The Surge 2 Recensione | Mentre attendo il completamento del download che mi permetterà di valutare il risultato della nuova creatura di Deck13 Interactive, talentuoso team di sviluppo tedesco che negli ultimi anni ha abbandonato le avventure punta e clicca (Ankh, Jack Keane e Black Sails, tanto per citarne qualcuna) ed ha ampliato i propri orizzonti verso generi differenti, il pensiero vola non tanto al primo episodio quanto ad una manciata di anni fa, durante uno dei miei pellegrinaggi al Blockbuster sotto casa in cerca di qualcosa da recuperare tra le offerte: l’occhio mi cadde su un certo Venetica, soprattutto perché mia moglie (allora compagna) aveva appena completato Fable II e cercava un altro action RPG sulla stessa falsariga. Per carità, il primo excursus semi-ruolistico dei ragazzotti teutonici non poteva certo competere con la sontuosa produzione di Peter Molyneux, ma l’incredibile ambiziosità del titolo e gli sprazzi di inventiva che caratterizzavano tanto le ramificazioni della storia quanto la pluralità di approcci in numerose situazioni mi colpirono in maniera positiva, sebbene la moltitudine di problemi tecnici e di pessime scelte di gameplay (nonché la brutta conversione su console) furono abbastanza difficili da digerire. Deck13 ci riprova qualche anno più tardi con Blood Knights e Lords of the Fallen, due reinterpretazioni che partono da basi già note al pubblico (rispettivamente, Diablo e Demon’s/Dark Souls) ma tentano di infondere loro un’impronta personale e distintiva: per quanto i risultati finali non abbiano ripagato i loro sforzi, gli sviluppatori decidono che l’ultimo stile citato è quello dal quale possono ricavare maggiori soddisfazioni, e così tornano alla carica nel 2017 con il primo The Surge che traspone l’esperienza maturata con Lords of the Fallen in un mondo distopico governato da gigantesche corporazioni private, nel quale androidi, robot e nanomacchine hanno poco a poco preso il posto degli esseri umani. Calato nei panni di un modesto lavoratore disabile che ha recuperato l’uso delle gambe grazie ad un esoscheletro industriale, dobbiamo farci largo in mezzo a un inferno di carne e lamiere quando qualcosa va storto e tutti i dispositivi meccanizzati, compresa la maggior parte delle persone che portava indosso un qualche tipo di potenziamento cibernetico, si coalizzano per distruggere qualunque altra creatura senziente. Dopo un’accoglienza piuttosto tiepida, le vendite hanno convinto in ultima istanza l’editore a finanziare un secondo capitolo, e così la formula delle “risorse da smembrare” torna con prepotenza in The Surge 2, dove al giocatore viene sempre richiesto di staccare i pezzi delle armature dei nemici (con arti annessi) per ottenere e migliorare il proprio equipaggiamento, assieme ad una pletora di ritocchi grandi e piccoli implementati per correggere le imperfezioni dell’originale. Resta da valutare se il sequel sia in grado di apportare un’altra ventata di freschezza al genere o si riduca ad un semplice piatto della stessa, benché gradevole, minestra riscaldata.
Gli impianti hanno diversi utilizzi pratici, come la capacità di segnalare la provenienza degli attacchi nemici per effettuare parate direzionali più efficaci.
Il gioco si apre una manciata di settimane dopo gli eventi del predecessore, e ci consente di creare il nostro personalissimo alter ego anziché interpretare il buon vecchio Warren, protagonista di The Surge che torna come personaggio non giocante nel prosieguo: l’editor ci consente di definire il sesso e le fattezze dello sfortunato superstite di un incidente aereo, che si risveglia all’interno di una struttura devastata dalla piaga delle nanomacchine, privo di alcun ricordo. Ben presto, scopriremo che le forze armate hanno posto la città di Jericho sotto quarantena ed evacuato quanti più civili possibili, nella speranza di contenere l’infezione degenerativa che corrompe tanto i cervelli elettronici quanto quelli umani. Lungo il nostro cammino, avremo modo di approfondire i moventi delle diverse fazioni che si annidano nei sobborghi di Jericho, i reali obiettivi del governo e il motivo per cui veniamo perseguitati dalle visioni di una bambina che continua a metterci in guardia da un mortale e, forse, inevitabile destino. Il mondo di The Surge 2 è suddiviso in numerose zone separate da varchi specifici e relativi tempi di caricamento, dunque non si tratta di un open world nel senso più stretto del termine, e presenta una discreta varietà di scenari che spaziano dai tetti di imponenti grattacieli ai vicoli, stradali oppure improvvisati, che si diramano dentro e fuori gli stessi, dai pontili di una baia portuale ai verdi prati ed ai sentieri ramificati di un vasto parco urbano, ciascuno con la propria fauna di vagabondi, operai, poliziotti, accoliti di bizzarri culti fatalisti e grovigli di ferro animati che dovremo imparare a conoscere per poterli affrontare con la giusta prontezza.
The Surge 2: stai attento… ti ucciderà!
Le battute iniziali sono quelle che mi hanno dato da subito un’ottima impressione: storditi, disarmati e praticamente in mutande, ci ritroviamo costretti a respingere gli assalti dei droni della polizia e degli altri ospiti del centro di detenzione nel quale siamo stati confinati, potendo contare soltanto sui nostri riflessi perché ancora privi dell’ausilio del fidato esoscheletro. La sensazione di vulnerabilità è tangibile, e svolge un ottimo compito per ingranare nella testa del giocatore la necessità di procedere con cautela anche quando potrà vantare su un arsenale di tutto rispetto, perché non capiterà di rado che un singolo passo falso infici quella che poteva essere la nostra caccia più fruttuosa di sempre. Non ci metteremo molto ad incontrare la nostra prima Medical Bay, o MedBay, l’equivalente dei falò nell’universo di The Surge, presso la quale potremo aumentare livello e, con esso, attributi e volume del consumo energetico, necessario per sfruttare attrezzatura più numerosa e di migliore qualità, nonché fabbricare e potenziare un gran numero di congegni partendo dalle cianografie recuperate dai corpi degli sfortunati aggressori che incontreranno i nostri utensili da lavoro. La valuta da spendere sono gli scarti tecnologici, lasciati sul campo al termine degli scontri oppure dispersi fra le macerie di Jericho in gruzzoli di tagli diversi: in caso di trapasso prematuro, alla difficoltà di tornare sul luogo del delitto partendo dall’ultima MedBay visitata si aggiunge un impietoso contatore che, una volta esaurito, farà scomparire per sempre il bottino perduto. Di contro, dato che come tradizione vuole tutti i nemici normali torneranno di nuovo in vita, il timer verrà rimpinguato dopo ogni uccisione con un pugno di secondi aggiuntivi e, una volta raggiunto il malloppo, potremo scegliere se recuperarlo subito e curare tutte le ferite, oppure usufruire di una rigenerazione graduale che potrebbe aiutarci non poco qualora il motivo della dipartita fossero uno o più mostri posti a guardia della zona. Si tratta di una meccanica rischio-beneficio molto intrigante, dato che le fiaschette di Estus cibernetiche in dotazione si ricaricano soltanto combattendo e spesso una fonte di guarigione costante, ancorché minima, può tornare davvero utile. I livelli inoltre sono letteralmente costellati da passaggi segreti e scorciatoie, che rendono più agevole l’accesso alle varie MedBay e, di conseguenza, il riscatto degli scarti abbandonati nostro malgrado, caratteristica che aiuta a spezzare l’inquietudine di doversene andare in giro con le tasche piene, scrutando gli anfratti più remoti in compagnia di un atavico timore che anche le ombre possano prendere vita per attaccare, e al contempo incentiva e gratifica l’esplorazione grazie al moltiplicatore che aumenta la valuta guadagnata quanta più ne trasportiamo con noi. Il level design nidificato è uno dei punti di forza dell’avventura, e la quasi totale assenza di minimappe o indicatori ci obbliga ad affinare il senso dell’orientamento per raggiungere gli obiettivi.
Testa e braccia che volano sono all’ordine del giorno in The Surge 2… del resto, non ci sono altri modi quando i proprietari degli ultimi ritrovati tecnologici non se ne vogliono separare!
Le fasi d’azione di The Surge 2 sono veloci e frenetiche, anche più di quanto abbiamo già visto in titoli quali Bloodborne, e gli scontri possono terminare in una manciata di secondi se per qualche motivo non prestiamo attenzione, dato che anche i contendenti meno capaci sono capacissimi di abbatterci con pochi colpi ben assestati. La tempistica utilizzata per inanellare le combinazioni di colpi incide sulla potenza degli stessi, e le parate devono essere allineate alle sciabolate che calano su di noi per deviarli e rispondere con un poderoso contrattacco, lasciandoci tuttavia scoperti per un breve ma doloroso istante: sembra un sistema complicato da padroneggiare, ma non richiede che qualche ora di pratica e, complice anche l’introduzione progressiva di avversari via via più capaci, in men che non si dica saremo in grado di condurre le danze seguendo una cadenza davvero letale. Le armi rispecchiano l’ambientazione industriale e, pur essendo analoghe alle controparti fantasy viste in tanti altri giochi come spadoni, doppie lame e martelli da guerra, il loro aspetto trasuda ignoranza pura: a partire dalla coppia di defibrillatori iniziali che fungono da tirapugni elettrificati, abbiamo un vasto assortimento di travi di metallo, seghe circolari, punteruoli giganti e lanciafiamme tascabili, ma gli strumenti offensivi che mi hanno intrigato di più sono quelli trasformabili, pensati per alternare rapidi fendenti e pesanti bordate con la semplice pressione prolungata del tasto dorsale. L’affinità che matura con l’utilizzo continuativo di un certo tipo di arma, rendendola più efficace con il passare del tempo, è stata completamente rimossa, perciò sentitevi pure liberi di cambiare gli oggetti branditi quando più vi aggrada. Anche il pratico drone volante fa il suo ritorno, e questa volta è molto più aggressivo di un tempo: una volta librato in volo, può sparare proiettili, fasci di laser, granate e scariche elettriche sui bersagli, compensando il nostro limitato arsenale che include soltanto armi da mischia.
Seaside Court è un ex grande magazzino trasformato in rifugio, dove potremo interagire con un gran numero di mercanti e PNG
Il primo episodio contava soltanto cinque boss in tutto, un po’ pochini per il tipo di gioco al quale si ispirava, mentre la seconda parte vanta più del doppio di nemici “speciali”, fra varianti meglio equipaggiate dei normali scagnozzi che girovagano per i livelli e veri e propri avversari unici, in genere di dimensioni ragguardevoli. Il problema, in questo caso, è che i duelli in questione sono assai meno memorabili ed ostentano pattern molto telefonati, tali da rendere il loro superamento una mera questione d’abitudine rispetto al senso di frustrazione che induceva spesso l’originale: a ben vedere, è proprio la difficoltà complessiva ad essere stata ammorbidita grazie al ventaglio di opzioni tattiche disponibili in battaglia ed alla possibilità di accrescere le nostre caratteristiche fisiche come meglio crediamo ad ogni passaggio di livello, laddove invece nel predecessore potevamo ricorrere soltanto ai bonus degli impianti, particolare questo che potrebbe andare di traverso a quanti si aspettavano livelli di masochismo estremi e non negoziabili. Eppure, la maggiore accessibilità è probabilmente la carta che potrebbe rendere The Surge 2 di gran lunga più apprezzabile nell’ottica di ampliare il proprio bacino di utenza, lasciando comunque agli amanti delle sfide senza esclusione di colpi la facoltà di limitare lo sviluppo del proprio personaggio ed affrontare il gioco con una classica “naked run” tanto cara al microcosmo di Miyazaki. Per quanto riguarda le modalità multiplayer, al momento nessuna di esse coinvolge l’interazione diretta con altri giocatori: non ci sono invasioni di campo reciproche o duelli in PVP, ma occasionalmente uno dei nemici che in qualche altro punto del globo ha ucciso un altro sopravvissuto in carne ed ossa si trasforma in “vendicativo”, ottenendo significativi bonus sia all’attacco che alla difesa e regalandoci un bottino più corposo una volta eliminato, un’autentica manna dal cielo soprattutto durante le prime fasi dell’avventura. Le altre due componenti online sono legate ad altrettanti utilizzi non letali del nostro drone, che può rilasciare una copia olografica del nostro personaggio in un punto qualsiasi della mappa, grazie alla quale otterremo un quantitativo di scarti inversamente proporzionale al numero di giocatori che la scoveranno nell’arco di 60 secondi, e disegnare trittici di graffiti che in teoria dovrebbero avvisare altri esploratori che giocano sul medesimo server della presenza di imboscate, tesori o scorciatoie, ma in pratica i simboli implementati sono talmente generici da risultare abbastanza sconclusionati e le zone ricoperte di arabeschi rendono gli scontri difficili da seguire. E’ un peccato che le tre funzionalità non possano essere disattivabili singolarmente, perché l’ultima l’avrei spenta molto volentieri.
Ciascuna tipologia di arma vanta esecuzioni personalizzate, diverse a seconda della parte del corpo che abbiamo deciso di mozzare
Sotto il profilo tecnico, il motore grafico costruito da Deck13 risulta ancora un po’ disomogeneo: su PC non particolarmente carrozzati, l’immagine è soggetta a visibili tearing persino con settaggi nella media, mentre l’abilitazione del Vsync impatta in maniera negativa sulla fluidità del gioco. Inoltre, spesso le texture vengono visualizzate con un ritardo eccessivo a prescindere dalla qualità visiva selezionata. Su console, è possibile scegliere tra un output in 4k o un framerate costante, e quest’ultima opzione garantisce una stabilità maggiore rispetto alla versione per computer, anche se la resa grafica deve scendere a qualche inevitabile compromesso. The Surge 2 è chiaramente pensato per essere giocato con un gamepad, dato che alcune azioni come le parate direzionali sono a tutti gli effetti impraticabili con mouse e tastiera, perciò procuratevene uno a tutti i costi se volete provarlo su PC. Per concludere, una piccola menzione d’onore al New Game Plus, spesso ingiustamente trascurato: in questo caso, gli autori hanno incrementato di altri 10 livelli i potenziamenti di armi e corazze, apportato qualche piccolo aggiustamento qua e là e sparso in giro per Jericho ulteriori dettagli sulla trama che, a dispetto della sua grossolanità, fa sempre piacere conoscere per approfondire il folclore del mondo a metà tra Fallout, Mad Max e Turbo Kid nel quale ci siamo immersi.
C’è poco da aggiungere: il piccolo team di Francoforte (una volta almeno, dato che oggi conta oltre 70 dipendenti) ha fatto tesoro delle critiche mosse verso il primo The Surge ed è subito corso ai ripari, impacchettando un sequel davvero degno di tale nome: anche se qualcuno dei fan più accaniti potrà lamentare un livello di difficoltà più ragionevole, si tratta di un compromesso accettabile se consideriamo la ricchezza di ambientazioni e di trovate ingegnose che trapelano da ogni singolo poligono. Naturalmente, c’è ancora ampio margine per migliorare, incorporando ad esempio una maggiore varietà di avversari negli eventuali capitoli successivi o studiando qualche boss più fantasioso e meno prevedibile ma, anche così com’è, The Surge 2 è riuscito a catturare la mia attenzione senza mollare il colpo fino in fondo, e sono certo che farà altrettanto con qualsiasi estimatore dei soulslike. Chapeau, Deck13!