Doraemon Story of Seasons Recensione

Doraemon: Story of Seasons è un interessante esperimento che mixa le avventure del paffuto gatto robotico con le bucoliche lande degli Story of Seasons, autentici eredi della saga di Harvest Moon. I due mondi non hanno effettivamente nulla in comune, e l’idea del titolo è nata dalla mente di un producer Bandai Namco, che è semplicemente fan di entrambi i franchise. Non male avere la possibilità di sviluppare i propri sogni videoludici così, solo perché lo desideriamo.

I giocatori inesperti del genere definiscono gli Story of Seasons titoli “casual” o comunque piuttosto semplici. Sbagliano, e di grosso. La serie richiede una buona dose di perseveranza e intuito, e soprattutto una pazienza infinita: non è affatto per tutti, anzi è apprezzata da una nicchia di fedelissimi. Se però ci si fa prendere dalla magia della fattoria è la fine, e ore e ore di gioco volano via veloci, effetto sostanza stupefacente. Doraemon: Story of Seasons propone tutti gli elementi essenziali della serie, modificando poco, anzi pochissimo, ma aggiungendo follie e avventure della banda di ragazzini che accompagnano il gattone.  La storia di base è semplice: Nobita e amici hanno viaggiato nel tempo e si ritrovano in un mondo sconosciuto, popolato da contadini amichevoli ma anche da divinità e fate. Il loro compito principale è quello di recuperare rapidamente i chiusky di Doraemon necessari per tornare indietro, ma nel frattempo i bambini decidono di dare una mano in città, dedicandosi a varie attività campagnole.

Come in ogni titolo della serie che si rispetti, in Doraemon: Story of Seasons dobbiamo occuparci di coltivare la fattoria, allevare animali, pescare e raccogliere pietre in miniera. Sta a noi scegliere le attività precise con cui sbarcare il lunario, ed è effettivamente complesso riuscire a portarle avanti tutte in contemporanea, complice il sistema della stamina. La nostra vitalità si consuma in fretta, persino di più dei titoli precedenti, ed è necessario tenerla d’occhio e ricaricarla con spuntini e pisolini, di cui Nobita è campione indiscusso. Le prime ore di gioco obbligano il giocatore a superare un lento tutorial, e poi lo catapultano in un sistema in cui riesce a svolgere pochissime attività quotidiane, prima di dover andare a dormire: l’inizio di Doraemon: Story of Seasons è molto duro, e può scoraggiare i più inesperti. Proseguendo con le ore di gioco, le nostre possibilità si ampliano, e aumentano esponenzialmente i modi in cui passare in tempo e le missioni da svolgere, regalandoci una grande soddisfazione.

Non dobbiamo dimenticarci che al di fuori della nostra piccola fattoria c’è un intero mondo: la mappa da esplorare è fin troppo ampia, e sono numerosi i concittadini con i quali interagire. Vagabondare per spiagge e boschetti  è molto piacevole, magari portando con noi retino per insetti e canna da pesca per arricchire la nostra collezione di specie: ci sono tantissimi animaletti da raccogliere, e magari rivendere a caro prezzo. È essenziale anche parlare con gli altri personaggi, poiché il sistema di amicizia è alla base di Doraemon: Story of Seasons. Chiacchierare quotidianamente con tutti e fare loro regali appropriati, consente di stringere rapporti di amicizia, che a loro volta sbloccano cut-scene e vere e proprie missioni, necessarie per proseguire nella storia. Nel titolo però, ahimè, non ci si può sposare, a differenza dei precedenti. Appare abbastanza logico, considerando che Nobita ha 10 anni, ma il fascino delle relazioni amorose mi è un po’ mancato.

Tra le attività da contadino, la partecipazione ai festival, la rete sociale di amicizie e la decorazione della casa, non manca certo il lavoro da fare. Si finisce quasi a dimenticare la missione principale, e quindi a rimandare le attività necessarie per proseguire con la storia. Fortunatamente Doraemon: Story of Seasons ci viene incontro, e certi chiusky tornano in mano nostra in automatico, al raggiungimento di obiettivi vari, come un certo grado di amicizia con l’antipatico sindaco. I gadget di Doraemon sono molto utili, e ci facilitano la vita in diversi modi, come permettendoci il teletrasporto o la cura più rapida della fattoria, tutti upgrade graditissimi. In effetti, il difetto più grande del titolo è proprio l’eccessiva macchinosità degli spostamenti e dei menu, che non sono realizzati alla perfezione. La stamina, ad esempio, non è mostrata su schermo, ed è necessario ogni volta andarla a cercare nella pagina del menu corrispondente, mentre per salvare bisogna raggiungere l’apposita schermata. È tutto lento e abbastanza frustrante, poiché sono difetti che sarebbero stati facilissimi da risolvere.

Imperfezioni a parte, Doraemon: Story of Seasons è molto valido, e incarna perfettamente lo spirito della saga campestre. Il gioco è visivamente splendido,con tutti i fondali disegnati ad acquarello, su cui si muovono personaggi colorati e ben realizzati. Davvero: è una gioia per gli occhi guardarsi attorno, specialmente al cambio delle stagioni, momento in quale tutto si modifica in maniera sorprendente. Le musiche sono ben realizzate, ma tendono a essere estremamente ripetitive, il che è un classico difetto della saga. Ci si fa ben presto l’abitudine comunque, e non dà affatto fastidio. L’aggiunta della storia di Doraemon è un extra che ho gradito, pur non essendo una fan del gatto robotico: gli intermezzi sono divertenti e ben realizzati, e ho più volte ridacchiato delle prodezze di Nobita e compagni. Il problema rimane unicamente la scarsa accessibilità del titolo ai neofiti, che possono trovare le prime ore davvero frustranti, e faticoso adattarsi al punitivo sistema della stamina. Ci vuole pazienza per essere dei bravi contadini…

Doraemon: Story of Seasons è una valida aggiunta alla adorabile saga di avventure campestre, e ci regala decine e decine di ore di attività insieme agli amici di Nobita. Delizioso nella realizzazione e molto longevo, il titolo offre innumerevoli attività, ma appare un po’ difficile da approcciare per i giocatori poco esperti, risultando pesante e macchinoso per le prime ore. E agli esperti della saga dico solo: attenzione, può dare dipendenza.

Mangiatrice compulsiva di sushi e cibarie di ogni genere, ama alla follia tutto quello che è Nintendo, non disdegnando neppure il dorato mondo dei Pokémon. Videogioca sin da quando era bambina, ed ora che è grande forse lo fa addirittura più di prima. Anzi, sicuramente.