Devil’s Hunt Recensione

Devil’s Hunt Recensione |Gli incubi prendono forma sotto i propri occhi; l’Apocalisse è sulla terra e la città viene messa a fuoco e fiamme. L’inizio in medias res di Devil’s Hunt, il nuovo lavoro di 1C Company e Layopi Games, è all’insegna della tensione e del mistero senza troppi fronzoli né preamboli, privandoci forse del gusto di una sequenza introduttiva per darci il tempo di calarci nei panni di questo personaggio a noi ancora estraneo, ma dalle sembianze piuttosto vicine a Nathan Drake di Uncharted. Così ci ritroviamo nel bel mezzo della distruzione e del fuoco che sta distruggendo la città, chiaramente presa d’assedio dal male demoniaco, in una dimensione in cui il team aveva catapultato il pubblico in un’anteprima già ai tempi di Gamescom 2018 e riproposta anche quest’anno.

Devil’s Hunt: The floor is Lava

Desmond, protagonista con cui avremo a che fare per poche decine di ore di gameplay, è stato chiamato dal comandante delle Armate dell’Inferno, Belial, il quale gli ha chiesto di scendere negli Inferi e liberare Agares, uno dei suoi soldati. Per fare questo, l’eroe è chiamato a distruggere la Torre di Lucifero, angelo paradisiaco caduto nel sottosuolo e oltremodo sfruttato nella narratologia mediatica come il classico nemico contro cui combattere. La torre in questione controlla il passaggio che conduce oltre il fiume Lava, non senza dover fare i conti contro nemici gargantueschi vomitati dal ventre della terra. Ora i cancelli dell’inferno sono stati aperti da qualcuno che non siamo noi e ci ritroviamo a dover fare i conti con demoni di varie dimensioni e dall’aspetto raccapricciante, oltre che dover seguire un percorso pressoché unico e costeggiato da parecchie carcasse umane ammonticchiate una sull’altra, senza sagoma né forma. L’atmosfera e il concept design ricalcano parecchio il percorso già battuto dallo stile di Devil May Cry, non brillando dunque per novità e originalità agli occhi del giocatore avvezzo a questo genere di giochi, ma comunque ben dettagliato a livello grafico. La storia descritta nel libro del polacco Paweł Leśniak, intitolato Equlibrium, prende vita sui nostri PC e console in un action game in terza persona che non riesce a spiccare per particolare originalità, né nel gameplay, né a livello di game design ambientale. Dunque vediamo nel dettaglio cosa ci aspetta in questo universo svuotato da ogni umana coscienza.

Devil's Hunt

Un momento di lotta contro un demone

Devil’s Hunt: L’inferno in terra

Buttandoci nella mischia dopo aver scelto uno dei tre livelli di difficoltà (storia, casual e hardcore), se da un lato il gioco ci immette nel vivo dell’azione senza troppe spiegazioni preliminari, per la gioia di chi non vede l’ora di mettervi le mani in pasta, è anche vero che il percorso da seguire è praticamente preimpostato e non prevede troppa esplorazione, non presentandosi affatto come un open world. Inoltre anche le azioni che possiamo far compiere al nostro eroe sono abbastanza limitate: ad esempio, non c’è possibilità di effettuare salti, abbassamenti, possibilità di aggrapparsi a sporgenze eccetera. Qualsiasi azione che dovremo compiere all’infuori di corsa e combattimento sarà segnalata da un simbolo di interazione, a prescindere da quello che dovremo fare; una scelta che non ci aggrada molto e che riduce di parecchio la flessibilità del gameplay e l’interazione con il personaggio e l’ambiente circostante, dandoci la sensazione di un’esperienza di gioco a metà.

Devil's Hunt

Boss infernali e dove trovarli

I pugni nelle mani

Ci lasciano un sapore agrodolce anche i momenti di lotta pura, durante i quali possiamo sferrare due diversi tipi di colpi, leggero o potente, seguiti talvolta dalla mossa finale che metterà KO il nemico con una conclusione dall’effetto piuttosto scenografico e spettacolare, durante il quale l’essere mostruoso di turno finirà polverizzato al suolo. Il fatto è che non vedremo il protagonista fare uso di armi, in virtù dei suoi poteri ultraterreni: come un gatto rizza il pelo sentendosi attaccato, Desmond trasformerà le sue braccia non appena avrà la percezione di avere nemici intorno a sé, caricandosi di una potenza notevole e facendosi bastare la forza degli arti superiori per difendersi. Mentre mena fendenti e pugni contro gli avversari però, non ci torna facile l’assenza di modalità per bloccare la mira o il focus sugli obiettivi, motivo per cui l’azione ci risulta un po’ più complicata del previsto. Al netto di questo, oltre a denotare ispirazioni un po’ troppo inerenti ai giochi sopraccitati, la mancanza di originalità e di un certo sforzo creativo è data anche dall’evidente gameplay semplicistico e non ben congegnato, piuttosto ridotto rispetto alle sue potenziali capacità. Il prodotto in sé avrebbe potuto godere di una longevità e complessità ben superiori, come sembrava promettere il menu iniziale, ma così non è stato. Una buona occasione purtroppo non sfruttata a dovere.

Devil's Hunt

Le combo in battaglia sono davvero ridotte

Un level design infernale

Da un punto di vista prettamente grafico e tecnico, Devil’s Hunt non ci ha particolarmente stupito o emozionato, per via di parecchie problematiche evidenti e difficilmente sormontabili in fase di partita, soprattutto agli esordi. I difetti legati a questioni di aliasing, soprattutto nella resa dei dettagli e del movimento di elementi naturali come acqua, fuoco e altri ancora, sono ben visibili. Se uniamo questa problematica a glitch fastidiosi che rendono ancora più problematica la partita, la godibilità della partita viene davvero minata. Quest’ultimo punto può essere però parzialmente risolto se diminuiamo la sensibilità degli assi X e Y rispetto al 100% preimpostato, decisamente eccessivo. Questa e altre opzioni sono modificabili nel menu, davvero ben dettagliato, possiamo decidere quali tasti usare da tastiera e da pad, personalizzandoli a nostro piacimento. Ammettiamo però che, nel momento della prova di Devil’s Hunt, non sempre la compatibilità con tutti i joypad è funzionante, ad esempio abbiamo avuto difficoltà con quelli per PlayStation 4. Un’altra difficoltà in cui non avremmo voluto incappare, oltre al fatto che complessivamente il motore di gioco non gira a dovere e i movimenti risultano goffi. Questo aspetto non è facilitato dal fatto che spesso il protagonista risulta abbastanza vicino alla telecamera con scarse, se non nulle, possibilità di allontanare a sufficienza la visuale o ampliarla, senza permetterci di godere di ampie vedute. D’altronde è vero che non abbiamo bisogno di tenere sotto controllo le aree circostanti, poiché il percorso da seguire è piuttosto predefinito, ma in battaglia la faccenda si complica se non riusciamo a godere di una visuale ottimale.

In conclusione, Devil’s Hunt ci è sembrato un gioco dagli standard piuttosto simili a quelli di diversi anni addietro, sostenuto a malapena da una narrazione non troppo contando le difficoltà tecniche e di design che non dovrebbero essere presenti in un titolo dall’aspetto patinato, almeno in superficie e da quanto si evince dai video di lancio. A proposito di questi ultimi, possiamo purtroppo dirci concordi con quanto sostenuto da uno dei personaggi del gioco durante il trailer di lancio: “I have to say, I’m feeling disappointed”.

Si svezza con Medievil e Tomb Raider, cresce con Final Fantasy, matura con la scrittura di qualsiasi genere di videogiochi. Giocatrice da più di 20 anni, Francesca coniuga passione e studio in una tesi magistrale a tema videoludico e la nutre quotidianamente tra console e articoli su videogiochi, cinema e serie TV. Toglietele tutto, ma non la scrittura.