Western Stars Recensione

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Pubblicato nel giugno 2019, l’album Western Stars di Bruce Springsteen segna per “The Boss” un ritorno alle origini, con sonorità ispirate al pop degli anni ’60 e ’70, e con forti ispirazioni a quell’America rurale tante volte protagonista anche al cinema. Ed è proprio al cinema che Springsteen si rivolge per ampliare quanto intrapreso con il nuovo album. Alla Festa del Cinema di Roma, il cantautore presenta infatti il documentario Western Stars, realizzato insieme a Thom Zimny, regista, montatore e già autore di diversi documentari dedicati a Springsteen.

Il film documentario è l’occasione per vedere il cantautore, accompagnato da un’intera orchestra, alle prese con l’esecuzione dei tredici brani che compongono l’ultimo album. Anche in questi nuovi pezzi l’artista affronta tematiche ormai familiari all’interno della sua produzione, dall’America degli spazi aperti all’isolamento, dalla vita di provincia a quella in comunità, fino alla speranza per il futuro e la metafora del ritorno a casa.

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Western Stars: un ritorno alle proprie origini

Il film si presenta come un documentario diviso tra la vita dell’artista e la storia dei brani che compongono l’album. Il tutto prende vita a partire da un concerto privato organizzato nel fienile dell’artista, dove l’esecuzione viene ripresa e riprodotta all’interno del film. L’esecuzione delle tracce è così intervallata da un intervista allo stesso Springsteen, il quale racconta e spiega la genesi di ogni brano, e numerosi filmati di repertorio che ripercorrono e ampliano la realizzazione dell’album.

Un film celebrativo dunque, quasi una mossa commerciale, che svela tuttavia il cuore riposto dall’artista nella stesura di questo nuovo importante tassello della sua discografia. Su stessa ammissione dell’autore, il film come l’album segnano un ritorno a temi e sonorità a lui care. Gli stessi brani infatti sono concepiti in modo particolarmente cinematografico, raccontando storie di personaggi in cerca di redenzione o di una strada da seguire, a cui la musica si accosta come un compagno fidato.

Uno struggente viaggio di ritorno a casa, con cui Springsteen dimostra di avere ancora molto da raccontare e tante storie con cui poter intrattenere ed emozionare il suo pubblico.

Western Stars: il debutto cinematografico di Springsteen

Non bisogna inoltre dimenticare che Western Stars segna il debutto da regista di Springsteen, che prende in mano le redini del progetto e lo rende un’opera celebrativa realizzata senza eccedere nell’egocentrismo, nel quale era facile ricadere.

Il cantautore mira invece a riprodurre le sfumature dell’anima americana, costantemente divisa tra il desiderio di mettere radici e spostarsi verso la frontiera alla scoperta dell’ignoto. Di questo raccontano le canzoni dell’album, di chi ha sempre cercato di spingersi oltre, e di questo parla anche il docu-film. Nella scelta dei materiali di repertorio, nell’alternanza delle canzoni e delle sue stesse riflessioni, Springsteen mette in scena un equilibrio ritrovato, grazie al quale può guardare ai successi passati e al futuro ancora da conquistare.

E’ un film che chiede di essere visto e vissuto con animo libero, pronto a viaggiare sulle malinconiche note dei brani proposti. Su tutti si afferma, forse non a caso, proprio il brano che da il titolo all’album e al film. Western Stars racconta infatti di un vecchio e malconcio attore western, senza presente e senza futuro. Eppure il personaggio descritto da Springsteen, probabilmente autobiografico, si dimostra ancora non sconfitto dalla vita, pronto ad infilare i propri stivali per affrontare un nuovo giorno.

Non tutto funziona all’interno del documentario, e tralasciando le tante emozioni regalate, si avverte in determinati momenti un eccessivo dilungarsi su materiali d’archivio che poco aggiungono a quanto si desidera raccontare. Certamente la stessa natura dell’opera è ambigua, prevalentemente divisa tra il film-concerto e il docu-film su una delle carriere musicali più importanti del panorama Statunitense. Oltrepassando questi limiti, ciò che probabilmente è più importante è la sincerità e il cuore infusi da Springsteen, che regala ai suoi fan nuove emozioni e nuove storie in cui credere.

Gianmaria è sempre stato un grande appassionato di cinema e scrittura, tanto da volerne fare la sua professione. Studiando queste materie all'Università decide di fondere le sue passioni nella critica cinematografica e nella scrittura di sceneggiature. Tra i suoi autori preferiti vi sono Spike Jonze, Noah Baumbach e Richard Linklater.

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