Sex Education 2 Recensione

Sex Education 2

Ad un anno esatto dalla fortunatissima prima stagione, esce su Netflix il secondo capitolo della serie dedicata al sesso tra i banchi di scuola. Nelle puntate precedenti Otis, un ragazzo britannico interpretato da Asa Butterfield (noto perlopiù per aver recitato ne Il bambino con il pigiama a righe e nel cult di Scorsese Hugo Cabret) aveva un problema non da poco: non riusciva a masturbarsi. Il fatto di avere una madre sessuologa (l’affascinante Gillian Anderson) di certo non lo aiutava. Da lei però impara la sapiente arte di ascoltare i problemi degli altri e così, per paradosso, Otis diventa popolare a scuola grazie alle sue capacità di sex therapist. Nel secondo capitolo di questa appassionante stagione ritroviamo proprio tutti i ragazzi del Moordale Secondary School, con le rispettive problematiche sotto le lenzuola e gli altrettanto complicati imprevisti della vita fuori da ogni camera da letto.

Sex Education 2

Quando i problemi sessuali sembrano non finire mai…

Ciò che si evince sin dalle prime battute di questa nuova stagione di Sex Education è che i problemi sessuali, malgrado il titolo, sono quasi un corollario nelle esistenze dei protagonisti. Otis, ad esempio, è riuscito finalmente a trovare una fidanzata ma, per avere una relazione sana, dovrà iniziare a fare i conti con i silenzi, con gli equilibri, con le gelosie che riempiono il rapporto di coppia. Il ritorno di Maeve (Emma Mackey), sua ex socia ai tempi della prima stagione, di certo non aiuta. Otis ha da sempre un debole per lei, ma ora tutto si fa più complicato, visto che Ola, la sua ragazza, è sempre pronta ad osservare ogni minimo atteggiamento tra i due. All’appello poi non poteva mancare uno dei personaggi più divertenti della prima stagione, ovvero Eric (un azzeccatissimo Ncuti Gatwa): già l’idea di raccontare l’intimità di un ragazzo di colore e omosessuale è qualcosa che si vede poco dalle nostre parti, ed in un certo senso dovrebbe darci un metro di giudizio chiaro su quanto sia indietro la serialità (e non solo quella) a firma Made in Italy. Perché tutto ciò che da noi sarebbe taboo, in Sex Education diventa esorcizzazione sistematica, risata cinica e dissacratoria. Procede su questi binari anche il nuovo appuntamento televisivo del brand, ed anche stavolta Eric sembra essere il suo personaggio meglio tratteggiato, più simbolico, emblematico dell’intera operazione.

Sex Education 2

…C’è la vita a rincarare la dose!

Come si accennava già prima, il sesso non è però l’unico motivo conflittuale in questa seconda stagione di Sex Education. E c’era da aspettarselo, dopo tutto. Perché se dei nuovi capitoli dovevano esserci, dovevano necessariamente essere lo specchio esistenziale dei teenager moderni, alle prese con le interrogazioni, con le rigidità imposte dagli adulti, con una società ancora inquadrata in classi (nel Regno Unito più che mai). Anche in questa nuova stagione, allora, Sex Education riesce nell’intento di configurarsi come una The End of The F***ing World più pop e meno indie, meno surreale ma altrettanto pregna di british humor. Che Netflix abbia deciso di puntare tutto sul pubblico teen è evidente, ma tra le varie TrediciSkamElite o l’italiana Baby, forse Sex Education rimane il prodotto dalle maggiori ambizioni transgenerazionali. Un format pensato per i ragazzi, ma che forse ha persino più cose da dire ai genitori.

Anche a questo nuovo appuntamento, Sex Education risponde presente e non delude nessuno. La struttura narrativa rimane pressoché intatta ed i nuovi personaggi ben si integrano nel rapporto relazionale con gli altri. Un’altra stagione da divorare, in attesa dell’ennesimo nuovo capitolo, già pianificato per i mesi e gli anni a venire.

Gianluca la passione per il cinema la scopre a 4 anni, quando decide che il suo supereroe nella vita sarà sempre e solo Fantozzi. 
Poi però di quella passione sembra dimenticarla fin quando, un giorno, decide di vedere uno dietro l’altro La Dolce Vita di Fellini, Accattone di Pasolini e La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino. Da quel momento non c’è stato verso di farlo smettere di scrivere e parlare di cinema, in radio e su portali online e cartacei. 
Vive a Roma perché più che una città gli sembra un immenso set su cui sono stati girati chilometri e chilometri di pellicola. 
Odia le stampanti.