Baby, recensione della seconda stagione

Non ci sono cambiamenti sostanziali con la seconda stagione di Baby. Il primo teen-drama tutto italiano prodotto da Netflix non riesce ancora a trovare la sua strada. I sei episodi che compongono il secondo capitolo delle squillo dei Parioli, si trova ad affrontare le conseguenze di alcune scelte, e si barcana fra baci rubati, intrighi  e triangoli amorosi, in una miscela che risulta essere accattivante ma che, alla fine dei giochi, affronta molto sommariamente i problemi dei giovani di oggi. Baby non ha nulla di realistico, è sola una soap-opera scialba e vagamente erotica. Intanto, nonostante le critiche feroci, la serie tornerà il prossimo anno con una terza stagione.

Baby: cosa è successo a Chiara e Ludovica?

Un nuovo anno scolastico si profila all’orizzonte per gli studenti del liceo Collodi. Un nuovo anno significa: compiti a casa ma altri problemi sul fronte personale. Ludovica continua la sua caduta negli abissi della perdizione, vendendo il suo corpo per soldi al miglior offerente. Chiara pare aver chiuso con quella vita fatta di soldi fruscianti e feste patinate, infatti ora fa coppia fissa con Damiano, ma la calma è solo un’apparenza.

Le due baby squillo si troveranno, loro malgrado, a dover far i conti con un passato che non riescono a dimenticare e a tornare a vendere il loro corpo. Ludovica e Chiara vedono quindi la loro vita privata disgregarsi sensibilmente. Nel nuovo ciclo di episodi viene regalato più spazio al personaggio di Brando, il quale diviso in un triangolo amoroso molto complicato, è forse l’unico attore della serie che ha la capacita di affrontare il passaggio verso l’età adulta. Tutto il resto invece è noia.

Una seconda stagione che non supera le aspettative

Baby ha sempre zoppicato, non ha mai spiccato il volo, ha sempre avuto paura di sperimentare e di raccontare la realtà per come dovrebbe essere, e chi ha sperato in una seconda stagione che potesse ampliare lo spettro d’indagine, è rimasto sicuramente deluso. Ancora una volta la serie di Netflix non osa, si ferma nel raccontare una gioventù dissipata senza approfondire i reali problemi che affliggono le nuove generazione.

Resta patinata, resta un romanzetto rosa di scarsa valenza che mostra una sequela di storie e immagine senza nessun senso e senza alcun tipo di spiegazione logica. La storia si attorciglia subito su se stessa, mostrando come i personaggi sono vittime di una sceneggiatura per nulla brillante, incapace di risollevarsi da un pantano di noia e prevedibilità. Il fatto è che Baby resta comunque una serie tv  accattivante, che con tutti i suoi difetti evidenti, riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo.

Troppi colpi di scena per una vicenda a tratti surreale

Sì, Baby è una serie che cattura l’attenzione, nonostante tutto, ma questa particolarità non basta. Resta un prodotto di poco conto, approssimato, che sfugge dalla realtà, raccontando una storia di vita vissuta totalmente e immancabilmente fuori dalla nostra portata. Baby è una serie italiana ma guarda con invidia al mondo anglo-americano, cercando di rincorrere uno stile e un ritmo narrativo così da riproporlo nel Bel Paese in una nuova veste. Ma l’effetto per nulla soddisfacente è palese. E non bastano tutti quei fisici da copertina, quei baci forzati e quelle scene un po’ forti per far brillare una serie tv che fa acqua da tutte le parti. Purtroppo Baby non riuscirà mai ad emergere, resterà una serie surreale che si finge di analizzare i problemi dei teen di oggi.

Non convince per niente la seconda stagione del drama giovanile di Netflix. Come la prima, anche la seconda commette gli stessi errori, elevando al cubo un fenomeno trash che lascia il tempo che trova. Le buone intenzioni sono sfumate ancora una volta.

Carlo è un trent’enne con un cuore che batte per il cinema, le serie TV, i romanzi fantasy e la musica anni ’90. È un Maveliano D.O.C. ed è #TeamCap per scelta. Si è laureato in Giurisprudenza ma non è un avvocato, sogna di vivere a Londra e di intervistare David Tennant.