Monkey King Hero is Back Recensione | Tra le storie più raccontate, emulate, manipolate e trasformate della storia, vi è sicuramente Il Viaggio in Occidente. Il romanzo scritto da Wú Chéng’ēn intorno al 1590, è un classico della letteratura cinese e tra i suoi protagonisti vanta la presenza di Sun Wukong, il re delle scimmie. Questa simpatica e affascinante creatura è stata la base per molti altri personaggi, primo fra tutti Son Goku di Dragon Ball. Per riportare in auge la figura originale del romanzo, THQ Nordic, basandosi sull’omonimo lungometraggio animato, si prepara a far uscire il videogioco Monkey King Hero is Back su PS4 e PC il 17 ottobre. Durante la nostra prova in anteprima è stato inevitabile chiederci: riuscirà a entrare nella storia o sarà soltanto un’operazione di marketing?
Monkey King Hero is Back: un’avventura sempre attuale
Monkey King Hero is Back segue le vicende del film, sintetizzando la parte narrativa e dando spazio (più o meno) all’azione. Esattamente come nel lungometraggio, la storia inizia quando il piccolo Liuer, accompagnato dalla sorellina, si ritrova nella caverna dove Sun Wukong/Dasheng è stato imprigionato all’interno di un blocco di ghiaccio dopo aver tentato di conquistare il cielo. Il giovane viene attaccato da alcuni demoni e proprio quando tutto sembra perduto, inavvertitamente libera l’ormai decaduto re delle scimmie. Anche se i suoi poteri magici sono sigillati da una catena divina, il simpatico eroe riesce ad avere la meglio. Ora deve solo liberarsi del sigillo e tornare alla sua vecchia gloria. Purtroppo per lui, l’unico modo è aiutare il prossimo. Per la buffa e scorbutica scimmia, non poteva esserci notizia peggiore.
Come trovarsi dentro al film
La narrazione riprende molto quella cinematografica, ma senza considerare come un videogioco si basi su tempistiche e strutture differenti. La storia, in generale, si sviluppa alternando fasi di azione ed esplorazione, non molto concitate come vedremo in seguito, a fasi di dialogo più lente, in cui dobbiamo semplicemente limitarci a camminare e ascoltare le conversazioni tra i personaggi. Vi sono inoltre filmati animati, realizzati con tecniche variegate, che concludono e aprono nuove sequenze narrative. Il tutto va a creare un mondo con tempistiche molto differenti, forse confusionarie, che coinvolgono poco lo spettatore. Alla fine dei conti, non possiamo che sentirci amareggiati: c’erano tutti i presupposti per rendere epica la storia del gioco, ma purtroppo ci ritroviamo solamente di fronte a dei protagonisti che appaiono troppo grandi per il contesto in cui sono stati inseriti.
I personaggi travolgenti di Monkey King
Il primo tratto che salta immediatamente agli occhi, è la simpatia dei personaggi, enfatizzata anche dalle azioni di combattimento che, a tratti, risultano comiche, rispecchiando la natura cartoon del gioco. La grafica dei protagonisti è molto affascinante, trasmettendo la sensazione di assistere a una proiezione cinematografica, che viene però subito smorzata quando ci si concentra maggiormente sull’ambiente circostante. Tanto i dettagli dei personaggi sono curati, infatti, tanto si ha la sensazione che non sia stata messa la stessa attenzione nella creazione dei dettagli dei livelli. I panorami sono decisamente accattivanti, ma basta avvicinarsi per notare tante piccole imperfezioni che abbassano il valore complessivo.
Il simpatico re scimmia torna a farci divertire
Bisogna comunque ammettere che la forza e la psicologia dei personaggi si percepisce con molta forza durante il gioco. I compagni di viaggio di Dasheng sono sempre pronti ad aiutare con commenti e indicazioni utili, mentre il nostro eroe, anche nel combattimento, riesce a far emergere il suo lato più divertente. Ne è un esempio tangibile l’Uno contro Uno, attivabile nel momento in cui si contrasta un attacco nemico e che crea uno scontro privato, terminando con una sequenza animata comica. Diversi sono poi i personaggi secondari che, oltre a quelli che accompagnano Dasheng, sono pronti a dare supporto. Madama Lepre svolge la funzione di Item Shop, vendendo oggetti di supporto che possono essere acquistati con il giusto numero di ingredienti raccolti all’interno dei livelli. Lord Tudishen, il signore di piccoli spiriti della terra, invece, ci da la possibilità di incrementare le nostre abilità ogni volta che riusciamo a rintracciare uno dei suoi simili nascosti. La simpatia e l’allegria di questi personaggi, però, potrebbe non bastare a risollevare la qualità complessiva del gioco.
Ritorno all’azione, tra pregi e difetti
Dopo aver approfondito i punti di forza e le pecche presenti nella gestione della narrazione, parliamo del cuore di Monkey King Hero is Back: il suo gameplay. Il gioco sfoggia immediatamente una profonda semplicità d’azione, con pochi pulsanti da premere per eseguire un numero limitato di operazioni che però sembrano fornire tutto il divertimento necessario per vivere l’avventura. Oltre ad attacco normale e potente, unito alla possibilità di eseguirli anche da abbassati, possiamo saltare e interagire con il mondo circostante, per aprire porte o raccogliere oggetti, gestendo il tutto con i quattro pulsanti del nostro controller. Inoltre, anche se il nostro eroe è impossibilitato ad usare la magia all’inizio, durante il cammino acquisirà sempre nuovi poteri con i quali rendere più efficaci le diverse azioni. Per utilizzare gli incantesimi, bisogna accedere al menù e selezionarne, così da attivarlo per un breve lasso di tempo, variabile sulla base della potenza e della tipologia.
Tanti scontri ma tutti un po’ lenti
Il sistema degli incantesimi ci è parso troppo artificioso, lento per i moderni standard. Invece di costringerci ad interrompere il gioco per accedere al menù completo delle magie, sarebbe stato molto più comodo poterle equipaggiare per poi attivarle anche nel vivo dell’azione. La modalità presente, invece, rallenta di molto il gioco che già non brillava per velocità. La situazione non migliora durante le fasi di combattimento che appaiono molto rallentate, anche a livello di reazione degli avversari, facendo apparire il tutto molto noioso. Forse già in fase di produzione si erano resi conto di questa sensazione generale, per questo hanno deciso di inserire una piccola componente stealth, dandoci la possibilità di aggirare o colpire i nemici addormentati, senza farci notare. Purtroppo anche questo elemento si è risolto in una completa delusione. L’uccisione di un nemico addormentato, infatti, sveglia automaticamente i suoi compagni e la rigidità di ogni mappa, lunghi corridoi da attraversare che non offrono nascondigli ma solo ripari, rendono questa opzione assolutamente superflua.
Monkey King Hero is Back è un gioco che poteva essere molto di più, visto l’interessante storia e i personaggi accattivanti. La sensazione che si prova mentre si gioca, è che sia stato fatto esclusivamente per mettere a disposizione una versione game del film. Un atteggiamento che poteva essere accettabile negli anni ’90 (neanche troppo!), ma che oggi, con una cultura del gaming così diffusa e radicata, non può più essere accettata. La narrazione sembra povera, interrotta da video e intermezzi forse non del tutto necessari. L’azione di gioco, invece, è estremamente lenta, con reazioni degli avversari poco stimolanti, quasi in ritardo. L’introduzione della modalità stealth non è all’altezza di altri titoli similari e non riesce a interessare durante il gioco, dove i livelli sono lunghi corridoi da esplorare alla ricerca di nemici ed oggetti. Allo stesso tempo, il lavoro realizzato sulla grafica risulta molto apprezzabile, anche se con piccole pecche. La storia di base, quella del simpatico e arrogante re scimmia, determinato a tornare alla potenza di un tempo, è tra le più famose e apprezzate mai scritte, oltre che tra le più emulate e citate, forse meritava qualcosa in più. Nonostante la nostra prima impressione alla Gamescom 2019, solo i personaggi riescono a rendere Monkey King Hero is Back un simpatico gioco da vivere in serate noiose, quando si vuole qualcosa di poco impegnativo per ridere e svagare la mente.