Quella di THQ Nordic è una saga ormai affermatasi nei cuori dei giocatori che, come tanti altri, temevano per le sue radici quando la compagnia rivelò Genesis a giugno di quest’anno. Sfatiamo subito un mito: no, Darksiders Genesis non è l’ennesimo spin-off di una serie di cui “non sanno più cosa farne”, come molti hanno avuto il coraggio di affermare negli ultimi mesi. Tutt’altro, abbiamo davanti un’opera che riprende tutto dal brand, dal sistema di combattimento ai puzzle, fino ad arrivare addirittura alla narrazione, agli ambienti e anche alla colonna sonora. Immaginate tutto ciò con una visuale dall’altro e in multiplayer. Ecco, questo è il Genesis che ci ha fatti innamorare e, soprattutto, divertire. Nonostante sia il quarto capitolo della serie, Darksiders Genesis si posiziona in prima posizione nella cronologia degli eventi. Sin dall’alba dei tempi, il concilio ha mantenuto l’ordine dell’esistenza, ma per farlo ordina ai Cavalieri di sterminare la razza dei Nephilim, loro simili. Subito dopo questa carneficina ha inizio la storia di Genesis, con Guerra e Conflitto pronti a recarsi alla fortezza di Samael per scoprire i suoi intenti. Tuttavia, i due fratelli incontreranno Vulgrim, che li convincerà a collaborare per portare alla luce dei segreti rimasti nascosti per millenni.
Una narrazione chiara e senza eventi criptici, quindi, comprensibile anche da quelli che non hanno seguito gli eventi dei precedenti capitoli. Questo va dato però per scontato, soprattutto perché quella di Darksiders Genesis è una storia precedente di alcuni anni rispetto tutti gli altri giochi, il ché la rende non solo inedita e fresca, ma anche ideale al rinnovamento della formula generale del gameplay. I dialoghi sono narrati tra un livello e l’altro, ma anche durante l’esplorazione delle mappe in luoghi evidenziati con un alone in cui i protagonisti si fermeranno per discutere sui fatti recenti. Essenziale, certo, ma anche efficace per un multiplayer del genere. Ma è proprio con la genesi degli eventi che veniamo a conoscenza del quarto Cavaliere dell’Apocalisse: Conflitto. Al contrario di Guerra, Morte e Furia, suoi fratelli, lui si rivela essere scherzoso e divertente, fin troppo. Per farvi un esempio, ci ha ricordato tantissimo Cayde-6 di Destiny in fattezze e carattere, cosa che lo definisce molto più rispetto i suoi fratelli e lo rende – purtroppo – un protagonista quasi assoluto nella storia di Genesis, rubando spesso la scena a Guerra. Quest’ultimo, d’altro canto, è il solito soldato cupo e combattivo che abbiamo amato nel primo Darksiders e, di fatti, il suo caratteraccio è rimasto invariato. Il duo è volutamente difficile, il che rende la coppia molto azzeccata: Conflitto e Morte non vanno sempre d’accordo, ma il primo cerca sempre di sdrammatizzare con battute e simpatici commenti, che spesso finisce addirittura col rompere la quarta parete in modo indiretto.
Ma le differenze tra i due non stanno solo nel comportamento bensì anche nel gameplay e nel sistema di combattimento. Conflitto è maggiormente improntato per attacchi a distanza, e ha una barra della salute meno proporzionata rispetto quella di suo fratello; Guerra, invece, può lottare solo corpo a corpo con la sua potente spada, effettuare più combo e vantare anche di una quantità di energia vitale molto superiore a quella del compagno. Tutto ciò si riassume in un gameplay improntato soprattutto sul multiplayer, in cui noi o un nostro amico lotta con la spada, mentre l’altro si tiene a distanza e libera il campo di battaglia dai mostri più minuti o indebolendo i più forti. Le mosse ravvicinate di Conflitto, tuttavia, risultano spesso o poco efficaci o quasi inutili di fronte alla potenza distruttiva, seppur più lenta, di suo fratello: in single player l’unico motivo per cui potremmo essere convinti a usarlo invece di Guerra potrebbero essere le sue pistole, se amate prendere la mira con la levetta analogica o con il mouse. Entrambi i guerrieri avranno a disposizione delle modifiche per le loro armi: Conflitto può modificare la tipologia dei proiettili e assegnare il fuoco ai tasti dorsali del controller mentre Guerra ha a disposizione una serie di poteri elementali che cambiano l’efficacia della sua spada. Premendo il tasto dorsale sinistro, entrambi potranno sfruttare una serie di mosse speciali che gli permetterà di creare ombre che combattono al posto loro o per mettere a segno un attacco devastante. Questo consumerà una barra della Collera, ovvero una barra sottostante a quella della vita che consente di utilizzare queste mosse, ricaricabile con delle unità arancioni droppate dai nemici. Sempre in questo menu a ruota, infine, sarà possibile cambiare personaggio quando si gioca in single player. Il sistema di combattimento, come avrete ormai capito, si avvantaggia di una differenziazione dei due personaggi magistrale ed esemplare. THQ Nordic e Airship Syndicate rivendicano le figure più carismatiche della saga e ci mettono nei loro panni in un titolo che riesce a evidenziarne i valori e a sfruttarli ai fini del divertimento.
Il multiplayer però prende il volo durante le fasi puzzle dei livelli, completabili quasi sempre utilizzando gli strumenti esclusivi dei singoli protagonisti. Mentre Guerra potrà usare un boomerang per raccogliere il fuoco da un falò per incendiare un esplosivo, in perfetto stile The Legend of Zelda, Conflitto avrà a disposizione una bomba a vuoto che può creare dei wormhole in punti specifici e risolvere dei rompicapo. Per completare queste sezioni è sempre necessario utilizzare entrambi i fratelli, cosa che richiederà capacità di uso totale sia di Guerra che di Conflitto e, quindi, non è possibile completare il gioco con un solo personaggio. Inutile dire che sono presenti aree in cui due leve vanno premute contemporaneamente, puzzle basilare dei giochi multiplayer, ma se giocate da soli non resterete di certo bloccati, anzi! Dovrete trovare un modo per proseguire, dato che gli elementi presenti nello scenario permettono sempre di farlo e mai vi troverete bloccati o ancor peggio costretti a riavviare dall’ultimo checkpoint. Questi sono concetti essenziali che evidenziano la cura che THQ e Airship Syndicate hanno riposto in Darksiders Genesis, e che ci hanno fatto più che piacere. Ci chiediamo le motivazioni per cui sia stato deciso di non introdurre un vero e proprio matchmaking online dato che è presente solo la possibilità di giocare da soli e con degli amici. Una castrazione inutile e che, anzi, grava non poco sul multiplayer dato che siamo costretti a passare il controller a una persona in locale o connettersi a qualcun altro che ha già il titolo. C’è da dire che l’introduzione di Steam Remote Play Togheter a ridosso del lancio di Darksiders Genesis argina in parte questo problema, permettendo a un utente di entrare nella partita di un altro anche se non ha il titolo in questione, ma permane la mancanza del matchmaking pubblico.
A lasciarci un po’ a bocca asciutta c’è un level design che, sebbene sia diviso molto bene tra fasi lineari, aperte, con puzzle e di combattimento, risulta essere spesso fin troppo confusionario. Le motivazioni risiedono in livelli spesso eccessivamente estensivi per la tipologia di visuale e le cui mappe non mostrano mai la nostra posizione ma solo una lontana approssimazione. A peggiorare la situazione c’è una scarsa diversità delle varie aree, che appaiono fin molto simili tra di loro. Va detto che c’è stato comunque un occhio di riguardo all’esplorazione di esse: passare da un punto A a uno B non richiede mai troppo tempo e troveremo sempre dei nemici da combattere sulla strada, così non solo da recuperare un po’ di barra della vita e della Collera, ma anche per spezzare la monotonia della cavalcata. Interessante anche come la curiosità di scoprire cosa c’è dietro l’angolo premia sempre il giocatore con monete o punti esperienza bonus. Per questo motivo ogni livello può essere rigiocato in qualunque momento con un nostro amico per esplorare l’intera mappa e magari sbloccare aree segrete. La longevità, sebbene non determinante per il valore effettivo di un titolo, è qualcosa che in Darksiders Genesis è stata chiaramente presa in considerazione, il ché è un bene per il suo fine ludico. Quando sconfiggiamo i nemici, boss o apriamo forzieri nascosti potremmo trovare dei nuclei di colore viola o arancione, in base alla potenza e rarità. Parliamo dei conosciutissimi perk, vantaggi che dovremo letteralmente applicare in un semplice albero delle abilità. Non nascondiamo di essere rimasti sorpresi di fronte a una rielaborazione più complessa di tale dinamica in quanto ogni nucleo avrà dei potenziamenti e una tipologia molto specifica, che può essere di tipo attacco, salute o collera, allo stesso modo degli slot dell’albero delle abilità. A questo punto, il trucco è facile: basta abbinare un nucleo ad uno spazio dello stesso tipo per ottenere un power-up maggiore. Nel caso in cui non ne abbiamo di uguali possiamo comunque posizionarli a nostro piacimento (ovviamente formando sempre un filo conduttore che li unisce) e godere di potenziamenti minori. Ci sentiamo anche in dovere di elogiare una colonna sonora sorprendentemente epica e curata, sempre adatta a ogni situazione e che nelle fasi di combattimento diventa ancora più carica. Stesso omaggio non può essere fatto per il comparto grafico e artistico, che resta in linea con quanto fatto nei precedenti capitoli e, anzi, appare spesso non proprio moderno. Tuttavia, è anche vero che la vivacità dei colori e le proporzioni relativamente superiori delle strutture non riempiono la visuale di oggetti e permettono di capire facilmente dove andare e cosa sta accadendo sullo schermo.
Ormai avrete capito che Darksiders Genesis non è uno spin-off qualunque, anzi, è un prequel diretto che prende tutto ciò che di bello ha una serie amatissima e lo riadatta, senza modificarlo drasticamente. THQ Nordic ed Airship Syndicate hanno fatto un lavoro magistrale nel realizzare un perfetto hack ‘n slash multiplayer che gode di personaggi amatissimi e magistralmente sfruttati per questa diversa tipologia di gameplay. Tuttavia, ci teniamo a concludere questa analisi consigliandovi caldamente di giocarlo assieme un amico, un fratello: ciò che ci fa amare questo titolo è la garanzia del divertimento, essenziale in un opera multiplayer che si rispetti.