L’inganno perfetto | Presentato al Festival di Torino il nuovo film del regista newyorkese Bill Condon (La bella e la bestia). Un cast d’eccezione, composto da Ian McKellen ed Helen Mirren, riporta sul grande schermo il romanzo di Nicholas Searle, un whodunit ambientato a Londra in cui l’ormai ex Gandalf veste i panni di un camaleontico truffatore.
I due protagonisti in una scena del film
L’inganno perfetto e la forza dei suoi protagonisti
Dire che Ian McKellen ed Helen Mirren sono attori formidabili è un po’ come scoprire l’acqua calda. Eppure non ci viene maniera più semplice per introdurre un film del genere, che proprio sulla sapienza artistica dei suoi interpreti costruisce buona parte della sua fortuna. Da una parte Helen Mirren, premio Oscar per aver interpretato la Regina Elisabetta in The Queen, che negli ultimi anni ha dimostrato di saper spaziare in lungo ed in largo attraversando i generi (da Fast and Furious – Hobbes & Shaw a Ella & John di Paolo Virzì, con cui L’inganno perfetto ha non poche somiglianze). Dall’altra Ian McKellen, gigante del teatro inglese diventato ancor più imponente dopo la saga di Peter Jackson, anche egli sempre a suo agio con le tante declinazioni del cinema, cinecomic compresi (da X-Men a Wolverine). Nel film i due interpretano degli anziani signori di Londra, entrambi soli ed entrambi iscritti ad un portale per incontri online. Sembra filar tutto liscio, tra i due. Non fosse che lui (Roy Courtnay nella sinossi) è un truffatore di professione e la signora a cui finge di fare delle avances con toni d’altri tempi è in realtà la prossima vittima designata per un altro imminente colpo.
La città di Sherlock Holmes (a cui è dedicata una statua proprio di fronte alla sua abitazione fittizia, a Baker Street), la patria di centinaia di spy stories ed intrighi internazionali, diventa, nel film di Bill Condon, il centro pulsante della narrazione. Quasi una terza protagonista inconsapevole. Allora ecco Trafalgar Square, poi le villette a schiera della verdissima zona 3 e, soprattutto la Tube. È sotto la metropolitana londinese (precisamente a Charing Cross) che si svolge quella che forse è la scena migliore del film, un mix perfetto di ritmo, tempismo recitativo e costruzione dell’intreccio. Di fronte ai binari infatti, il personaggio di McKellen ritrova una figura che precedentemente aveva provato a truffare, ed è proprio in quelle inquadrature che lo spettatore scopre le capacità del protagonista. Se fino a quel momento avevamo sottovalutato il potere e la grinta che potesse avere quel signore forse un po’ anziano, dopo la scena della metropolitana sarà impossibile guardare McKellen con gli ingenui occhi di un tempo…
Ian McKellen in L’inganno perfetto
I due interpreti superano le debolezze del copione
Talmente potente la forza della loro recitazione che la coppia McKellen-Mirren riesce a tenere in secondo piano anche i difetti fisiologici del film. Come spesso capita nei riadattamenti cinematografici da romanzo, anche L’inganno perfetto subisce gli effetti della trasposizione di un’opera originariamente nata per altri formati. Infatti, soprattutto nella parte centrale della storia, la regia di Condon non riesce pienamente a fare i conti con la mancanza di quel ritmo che, solitamente, è alla base dei migliori film thriller. Lacuna che è però ben colmata dall’intesa attoriale tra i due protagonisti che, davanti alla macchina da presa, sfoggiano una recitazione fatta di piccoli gesti, di una micromimica che non diviene mai gesto esasperato (ed esasperante).
Dunque L’inganno perfetto resta una lezione di cinema condotta da due attori di primissimo ordine. Forse le parti action sembrano avvolte da una ruggine che non aiuta a far decollare la sinossi, ma questo è pur sempre un peccato veniale. Sarà banale, ma quei due sono proprio di un altro pianeta!