Virgin River Recensione | Il panorama televisivo via cavo e in streaming è pieno di show che “coccolano” lo spettatore, quelli che lo avvolgono con una buona dose di romanticismo e intimità, come se fossero pensati per essere visti in una vasca stracolma di bolle o davanti al camino. Anche Netflix ne ha qualcuno, come quello recente tratto dai romanzi di Robyn Carr: Virgin River. Nel caso in cui, come me, leggendo la trama della serie pensaste “uh, sembra intrigante”, è probabile che restiate fregati. È una produzione che si lascia guardare e riesce a intrattenere il pubblico con la sua leggerezza, quindi una volta iniziata potreste anche essere mossi dal desiderio di continuarla per vedere cosa succede, ma non ne parlerete con gli amici e ve ne dimenticherete presto. Vediamo un po’ di cosa si tratta.
La Breckinridge si cala bene nella parte di Mel
Una serie rilassante, ma che ha il sapore di telenovela
Melinda Monroe (Alexandra Breckinridge), un’infermiera professionista di recente dimessasi dal Cedars Sinai di Los Angeles, sta guidando attraverso i boschi della Columbia Britannica per prestare servizio nella piccola e remota città che dà il nome alla serie TV. Quando con la sua BMW finisce fuori strada, viene soccorsa da un signore vecchio e brontolone con un cappello da pesca. Mel gli dice che è stata assunta dalla sindaca locale per lavorare per il dottor Mullins (Tim Matheson), che sta invecchiando e ha bisogno di aiuto. Quindi il pescatore scontroso si presenta: è proprio il suo datore di lavoro e ha “solo 72 anni!”. La nostra protagonista non parte proprio con il piede giusto a Virgin River e la situazione peggiora quando vede il suo alloggio: è a dir poco sgangherato, e trova Hope, l’amministratrice del posto, al suo interno intenta a dare una ripulita. Fortuna che al bar fa la conoscenza di Jack, un ex militare con cui sembra andare subito d’accordo, e di Preacher, che sa cucinare un ottimo piatto a base di lenticchie e zucca.
Da qui iniziano le sue vicissitudini nella cittadina, tutt’altro che rosee soprattutto sul fronte lavorativo. Mullins si rifiuta infatti di farle vedere i pazienti: è il medico di tutti nella località montana, e ha costruito la sua carriera sulla fiducia reciproca. Ma quando una donna incinta entra nello studio con i dolori del travaglio e il dottore non è presente, Mel se ne occupa e la visita scrupolosamente, riuscendo pian piano a conquistare la stima del suo superiore (sebbene sia solo l’inizio). La bellezza del lago e delle montagne circostanti, la gentilezza di Jack (che nasconde alcuni segreti) e la possibilità di ricostruire la propria vita in seguito a un grave problema personale, comunque, trattengono l’infermiera a Virgin River e le permettono di riscoprire il posto.
Il bar di Jack è il posto ideale per farsi un goccio
Uno show come Virgin River è come un bagno caldo: una confortante e piacevole pausa, che tuttavia annoia se eccessivamente prolungata e se abbiate di meglio da fare. Le location sono fantastiche, mostrano la bellezza dei boschi della Columbia Britannica in cui sono girati gli esterni. Le performance sono tutte naturali e discretamente convincenti: veterani del grande ma soprattutto del piccolo schermo come Tim Matheson (Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan) e Annette O’Toole (la Martha di Smallville) sembrano a loro agio nei propri ruoli. C’è poi Martin Henderson (Grey’s Anatomy), soddisfacente nei panni di Jack.
La colonna portante è ovviamente la Breckinridge, che la maggior parte degli appassionati di serie TV potrebbe ricordare in This Is Us. Ha la combinazione di fascino, tenacia e vulnerabilità di cui un ruolo come Mel ha bisogno. Mi è piaciuto vederla esplorare i vicoli di una città in cui tutti si conoscono e avere a che fare con le visioni all’antica del dottor Mullins. Virgin River soffre però di lentezza e lo si nota già dai primi episodi. Proprio come Un medico tra gli orsi (opera trasmessa in Italia dal 1995) e altri show di questo genere, gli eventi nella piccola città non saranno così bucolici e tranquilli come ci si aspetterebbe. Ma non ci saranno neppure drammi o situazioni allarmanti, per il 90% la realizzazione darà quella sensazione di “bagno caldo”. Non che sia una per forza brutta cosa, intendiamoci.
Virgin River è il tipo di serie TV per persone che hanno letto I ponti di Madison County un sacco di volte e pensano che il già citato This Is Us sia eccessivamente drammatico.