Hunt Showdown Recensione

Hunt Showdown

Hunt Showdown Recensione | Vi ricordate di Crytek? La compagnia che, nell’ormai lontano novembre del 2007 sfornò Crisis, primo dell’amatissima trilogia, con il suo pazzesco CryEngine? Forse anche voi, come noi, vi sarete chiesti che fine avesse fatto la storica compagnia che, di fatto, ha alle spalle produzioni come Ryse: Son of Rome, rilasciato al lancio di Xbox One, e più recentemente Robinson: The Journey. La software house, inutile nasconderlo, si è progressivamente persa nel dimenticatoio, ora per un insuccesso, ora per diverse altre problematiche che l’hanno rallentata. Tuttavia, Crytek ha dimostrato di saper realizzare giochi non solo tecnicamente ottimi, ma anche divertenti e appaganti come lo erano all’epoca i tre Crisis. Ed è così che viene alla luce Hunt Showdown, uscito dal periodo di Early Access su Steam il 27 agosto 2019 in uno stato più che ottimale.

Hunt Showdown

Nulla da ridire per quanto riguarda la qualità grafica!

Hunt Showdown: il grande ritorno di Crytek

Non nascondiamo di aver avuto molta paura quando abbiamo avviato Hunt Showdown dalla libreria di Steam. A spaventarci era l’effettiva e plausibile possibilità che l’opera mostrasse bug, o peggio, che non invogliasse a giocare. Tutt’altro, l’ultima fatica di casa Crytek si è rivelata una sorpresa a dir poco piacevole, complici delle dinamiche inedite e a tratti arcade, paradossali se considerata la natura prettamente simulativa del gioco. Senza nascondere nulla, il tutorial ci insegna i quattro momenti chiave del gameplay, che vanno dall’inizio alla fine della partita: localizzare il bersaglio, ucciderlo, effettuare un rituale di esilio e fuggire dalla mappa. Ma proprio quando questi possano sembrare dei passaggi facili e veloci, vi assicuriamo che la verità è ben lontana. Ogni singola dinamica nasconde una profondità unica: anche semplicemente scappare non sarà affatto facile, dato che vi potrete scontrare in qualunque momento con altri giocatori. Ma procediamo con ordine, specificando in che modo potremo identificare la nostra preda. Una volta iniziata la partita, saremo catapultati vicino uno degli ingressi dell’area. Sfruttando l’arcana Visione Oscura potremo vedere delle aree circondate da aloni di un colore blu elettrico, che si rivelano essere poi gli indizi che andranno a restringere il campo di ricerca del nostro obiettivo. La mappa, infatti, è divisa a zone analogamente a quanto accade nei titoli della serie di Monster Hunter di Capcom, ma che si oscurano per aiutarci ad avvicinarci sempre più verso la preda.

Hunt Showdown

Siate pronti a nascondervi

Cerca, uccidi, esilia, fuggi.

Gli obiettivi da eliminare sono, purtroppo, solamente tre, ovvero l’Aracnide, il Macellaio e l’Assassino. Tutti hanno un moveset differente e, di conseguenza, ci colpiranno in modi diversi. Ma continuano i difetti nelle boss fight, che dovrebbero essere momenti essenziali del gameplay: sono esageratamente facili da uccidere, e soprattutto non attaccheranno spesso, lasciandoci troppo tempo per spararli e farli fuori, cosa che avviene in pochi minuti. Nelle partite in squadra, peraltro, ci vorrà ancor meno, il ché è un peccato dato che stiamo parlando di un elemento di gioco molto importante, se non essenziale. Tuttavia, il compito successivo sarà nettamente più difficile da portare a termine, dato che anche se uccideremo il mostro di turno non significherà che avremo la vittoria in pugno. Infatti, dopo aver iniziato il rituale d’esilio ogni giocatore presente sulla mappa sarà avvisato sia della morte del boss che della sua posizione, cosa che ovviamente li farà correre in massa verso il luogo specifico e per dare via a una lunga carneficina piena di piombo e chissà, magari anche altri nemici. La squadra che sarà riuscita a uccidere l’obiettivo dovrà difendere la posizione fino alla fine del rito, in modo tale da poter mettere le mani su quello che lascerà la carcassa del mostro. Una volta raccolto il bottino sarà necessario trovare un qualsiasi modo per raggiungere il più vicino punto di fuga, che equivale agli ingressi della mappa, e attendere venti secondi senza mai morire. Insomma, un compito a dir poco difficilissimo se considerato che chiunque abbia nel proprio inventario il drop del boss sarà costantemente indicato sulla mappa. Il risultato è un’adrenalinica corsa verso la salvezza, che mai risulta eccessivamente difficile o facile, bensì equilibrata al punto giusto da porre all’utente il perfetto livello di sfida che questa fase finale della partita merita.

Hunt Showdown

Nemici di ogni sorta: pronti a far fuoco?

Il cupo mondo di Hunt Showdown

Ad accompagnare costantemente il gameplay c’è un comparto grafico, sonoro e una cura nei dettagli ambientali al limite del maniacale. Hunt Showdown è capace di tenerci costantemente all’interno di un setting a cavallo tra l’800 e il ‘900, cupo, spaventoso, dilaniato da una malattia che ha mutato pressoché ogni forma di vita. Non mancheranno momenti in cui salteremo dalla sedia, grazie anche a suoni ben realizzati e sfruttati alla perfezione. Infatti, non è un caso che gli sviluppatori stessi consigliano di giocare con le cuffie, per rendere l’esperienza ancora più immersiva. Aggiungiamo un’ambientazione decisamente credibile e come risultato abbiamo un mondo plausibile e mai troppo dispersivo. Muoversi tra i campi di grano, correre sui tetti delle case, nascondersi tra le foglie e camminare piano per non muovere catene o far rumore con i vetri è sia parte del setting che del gameplay stesso, e i due elementi si sposano alla perfezione, regalando una caccia selvaggia, spietata e spaventosamente oscura.

Hunt Showdown è una piccola e inaspettata pietra miliare delle produzioni di Crytek. Siamo rimasti non poco sorpresi nel vedere come si sposa alla perfezione il senso di appagamento della caccia con un’ambientazione cupa e horror, che regala spesso dei piccoli jumpscare. Peccato per la scarsità generale dei contenuti, che poteva rendere l’opera ancora più variegata, ma non possiamo lamentarci troppo, perché nel complesso saremo costantemente invogliati a imbracciare il fucile e a far fuoco su ogni mostruosità che ci si parerà davanti.

Metal Gear Solid per PS1 accese la sua infanzia e passione per il videogioco. Non è rimasto, però, un accanito giocatore Sony, non dopo il suo primo The Legend of Zelda e Super Smash Bros. che hanno portato il nostro Lorenzo Ardeni sul bordo Nintendaro. Attualmente in lotta con se stesso per decidere se il suo gioco preferito è The Legend of Zelda: Skyward Sword o Metal Gear Solid 3.