Unbelievable Recensione

Unbelievable Recensione | Unbelievable è uno dei migliori crime drama dell’ultimo periodo, nonché una delle più belle serie del 2019, e non sto esagerando. È il particolare approccio che adotta nel raccontare una storia tragica e immorale a renderlo uno show raro: sì, contiene un mistero principale poco criptico e, sì, la domanda chiave che insorge negli otto episodi è chiara fin da subito (“cosa spinge un uomo a diventare potenzialmente uno stupratore seriale?”), ma è unico perché si concentra sulle vittime degli abusi e su come queste vengono trattate dalle autorità. La serie mostra benissimo che differenza c’è quando una donna che afferma di essere stata violentata non solo viene ascoltata, ma creduta e trattata con compassione, e quando la mancanza di tatto e sensibilità da parte della polizia crea una certa pressione psicologica a danno della vittima.

Unbelievable

Marie è appena un’adolescente quando viene stuprata

Unbelievable pone l’attenzione più sulle vittime che sui poliziotti al lavoro sul caso

Il primo episodio ci colloca nel 2008 a Lynnwood (Washington), dove Marie (Kaitlyn Dever de La rivincita delle sfigate), una ragazza che vive in una comunità per giovani a rischio, dice alla polizia di essere stata violentata da un uomo mascherato che è entrato nel suo appartamento mentre lei stava dormendo. Gli sbirri iniziano a indagare e i membri della comunità, che (come Marie) si sono fatti strada verso l’età adulta grazie al sistema di affidamento, provano empatia nei confronti della giovane. Ma più la polizia interroga Marie e coloro che la circondano – inclusa la sua più recente madre adottiva, interpretata da Elizabeth Marvel – più sono convinti che abbia inventato l’intera storia. A partire dal secondo episodio, Unbelievable inizia a svolgersi su due linee temporali diverse. Mentre continua a concentrarsi sulle conseguenze dell’accusa di stupro di Marie a Washington, la narrazione si sposta anche in avanti, fino al 2011 nel Colorado, dove il detective Karen Duvall (Merritt Wever) sta lavorando a un caso di stupro con circostanze che sembrano molto simili a quelle di Marie – sebbene non abbia modo di saperlo. Una donna di nome Amber (Danielle Macdonald di Voglio una vita a forma di me), che vive sola, è stata violentata da un intruso che ha fatto irruzione nel suo appartamento e si è assicurato di lasciare la scena assolutamente pulita da tutte le tracce di DNA. Ciò che differisce nelle due situazioni è il modo in cui vengono trattate le vittime: quando un ufficiale tornato a Lynwood parla per la prima volta con Marie, è distaccato e indifferente, e inizia subito a fare leva per scoprire ogni dettaglio sullo stupro della giovane. La Duvall, al contrario, si rivela gentile e pacata. Quando chiede ad Amber se fosse ferita e lei risponde di no, le dice che nel caso cambiasse idea ci sarebbero dei paramedici pronti a curarla. “Sono proprio lì”, afferma dolcemente indicandoli con la mano, “e sono lì per te.” Fin dall’inizio Amber si sente supportata, Marie una pedina sacrificabile.

Unbelievable

Danielle Macdonald è un’attrice emergente di tutto rispetto

Via via che avvengono altri stupri, la Duvall si trova a unire le forze con Grace Rasmussen (Toni Collette), una detective del Colorado che lavora in una giurisdizione vicina e si sta avvicinando a casi simili. Uno degli aspetti migliori di Unbelievable è guardare queste due bravissime attrici, che non sono estranee all’interpretazione di personaggi femminili forti, cooperare per trovare il responsabile dello stupro delle donne. In un certo senso, Unbelievable si percepisce come il True Detective 2 che non abbiamo mai avuto, che abbiamo sempre meritato e che non sapevamo di quanto ne avessimo bisogno fino a quando non è arrivato con un nome diverso nel catalogo di Netflix. Parte di questa sensazione è dovuta alle performance delle attrici, che sono da applauso in tutte le puntate: Merritt Wever e Toni Collette danno vita a donne del tutto autentiche, che trasudano integrità ma hanno anche insicurezze sufficienti da farle sembrare fragili esseri umani e non impeccabili poliziotti. La Dever svolge inoltre un ottimo lavoro nell’interpretare una Marie danneggiata e vulnerabile.

Toni Collette, la “regina dell’horror”

Ma molto, molto merito va anche a coloro che stanno dietro le quinte. Susannah Grant, Lisa Cholodenko e Michael Dinner si occupano della regia e impostano il tono femminista della serie in modo sobrio e semplice. Sebbene ci siano flashback sugli stupri e descrizioni vivide di ciò che è successo a ogni donna, la serie non diventa mai cruda. Mostra alle sue vittime lo stesso rispetto che l’agente Duvall ha per loro. Lo show si sofferma invece sulle minuzie di uno scrupoloso lavoro investigativo come le notti passate a setacciare ore di riprese delle telecamere del traffico, o su dettagli quali lo sfarfallio, dovuto alla paura, negli occhi di Marie. In Unbelievable, non si tratta di trovare il cattivo (la serie si ispira a fatti realmente accaduti e ben noti, riportati da un reportage firmato da T. Christian Miller e Ken Armstrong), ma di dare valore all’ascolto e alla comprensione delle vittime. E non è nemmeno un colpevolizzare la giustizia, quanto un voler esternare che, con l’aiuto di persone giuste, una giovane donna violentata potrebbe trovare un po’ di pace.

Il nuovo show tocca un tema delicato come la violenza sulle donne, raccontando peraltro una storia vera, con intelligenza e il giusto rispetto per le vittime. La serie è a tratti un po’ lenta, ma porta avanti l’indagine prestando attenzione a ogni dettaglio, senza trascurare alcun aspetto. Gli appassionati di crime drama (ma anche tutti gli altri!) non dovrebbero assolutamente perdersi Unbelievable!

La mia sedia a rotelle è come il kart di Super Mario. In qualsiasi cosa devo essere il migliore, altrimenti ci sbatto la testa finché non lo divento. Davanti a un monitor e una tastiera, però, non è mai stato necessario un grande sforzo per mettermi in mostra. Detesto troppe cose, sono pignolo e - con molta poca modestia - mi ritengo il leader perfetto. Dormo poco, scrivo tanto, amo i libri e divoro serie tv. Ebbene sì, sono antipatico e ti è bastata qualche riga per capirlo.

Accessibility Toolbar