Rebel Cops Recensione |Pistole, ciak, azione! Gli appassionati di avventure dal sapore tra il poliziesco e lo strategico non possono che apprezzare l’evoluzione della serie This is the police in Rebel Cops, un nuovo titolo spin-off realizzato dai bielorussi Weappy Studio, un team che ha preparato a dovere questo gioco godibile e dalla tattica coinvolgente. Scopriamo nel dettaglio cos’è successo in questo strategico a turni, di cui abbiamo provato la versione per PlayStation 4 per lasciarci alle spalle le scorse vicissitudini di Jack Boyd e fare la conoscenza di una banda di scagnozzi in un tuffo nel passato.
Rebel Cops: Ribelli ma buoni
È il 31 ottobre 1994 e dei rapinatori armati irrompono nella sede centrale di Azam&Sons Bank, per portare via l’intero malloppo e il direttore, Danir Azam, si rifiuta di scendere a patti con Viktor Zuev, ossia il boss misterioso che da mesi ha in pugno la città di Ripton. Zuev ormai controlla giri d’affari, funzionari e forze dell’ordine. Questo è il punto: noi non siamo parte di questa istituzione, motivo per cui ci batteremo come Robin Hood faceva contro Giovanni Senzaterra. L’unico modo rimasto per ristabilire l’ordine è abbandonare il distintivo ufficiale e ribellarsi. Così ci caliamo nei panni dei Rebel Cops, una banda non troppo squinternata di agenti improvvisati che agiranno contro i criminali emergenti. Senza la salvaguardia della legge, la situazione si farà complicata: sempre in inferiorità numerica, fare i conti con i cattivi di turno sarà questione di logica e tattica.
L’iconica immagine che ci accompagna per tutta la storia
Rebel Cops: Questione di feeling
Sin dall’inizio è evidente la centralità dell’azione stealth, dove ogni passo potrebbe portare al fallimento del piano o alla riuscita della missione, sempre però sopravvivendo a fatica per via della costante mancanza di rifornimenti. Sarà tutta questione di percezione, tattica e osservazione, ingredienti fondamentali in situazioni del tutto dipendenti dalle nostre scelte. Partiamo allora dall’inizio della partita, la quale si apre selezionando ben poche opzioni da un menu parecchio semplice e dopo aver selezionato uno dei tre livelli di difficoltà disponibili (relax, normale e difficile). Giocando appunto a turni, ognuno dei nostri alleati ha a disposizione due mosse per volta, dopodiché sarà la volta dei sospetti. Dovremo sempre prestare attenzione ai criminali che hanno notato movimenti in lontananza e si sono insospettiti, mostrando un punto interrogativo sopra le loro teste. Di conseguenza potremo avvicinarci e stordirli con diverse armi, tra cui un manganello, colpirli a distanza con un taser per risparmiare cartucce (ma costringendoci ad attendere ben otto turni per poterlo riutilizzare) o addirittura spingerci ad azzardare mosse estreme con un pugnale. Per queste tipologie di azioni avremo bisogno di due turni, ma non saremo obbligati ad agire in modo così estremo; potrebbe anche solo bastare un’intimazione di non muoversi, tenendo a bada l’avversario per un turno e cogliendolo di sorpresa alle spalle. Più saremo vicini alla nostra preda, maggiori saranno le chance di convincerlo ad arrendersi e sventolare bandiera bianca.
La narrazione è affidata alla combinazione di immagini e testo
Rebel Cops: Guardie e ladri
Fatto questo, l’obiettivo sarà quello di arrestare i criminali e una volta fatto, questi spariranno subito dal livello di gioco, costituendo un problema decisamente minore dei cadaveri che lasceremo alle nostre spalle. Questi infatti saranno un chiaro segnale d’allarme per le guardie. Attenzione però: non sempre riusciremo ad ammanettare il nemico, poiché questa soluzione diventa più facile nel momento in cui li avremo storditi e feriti, indebolendoli. Una volta arrestati, il gioco non finisce certo qui: dovremo avvicinarci a porte e finestre successivamente, mettendoci ai lati di queste aperture proprio come nelle scene di un poliziesco e avanzare così nell’esplorazione. Di fatto, la sensazione che ci regala Rebel Cops è quella di spostare piccole pedine su un grande campo, un po’ come Subbuteo (ve lo ricordate, vero?), ma fuori dai campi di calcio e in tutt’altro contesto. L’importante è rimanere bene uniti, proprio come una vera squadra: non appena uno del gruppo avanza allo scoperto, un compagno lo avvisa del pericolo imminente, ma solo una volta per turno. Come sappiamo se possiamo avvisare o meno i compari? Semplice, grazie alle icone, di cui Rebel Cops fa un uso quasi smodato, ma mai eccessivo. Considerando l’ampiezza della zona in cui ci dobbiamo muovere, le icone sono davvero indispensabili e soprattutto ci risultano scelte in maniera funzionale e intuitiva, permettendoci di scegliere senza troppi indugi le varie opzioni e capire immediatamente cosa possono fare i nostri eroi. Nel caso dell’abilità di allerta dei compagni, compare una ricetrasmittente sul ritratto di chi ha ancora in canna questo colpo, un’icona chiaramente a sfondo giallo, colore predominante di questo titolo.
Affrontare i nemici con tattica non sarà come “combattere contro i mulini a vento”
Amichevoli eroi di quartiere
Non dovremo solo pensare a strategie per arrestare il nemico e riportare la giustizia in città come degli amichevoli Spider-Man di quartiere: avremo anche la possibilità di trovare in giro degli oggetti e appunti, utili per portare a termine la missione o semplicemente per dare informazioni fondamentali. Non si tratta di certo di foglietti sterili e privi di personalità: in questi scritti emerge ancora una volta il chiaro stile linguistico poco edulcorato e non scevro di imprecazioni tipico dei malviventi, alzando un pochino l’attenzione e stabilendo una cifra stilistica e identitaria ancora più chiara per definire la personalità dei personaggi che costellano la storia di Rebel Cops. Questo studio attento al dettaglio è definito anche dai comportamenti dei nemici, bene o male sempre diversi ma suddivisibili in categorie chiare per avanzare nel gioco: chi pattuglia l’area procede in percorsi diversi, così come chi sta a braccia conserte rimane fermo finché non viene insospettito e disturbato. Le differenze nella fisica degli elementi sono accurate e le possiamo notare anche nel dettaglio degli ostacoli che troveremo sul percorso, come le porte di legno che possiamo sia abbattere con facilità, ma provocheremo rumori tali da attirare l’attenzione su di noi, oppure scassinarle con un grimaldello (senza però dover stare a trafficare come farebbe un Assassino). Diverse sono quelle di metallo, dove lo sfondamento sarà inutile, ma dovremo trovare il codice corretto per aprire la porta ed entrare, solitamente contenuto negli appunti dispersi in giro. Inoltre anche l’equipaggiamento di cui disponiamo fa sì che i nostri alleati reagiscano in modo diverso agli attacchi: chi indossa un giubbotto di protezione resiste di più ai colpi, ma è solo questione di qualche turno, mentre chi subisce un colpo senza alcuna protezione indosso finirà a terra in un lago di sangue. In questi casi non tutto è perduto: potremo decidere di trasportare l’alleato altrove o di curarlo se avremo nelle nostre scorte anche dei kit di pronto soccorso. A proposito di cure, come dicevamo poc’anzi, non solo dovremo prestare attenzione alla quantità a disposizione, ma ci toccherà anche portare in salvo gli ostaggi che andiamo a liberare: non sempre sarà una questione di poca importanza, poiché alcuni non sono in grado di mettersi in salvo da soli e dovremo quindi trasportarli al punto di estrazione più vicino, complicando la missione in corso facendoci tardare nell’azione e nella risoluzione del compito.
Un’illustrazione in stile acquerello dedicata a uno dei “cops”
I dettagli fanno la differenza
La precisione nella cura del dettaglio non manca nemmeno nei colpi con cui risponderemo al nemico, poiché tutto dipende da diverse costanti, come la vicinanza al bersaglio, la nostra abilità nel destreggiarci con le armi e dal livello stesso di copertura del nemico. Non solo, la nostra riuscita o meno nell’intento di far fuori gli avversari dipende anche dall’indicatore di precisione per ogni punto che potremo colpire, consentendoci di prendere in considerazione le diverse opzioni disponibili. Nulla è stato lasciato al caso, le meccaniche di gioco sono davvero interessanti da scoprire e ben congegnate, a scapito però di una grafica non propriamente patinata, dove l’attenzione al dettaglio e agli effetti anti-aliasing è stata abbastanza trascurata, per concentrarsi di più sulla costruzione di spazi sufficientemente ampi. In questo modo possiamo gestire meglio le mosse e studiare dall’alto il campo, grazie anche al nostro cecchino di fiducia, Conrad “Old” Spice, il quale osserva a distanza le aree interne che dispongono di finestre sull’esterno, per darci informazioni utili.
Chi ben comincia…
Il tutorial iniziale è ben fatto e davvero utile, dandoci tutte le indicazioni del caso e illustrando tutte le potenziali azioni e strategie di gioco da utilizzare nel corso della partita, durante la quale avremo a che fare anche con alcune difficoltà, seppur minime. Ad esempio, non è sempre facile selezionare gli oggetti, poiché dobbiamo puntarli con il mirino tondo che ci guida nell’area di gioco e la selezione di questi non è totalmente immediata. Inoltre se lasciamo una missione a metà, non potremo recuperare i progressi di gioco prima della fine del turno, poiché il salvataggio automatico ci consente di fare checkpoint solo tra una missione e l’altra, una soluzione non troppo facilitante nel caso in cui i turni comincino a essere parecchi. A seconda delle nostre abilità e di come gestiremo la campagna di gioco, una missione non durerà meno di una decina di turni, durante i quali ogni singolo passo sarà necessario a stabilire le sorti dell’azione.
Gli sviluppatori avevano promesso in fase di sviluppo una campagna di circa 15 ore, durante le quali non potremo che essere davvero stimolati, per quanto possiamo accusare un minimo di ovvia ripetitività nelle azioni e strategie, ma la noia non riuscirà a fare davvero capolino. Nel caso, potremo darci una bella svegliata accendendo il microfono del controller per sentire le voci degli alleati ancora più da vicino, ancora più coinvolti, ancora più ribelli.