Lo scorso 6 febbraio il magazine giapponese Famitsu ha rilasciato trenta pagine per festeggiare il quarto anniversario dei Kojima Productions. All’interno del dossier, cinque pagine sono state destinate a un’intervista a Hideo Kojima e a Yoji Shinkawa, che hanno parlato della loro storia e dello sviluppo di Death Stranding. Kojima, come al suo solito in questi eventi, conferma la cripticità che permea i suoi titoli rispondendo in modo alquanto criptico – e spesso divertente. Uno degli aneddoti più interessanti è quello che vedrebbe l’art director Shinkawa unirsi alla Kojima Productions senza un formale invito del game designer, a confermare lo stretto sodalizio dei due nato con Policenauts, un’avventura grafica dalle tinte horror-cyberpunk, e poi continuato nel corso dei decenni con la saga di Metal Gear Solid.
Nel finale di intervista Famitsu chiede a Hideo Kojima e Yoji Shinkawa quale tipo di progetto sarà il loro prossimo. I due si vedono predisposti a creare un manga assieme. Shinkawa sarebbe entusiasta del progetto per il poter mettere le mani direttamente sulla tavolozza e vedere il progetto “analogico” prendere vita. Ha anche scherzato – con un velo di malinconia che ci ricorda che gli anni passano per tutti – che per lui si è fatto più difficile leggere a causa della vista peggiorata.
Kojima ha inoltre menzionato come in Death Stranding ci siano molte differenti armi ma pochi mecha, così il game designer vuole creare qualcosa dove può dar libero sfogo al talento “mecha-design” di Shinkawa. Kojima ha anche affermato di voler fare un film in collaborazione con il suo artista prediletto: ma si sa, il director della Metal Gear saga è famoso per le sue dichiarazioni ottimistiche.
Per quanto concerne Death Stranding i due artisti non condividono il luogo comune che aggettiva il titolo come “strano” (weird, quasi intraducibile), definendolo come un loro lavoro che non differisce molto da quanto hanno prodotto negli anni passati. Anzi, vorrebbero sviluppare qualcosa molto più weird.
Andando avanti nell’intervista Kojima ha definito che al momento sono in sviluppo più titoli presso i suoi studios, di cui uno più importante degli altri. Ad ogni modo Kojima vorrebbe cimentarsi nello sviluppo di giochi più piccoli – nei contenuti e nel lavoro – come episode-game o titoli sviluppati per il solo mercato digitale.
L’intervista chiude con Kojima che ripete, come spesso ha fatto, quanto i videogame e i film sono cambiati nel corso degli anni e di come molti registi contemporanei siano cresciuti con lo storytelling dei videogiochi e di quanto questo abbia influenzato la loro arte. Oscar Isaac (Poe Dameron nella nuova trilogia di Star Wars) è uno tra questi, che recentemente in visita agli studios di Kojima e si è complimentato per il lavoro svolto affermando il suo amore per il gaming. In conclusione spiega come probabilmente Death Stranding sia il gioco più lodato della sua carriera, ma al pari di Metal Gear Solid, Boktai o P.T. ha ricevuto recensioni contrastanti. Questo spingerebbe il famoso designer a lavorare ancora per poter imparare a migliorarsi.
Personalmente l’ultima affermazione è leggermente faziosa, reduce dei dissapori tra Konami e il game designer, poiché voler paragonare il successo – commerciale e soprattutto culturale – di un Metal Gear Solid con la demo di un progetto naufragato o un titolo GameBoy Advance è alquanto improbabile. Oppure magari ne avrà avuta piena tutta la vita di Snake e soci da prendersi la giusta distanza dalla saga che ha colmato la sua creatività per più di venti anni. Ad ogni modo speriamo di saperne di più in futuro delle intenzioni di Kojima Productions.