Nioh 2 Provato | Nell’ultimo decennio videoludico non sono stati poi molti quei cambiamenti in grado di scuotere dalle fondamenta il settore, capaci di innovare, ribaltare e sovvertire stilemi e dogmi imposti tanto dalle leggi di mercato quanto dall’inestinguibile timore di non incontrare il favore del pubblico; in fin dei conti il nostro amato medium è uno dei mezzi di comunicazione più esosi, complessi e stratificati dell’intero panorama d’intrattenimento. Fortunatamente, però, l’estro creativo e il valore autoriale – malgrado la presenza di un mondo claustrofobico e restio al rischio – a volte riesce ad emergere: in alcuni casi per sana e oculata follia, in altri mediante software house che identificano nelle capacità prima citate il proprio patrimonio genetico, le quali riescono a sentirsi vive esclusivamente dando completo sfoggio delle proprie abilità creative, senza considerare le conseguenze. Uno dei team di sviluppo che maggiormente incarna il concetto appena descritto è sicuramente FromSoftware, la quale è riuscita ad imporre la propria visione del medium, codificando una nuova, ammaliante formula di gioco conosciuta ai più con il nome di “souls-like”. Questo mix di meccaniche, tanto gratificante quanto intricato, è riuscito ad insinuarsi così a fondo nei gusti dei player da invogliare un numero sconfinato di team a cimentarsi nella realizzazione di progetti analoghi, i quali a volte sono riusciti a proporre qualcosa di interessante e in grado di apportare tangibili cambiamenti nel genere, mentre in altre circostanze sono bruscamente capitolati in un triste e profondo anonimato. Tra i prodotti più originali, senza ombra di dubbio, spicca Nioh, realizzato dal Team Ninja, il quale è riuscito nell’impresa di costruire contemporaneamente sia una solida base familiare agli amanti della categoria che un punto di partenza del tutto inedito, capace di influenzare – in maniera piuttosto evidente – la stessa FromSoftware. Grazie ad un invito esclusivo negli studi di Sony, abbiamo potuto provare per la prima volta Nioh 2, un prodotto che si prospetta essere – esemplificando in due semplici parole – “mortalmente emozionante“.
Creature orripilanti popoleranno l’ecosistema di Nioh 2.
Nioh 2: trà novità e una difficoltà disumana
Paura, terrore e sgomento: sono queste le tre sensazioni che ci hanno angosciantemente avvolto nel’ora e mezza di test effettuato. Mai come in questa circostanza ci siamo sentiti impotenti, inermi, indifesi di fronte ai feroci e animaleschi attacchi dei poderosi spiriti maligni che popolano il decadente mondo di Nioh 2. Non è affatto semplice riuscire a descrivere la disarmante sensazione di panico provata una volta giunti di fronte al primo boss della demo: roboante nelle dimensioni, inumano negli attacchi, sconcertante nell’impetuosa foga con cui ci ha ripetutamente umiliato in pochi istanti. Il primo approccio a Nioh 2, insomma, non si è rivelato per nulla semplice e scontato, malgrado la nostra pluriennale esperienza tanto nei soul-like quanto nel primo capitolo della saga. Perché l’elemento che fin da subito emerge con veemenza dalla versione di prova è sicuramente uno: le boss fight di Nioh 2 sono ardue, estenuanti, esageratamente complesse, ma anche dannatamente gratificanti e unicamente appaganti. Per farvi comprendere esattamente il nostro stato d’animo alla caduta di entrambi i poderosi avversari dobbiamo obbligatoriamente riportavi alla mente le idilliache sensazioni percepite nella sconfitta dei temibili Ornstein e Smough di Dark Souls, o del brutale e furioso Kos di Bloodborne. Non sappiamo esattamente se il livello di complessità degli scontri sarà sempre così ostico, ma una cosa è certa: in Nioh 2 nessun giocatore avrà vita facile, nessuno.
Completato questo viaggio introspettivo nelle nostre sensazioni, rispondiamo alla fatidica domanda che vi ha condotti a leggere il nostro articolo: com’è Nioh 2? Il feeling di gioco è rimasto pressoché invariato rispetto al passato, e gli estimatori del primo capitolo ritroveranno tutte le caratteristiche che hanno reso la produzione tanto celebre e amata. Potremo, infatti, ancora una volta equipaggiare due armi corpo a corpo e a distanza, avremo la possibilità di modificare interamente il nostro equipaggiamento e potremo sfruttare tutto il potenziale offensivo del nostro Spirito Guardiano. La prima, vera novità di Nioh 2 risulterà essere – per gli amanti degli editor – la creazione da zero del nostro beniamino, avendo la facoltà di modificare tanto i tratti somatici del volto quanto la peluria corporea. Il protagonista, pertanto, non sarà identificato e costruito dalla software house come nel capostipite, bensì il giocatore stesso avrà la possibilità di agire completamente nella sua ideazione. Tornando al gameplay nudo e crudo, come dicevamo poc’anzi, tutto è rimasto pressoché invariato nell’ossatura, ma fortunatamente il Team Ninja è riuscito ad implementare un paio di novità davvero interessanti e in grado di mutare completamente la giocabilità del titolo. Ora, infatti, l’abile spadaccino potrà rispondere agli attacchi di specifiche creature – come boss e Yokai – effettuando quello che viene classificato come “un attacco esplosivo“, in grado sia di stordire per un lasso di tempo limitato i nemici che di incrementare sensibilmente la decrescita della barra dello stordimento. L’introduzione, a nostro modo di vedere, risulta azzeccata: in questo modo, infatti, gli scontri non appariranno soltanto più interessanti da giocare, ma anche decisamente più stratificati, implementando un parametro aggiuntivo da tenere in considerazione nella riuscita del conflitto.
Il nuovo contrattacco renderà gli scontri ancora più avvincenti.
Una formula di gioco ampliata e perfezionata
Ma non è ovviamente tutto: i developer, difatti, hanno deciso di ampliare uno degli aspetti più gustosi dello scorso episodio, ovvero gli Spiriti Guardiani, i quali – per chi non lo ricordasse – permettevano al protagonista di compiere una metamorfosi e di ingigantire il proprio potenziale offensivo. Il Team Ninja con Nioh 2 ha deciso di inserire il concetto di “Nucleo d’Anima“, con il quale armonizzare dei poteri aggiuntivi in grado di debilitare specialmente l’avversario, permettendo così al fruitore di rendere “più semplice” (si fa per dire) la battaglia. Per l’occasione è stata introdotta una barra aggiuntiva, che potremmo definire quella del “mana”, la quale si ricaricherà danneggiando gli avversari. Questa inedita meccanica di gioco – che dovremo necessariamente approfondire in sede di recensione – ci è sembrata particolarmente vincente per due fondamentali motivazioni: impreziosisce il combat system lasciando saldamente intatta l’essenza della produzione, e rappresenta un modo intelligente per riequilibrare la difficoltà del titolo, apparsa davvero elevata e rischiando a più riprese di sfociare nella frustrazione. Siamo sicuri che nel corso di questi ultimi mesi di sviluppo i developer riusciranno a bilanciare meglio gli scontri – un po’ come accadde dopo il rilascio dell’Alpha del primo episodio – ma attualmente l’action nipponico ci è parso piuttosto punitivo e severo con il fruitore, forse troppo.
È sicuramente presto per parlarne in maniera approfondita, ma tra l’impossibilità di ripristinare adeguatamente il Ki una volta giunti nel mondo Yokai, la presenza di un moveset frenetico e non sempre chiaro dei poderosi avversari e il cospicuo danno inferto dai nemici (in grado di eliminarci con un paio di colpi ben assestati), è chiaro ed evidente che ci troviamo di fronte ad un titolo che sicuramente da un lato deve essere sapientemente digerito e assorbito, ma dall’altro non appare sempre corretto negli equilibri generali. Staremo a vedere il prodotto finito come apparirà. Il design dei due boss, invece, è risultato essere curato, dettagliato e particolarmente ispirato, esattamente a metà tra il fascinoso e l’orripilante. Purtroppo non ci è possibile esprimere impressioni su ciò che concerne il level design e le abilità del protagonista: gli ambienti di gioco, infatti, sono stati modificati per la nostra prova, con il chiaro obiettivo di spingerci immediatamente tra le fauci dei boss; per quel che riguarda lo skill tree, invece, non abbiamo potuto agire su nessun parametro, dato che non possedevamo punti abilità da investire. Tecnicamente, infine, Nioh 2 ci è sembrato di buona qualità, in linea con quanto visto in passato. Il frame rate, difatti, è risultato granitico in tutte le fasi di gioco, consentendoci di affrontare gli scontri al massimo delle nostre possibilità.
Nioh 2, insomma, simboleggia il sequel potenzialmente perfetto: la formula di gioco è stata ampliata mediante l’introduzione di meccaniche interessanti, stimolanti e perfette nell’impreziosire la componente ludica senza stravolgere l’anima del combat system della produzione e le boss fight – seppur con qualche lecito dubbio sul corretto bilanciamento – rappresentano un’esperienza tanto annichilente quanto vibrante. Abbiamo osservato ancora troppo poco per esprimere giudizi approfonditi, ma su un aspetto non abbiamo dubbi: coloro che hanno carnalmente amato il primo capitolo, in Nioh 2 troveranno le medesime masochiste emozioni, soltanto al doppio della potenza e al triplo dell’intensità.