humans Provato | Alzi la mano chi, fra voi, ricorda quel videogioco ad alto tasso di umorismo ed anche un po’ matto che rispondeva al nome di Destroy all Humans! Si, col punto esclamativo, anche perchĆ© alla THQ dell’epoca (la stessa che produceva Saints Row, insomma, ci siamo capiti) non interessavano troppo le formalitĆ . Sviluppato dai defunti Pandemic Studios, il titolo era una sorta di parodia dell’idea che gli umani si sono fatti degli alieni e di qualunque forma di vita extraterrestre nel corso di decenni di teorie complottiste e misteri, rielaborata in chiave autoironica e irriverente. Ebbene, sappiate che proprio THQ Nordic, nata dalle ā€œceneriā€ di THQ, sta realizzando un remake del titolo originale: noi, dopo averlo giĆ  intravisto all’E3, siamo tornati a metterci le mani sopra a Colonia, in maniera più approfondita, per potervene raccontare vita, morte e miracoli. AvrĆ  mantenuto lo spirito dell’originale? Beh, se il vostro cruccio ĆØ quello, non avete di che preoccuparvi.

Destroy All Humans Remake

Fulmini dai fucili!

Destroy all Humans tornerĆ  nel 2020

L’obiettivo di Destroy all Humans! Remake, chiaramente dichiarato dagli sviluppatori, ĆØ quello di riportare l’esperienza del titolo del 2005 quasi in formato 1:1 sulle console attuali. Diciamo quasi perchĆ©, ovviamente, gli sviluppatori stanno cercando di limare i difetti dell’epoca prima di pubblicarlo sul mercato, eliminando parte dei numerosi problemi strutturali di cui il gioco originale era afflitto tramite un certosino lavoro di limatura di alcune componenti o di arricchimento di altre. Un paio di esempi? Crypto ora non muore più all’istante in acqua, ma, grazie ai suoi poteri, ha la possibilitĆ  di salvarsi in tempo, ed ĆØ stata aggiunta la distruttibilitĆ Ā (quasi) totale di edifici e oggetti dello scenario in ogni mappa, elemento di marcata differenziazione rispetto al totale immobilismo di ogni scenario su PS2 e Xbox. In generale, però, il gioco ĆØ rimasto bene o male quello: il simpatico alieno grigio, sceso sulla Terra per colonizzare la popolazione umana, può fare il bello e il cattivo tempo con gli strumenti che ha a disposizione. Alla gamescom, in una presentazione privata, noi abbiamo potuto vedere tre diversi scenari, il primo dei quali, quello rurale e ā€œagricoloā€, era sostanzialmente lo stesso provato all’E3. In questa mappa abbiamo iniziato a intravedere i primi poteri di cui Crypto dispone: la possibilitĆ  di far levitare umani e oggetti, per poi scagliarli lontano, e il raggio elettrico in grado di friggere letteralmente ogni cosa, oltre a un jetpack per svolazzare liberamente in giro, con un limite imposto da una barra d’energia. La prima parte della prova ĆØ stata l’occasione perfetta per parlare anche un po’ della storia del gioco, che rimarrĆ  grossomodo la stessa; tutto il resto, invece, ĆØ stato completamente rifatto da zero.

Come il titolo originale, anche il remake ĆØ contraddistinto da uno spiccato umorismo, espresso soprattutto negli esageratissimi dialoghi ed evidente fin da subito: nei primi minuti di gioco, sbarcato sulla Terra, Crypto si imbatte in un gruppo di normalissime normalissime mucche, tentando, ovviamenteĀ  senza successo, di convincerle a piegarsi al suo volere. Gli umani, invece, sono enormemente stereotipati, in pieno stile anni ā€˜50. Fra i primi incontri troviamo un contadino rozzo e ignorante con la biava alla bocca e moglie al seguito, timorosa e propensa a credere a qualunque cosa veda, e anche le forze dell’ordine, che in teoria dovrebbero rappresentare un pericolo, nella pratica non lo sono affatto. C’è di tutto, dal tipico poliziotto scettico nei confronti degli alieni, ai soldati super-ligi al dovere ma nella pratica del tutto impotenti, passando per i Men in Black tanto cari al cinema degli ultimi vent’anni. In un simile scenario, ĆØ ovvio pensare che la narrativa verrĆ  gestita un po’ come il classico titolo supereroistico, con gameplay strutturato sullo stile del tipico action casinista, se si esclude qualche quest, vista nella seconda parte della demo, in cui possiamo prendere il controllo di un umano per mimetizzarci tra la folla e portare a termine determinati obiettivi.

Destroy All Humans Remake

Nell’ultima parte della dimostrazione, poi, siamo stati lasciati liberi di scorrazzare per un parco giochi, senza obiettivi da portare a termine ma con il solo scopo di saggiare la distruttibilitĆ  ambientale, possibile, peraltro, anche guidando direttamente la nave madre di Crypto e distruggendo ogni cosa, dai tank nemici, agli alberi. ai fienili: in queste sezioni ĆØ ancora difficile pronunciarsi, visto il lavoro che ancora c’è da fare. Destroy all Humans!, infatti, ĆØ completo solamente al 50-60% (alcune missioni mancano persino di diversi effetti visivi e sonori) e vedrĆ  la luce soltanto nel 2020 inoltrato. GiĆ  ora, però, i passi in avanti rispetto al titolo di tre lustri fa non sono pochi: il sistema di controllo ĆØ stato reso molto più fluido, e permette, pad alla mano di compiere numerose azioni una dopo l’altra senza soluzione di continuitĆ  (ricordate la macchinositĆ  dell’originale? bene, dimenticatela). Anche la direzione artistica si ĆØ evoluta in maniera ā€œintelligenteā€, senza sacrificare tutto quanto, ma piuttosto propendendo per uno stile misto, in grado di unire gli scenari ā€œfumettosiā€ del passato con una certa dose di realismo, espressa mediante una tecnica, vagamente simile allo stop-motion, che rende i personaggi quasi ā€œgommosiā€.Ā  Da premiare, infine, la volontĆ  di non piegarsi all’open world ā€œtotaleā€, come tanti altri hanno fatto in questi anni, ma di strutturare il gioco – proprio come l’originale – in una serie di macro-mappe in cui portare avanti la storia e inserire tutta una serie di sfide e di compiti secondari attinenti al contesto.

Il remake di Destroy all Humans ci ha nel complesso convinti, anche e soprattutto per la sua volontĆ  di rendere innanzitutto omaggio al titolo di 14 anni fa, rielaborandolo in chiave moderna, piuttosto che provare a strafare. Il titolo punta molto sul fattore nostalgia e sul voler riproporre sulle attuali console un’esperienza ā€œretrĆ²ā€, libera di molti paletti (perlopiù tecnici) dell’epoca e aperta a una fruizione meno ingessata e più piacevole. Il senso di un remake, in effetti, dovrebbe essere proprio questo, e gli sviluppatori di Black Forest Games stanno seguendo una filosofia azzeccata: vedremo, nel corso del prossimo anno, dove li porterĆ .

Nato nello scorso millennio con una console fra le mani e rimasto per molti anni confinato nel mondo distopico della Los Angeles del 2019, ha infine deciso di uscirne per divulgare al mondo intero le sue più grandi passioni: il videogioco in tutte le sue forme, il cinema (quello vero) e Dylan Dog.