È notizia di qualche giorno: Shawn Layden non farà più parte della divisione PlayStation. Un annuncio, questo, il quale arriva dopo un anno piuttosto particolare per la compagnia nipponica, sia per quanto riguarda le grandi uscite, sia a livello comunicativo. Ricorderete senz’altro che per la prima volta in assoluto, Sony ha saltato l’appuntamento di Los Angeles (E3) e, come ormai da qualche tempo, anche la Gamescom di Colonia. Ecco perché nel corso dei mesi, la community più viva, quella composta da veri appassionati, si è spesso interrogata riguardo queste “strane mancanze”: alcuni sostenevano che il tutto facesse parte di una strategia ben oculata, altri che stessero risparmiando fondi in vista di un evento enorme completamente dedicato a PlayStation. Forse non traspare molto, ma fidatevi, organizzare quel tipo di comunicazione massiccia che comunemente vedete sul palco di Los Angeles è un’operazione assai dispendiosa, quindi sarebbe perfettamente comprensibile volersi tirare indietro in vista di altri appuntamenti. A dirla tutta, però, ciò che è successo in questi ultimi giorni ci spinge a pensare che le cose siano in realtà andate diversamente, ma ci torniamo più tardi. Adesso ci preme sottolineare quanto la scelta di sparire per un anno intero sia stata in realtà una mossa forse deleteria. Facciamo un salto indietro, ritorniamo alla fiera di Los Angeles, precisamente a giugno, mese in cui Microsoft ha avuto totale carta bianca, ospitando sul palco tutte le principali compagnie, assicurandosi i riflettori sparati in faccia per un intero mese. Nel frattempo, Sony, dalla sua ha avuto quel mattacchione di Hideo Kojima, il quale si è divertito a riunire la fan base PlayStation sul canale Twitch ufficiale, in attesa di un imponente nuovo trailer di Death Stranding. Arrivati a questo punto, ci sentiamo in dovere di dirlo: se non fosse stato per Kojima e la sua nuova proprietà intellettuale, in pochi in questi mesi avrebbero e starebbero parlando di PlayStation, ed è molto strano che sia stata proprio una second party ad aver tenuto acceso l’interesse, non trovate? Inoltre, altra stranezza, perché dar vita ad un media event dedicato a The Last of Us Part II a praticamente un mese di distanza dal rilascio di Death Stranding? Non sarebbe stato meglio aspettare il PlayStation Experience di dicembre? Lo avete capito, oggi parleremo di questo e di molto altro. Seguiteci in questo viaggio colmo sì di speculazioni, ma anche di fatti.
Shawn Layden sul palco, a Los Angeles
Addio Shawn Layden: il futuro di PlayStation
Partiamo dal principio: chi è Shawn Layden? E quale ruolo ricopriva in casa Sony? Detto in parole povere, è stato il CEO di Sony Interactive Entertainment America, vicepresidente esecutivo, COO di Sony Network Entertainment International e presidente di SIE Worldwide Studios. Insomma, una delle menti più influenti dietro le decisioni di PlayStation. Ragion per cui, oggi, siamo qui a parlarne, sostenendo che le ragioni dietro questo abbandono, nonostante Sony sia al momento rimasta a bocca chiusa, siano diverse. Tanto per cominciare, Layden non vedeva di buon occhio i servizi stile Xbox Game Pass e PlayStation Now, in un momento in cui tutti si stanno dando da fare per avere il proprio; persino Ubisoft recentemente ha lanciato il suo Uplay Plus. Ed ecco quindi il primo conflitto interno, due scuole di pensiero completamente opposte. A rafforzare quanto detto possiamo osservare prima di tutto la recente acquisizione di Insomniac Games, la quale, oltre ad essere stata l’ultimo lascito di Layden, testimonia ancora una volta qual era il suo unico grande interesse: ossia creare una cerchia di studi first party inarrivabili per la concorrenza. Inoltre, la freschissima trasformazione di PlayStation Now – che subito dopo il suo abbandono ha reso di colpo più appetibile il servizio, mediante l’inserimento di giochi come Uncharted 4 e God of War e un taglio netto di prezzo (con il mensile a 9,99 e l’annuale a 59,99) – rafforza ulteriormente l’idea che internamente non si era di certo allineati su tutti i fronti. Che Sony si sia stancata di rimanere appoggiata solamente alle sue grandi produzioni first party e voglia inseguire la visione del capo della divisione Xbox? Probabilmente sì, anche perché questo spiegherebbe il licenziamento di Layden e la decisione di spostare il tutto nelle mani di Jim Ryan, da sempre molto favorevole ai servizi, ritenuti il futuro dell’industria.
I pilastri dell’industria riuniti sullo stesso palco.
PlayStation: inseguendo la visione di Spencer
Ryan, però, se da una parte si dice molto favorevole all’implementazione dei servizi, dall’altra è legato ad una visione chiusa della propria console. Dunque, i recenti rumor che urlavano a gran voce “il cross-play è alle porte!“, o anche “si potrà giocare con chiunque!“, potrebbero presto finire nel dimenticatoio (soprattutto per la prossima generazione, dato che PS4 sembrerebbe ormai aver abbracciato completamente il cross-platform). Eppure, dopo aver visto riuniti sul palco dei The Game Awards tutte le principali figure dell’industria (Layden compreso), pensavamo di non dover più dubitare di questo. Cosa accadrà, quindi, a PlayStation 5? Nessuno può dirlo con assoluta certezza, ma anche qui, i recenti rumor non promettono nulla di buono: si crede infatti che solamente pochissimi studi abbiano effettivamente ricevuto i dev kit della nuova console, ragion per cui non sarebbe assolutamente folle pensare che il lancio potrebbe tranquillamente essere più lontano di quel che si crede. Dov’è finita, inoltre, quella comunicazione potente che fino a qualche anno fa faceva tremare l’industria? Ve la ricordate la conferenza di Los Angeles del 2018? Noi si, perfettamente: un evento raffinato con tanto di orchestra sul palco ad accompagnare ogni presentazione, e poi, quella voce, quello slogan, urlato a gran voce: “This is for the player“. Con molte probabilità, prima di poter nuovamente assistere ad eventi simili, Sony dovrà chiarirsi le idee e capire cosa fare in vista del lancio del nuovo hardware. Ecco spiegato perché nell’ultimo anno, i più grandi giochi PlayStation sono rimasti allo scuro, ed ecco perché The Last of Us Part II è riemerso dal nulla.
Come spesso accade, non ci resta che aspettare, ansiosi di conoscere quale sarà il prossimo passo di questa importante azienda, ad oggi leader assoluta in Italia grazie alla potenza del proprio marchio, il quale è ormai rimasto scolpito anche nella memoria di chi effettivamente non è un videogiocatore. Quindi, detto ciò, auguriamo il meglio ai piani alti della compagnia, nella speranza che riescano a mettere da parte le incertezze – semmai ci siano state – per dare spazio ad idee concrete, anche perché la concorrenza è molto agguerrita e potrebbe presto provare ad imporsi come capolista della prossima generazione.