Locke & Key Recensione

Locke & Key

Locke & Key Recensione | Molti fumetti hanno raccontato (e racconteranno) quanto è ingombrante e opprimente il peso di avere accesso a poteri eccezionali, analizzando nel dettaglio gli aspetti negativi dell’essere supereroi o dei personaggi dotati di capacità al di là dell’immaginazione. Realizzazioni come The Boys di Garth Ennis (qui trovate la recensione dell’adattamento, rilasciata su Amazon Prime Video) e Umbrella Academy di Gerard Way (giusto per citare due esempi recenti del mondo televisivo) non pongono l’accento tanto sui vantaggi di possedere qualità eccellenti, ma, al contrario, si soffermano su quanto questi possano renderci infelici, o addirittura spietati, imprigionandoci in corpi non voluti, portandoci a gridare a squarciagola la voglia di normalità. Sulla stessa linea si pone la serie di fumetti di Locke & Key, animata dalla scrittura del figlio di Stephen King, Joe Hill e dai disegni di Gabriel Rodriguez. La storia cupa e violenta di della famiglia Locke, che dopo la morte del padre, si trasferisce in una misteriosa casa a Lovecraft, in Massachusetts, dove sono presenti delle chiavi magiche, parla di lutto, di perdite, di complicate accettazioni e di convivenza forzata, oltre che di disumanità e di soprannaturale. Una narrazione però piuttosto complessa, perché strutturata in 6 volumi non cronologici, che continuamente saltano tra presente e passato e che hanno un senso compiuto se letti interamente. Un’impresa ardua da trasporre sul piccolo schermo, che è stata accettata da Netflix con entusiasmo, tramite una serie tv di 10 episodi, curata da Hill stesso, che tradisce purtroppo, molti aspetti dello spirito originario dell’opera. Addentriamoci nei meandri più reconditi dell’inquietante e affascinante Keyhouse, per scoprire questo show in anteprima, disponibile dal 7 febbraio sulla piattaforma streaming.

Locke & Key
Benvenuti a Keyhouse!

Quando l’horror diventa teen

Andiamo con ordine per argomentare al meglio l’intera produzione. Le premesse, come si può evincere dal primo episodio, sono buone: nonostante qualche cambio a livello di scripting (ne parlemo dopo più nel dettaglio), il tutto sembra ricollegarsi direttamente alla controparte cartacea. Questo svanisce purtroppo nei primi minuti, non appena i giovani protagonisti Bode (Jackson Robert Scott), Tyler (Connor Jessup) e Kinsey (Emilia Jones) e la madre Nina (Darby Stanchfield) non mettono piede nell’imponente edificio, teatro delle vicende e triste lascito del defunto Rendell. Si respira un’aria diversa nella magione: la paura, l’angoscia e il dolore delle vignette, lasciano spazio ad un teen fantasy che tenta di riprodurre gli avvenimenti da cui trae ispirazione, ma lo fa con uno spirito diverso e alternativo. È doveroso sottolineare che è stata fatta un’ottima scelta di casting e gli interpreti principali (compreso l’antagonista) se la cavano bene su schermo, donando il giusto spessore ai loro personaggi, anche se un po’ distanti dall’idea originale delle figure fumettistiche. Una lettura così drastica e coraggiosa della storia, che si trasforma per esigenze televisive e contenutistiche, lascia, al primo sguardo, davvero spiazzati, sempre se si ha idea di quello che rappresenta la versione originale, se invece si è completamente scevri dal formato letterario, si vive un’avventura teen piuttosto classica, che funziona, ma che non aggiunge nulla di nuovo alle altre produzioni analoghe. Tutto lascia presagire una volontà di rendere maggiormente fruibile le forti (talune volte) disturbanti immagini del fumetto, che viene reinterpretato totalmente. Crudeltà smussate, rapporti d’amicizia profondi e tanta vita scolastica colorano le puntate che scorrono leggere, senza mai appesantire lo spettatore, che viene toccato da un mondo immaginifico che non esprime mai al meglio il suo potenziale horror e demoniaco.

Locke e Key
Una delle potenti chiavi che imparerete a conoscere all’interno della storia.

Le chiavi magiche

Parliamo ora, più nello specifico, della struttura della narrazione facendo qualche piccolo riferimento con il fumetto originale. Locke & Key in ogni volume si concentra prevalentemente su una delle chiavi magiche simbolo stesso dello racconto cartaceo (e anche della serie). Ciò permette di rendere organica la matassa della storia, anche se discontinua e con ripetuti flashback, come vi abbiamo già detto. Ebbene, lo show, per forza di cose, non riesce a seguire la stessa struttura ed accelera i vari accadimenti, mischiandoli e invertendoli a livello temporale rispetto a quanto visto nella saga cartacea. Ciò consente di tenere alta la tensione e di dare dinamismo alla storia, ma al tempo stesso tradisce un ritmo che, se strutturato come l’originale, avrebbe approfondito maggiormente alcune tematiche che nello show televisivo sono appena accennate o addirittura assenti. Le capacità incredibili degli oggetti sopramenzionati, per fare un esempio, hanno bisogno di avere i propri spazi perché ingombranti e carichi di significato e contenuto che si rischia di perdere andando a sviscerarle con foga e velocità come fatto negli episodi. Il risultato finale è quello di una realizzazione che intrattiene, ma che non riesce andare oltre, fermandosi su una trama semplificata e banalizzata rispetto alla portata drammatica del fumetto. È davvero un peccato che sia andata così, anche se effettivamente, a onor del vero, una trasposizione perfetta sarebbe stata difficile da portare su schermo. In conclusione, il fatto che colpisce maggiormente in maniera negativa non sono tanto le differenze estetiche e narrative, ma il registro stilistico e di genere che muta totalmente da carta a creatura televisiva.

Locke & Key parte dalla serie di fumetti omonima per tentare una trasposizione televisiva efficace: purtroppo, a causa di un cambio repentino di genere, con un passaggio da tematiche oscure e drammatiche ad altre più legate al genere teen, si perde molto del messaggio originario di Hill e Rodriguez. Uno show godibile, composto da attori convincenti e da un casting riuscito, che intrattiene un pubblico orfano della lettura della controparte cartacea, mentre che delude i conoscitori dell’opera originaria. L’impresa era particolarmente complessa, ce ne rendiamo conto, ma siamo anche consapevoli che l’intensità, il dolore e le forti vignette sono distanti parecchio dalle scene riportate in vita da Netflix. 

 

Massimiliano è un amante a tutto tondo dell'intrattenimento, dal cinema e serie tv fino a passare ai videogiochi. Sincero appassionato del mondo Marvel, di Star Wars e della cultura pop, nel tempo libero divora libri e graphic novel di qualsiasi tipo, con la predilezione per Moore e Gaiman. Sogna in futuro di diventare uno scrittore talmente tanto influente, da poter governare la mente dei suoi lettori, e ci sta lavorando con molta costanza!